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Le mie letture – Il mestiere dello scrittore

Da Marcofre

Se uno non è disposto a scrivere da vero artista, e soprattutto se non ne sente la necessità, farebbe meglio a investire altrove le sue energie.

Sono molti i pregi di questo libro di John Gardner. In parte sono i soliti, quelli che si trovano in analoghi libri dedicati alla scrittura. Nessun trucco, strategia o ricetta per scovare l’argomento del secolo, quello che renderà i propri libri dei best-seller.

“Il mestiere dello scrittore” (titolo originale: “On Becoming a Novelist”), illustra alla perfezione la fatica che c’è dietro la semplice pratica della scrittura. Sono oltre 260 pagine divise in quattro capitoli. Il consiglio spiccio è: Compratelo.
Quello articolato parte da una banale considerazione, che Gardner stesso riassume nella frase con cui apro questo post.

Il punto è quello, e il resto sono compromessi. In un periodo come questo, in cui la scrittura e la pubblicazione sono alla portata di chiunque, diventa importante ragionare su come deve essere questa scrittura. È irrilevante che il libro sia stato pubblicato nel 1983, prima del Web e dell’esplosione dei contenuti che cercano visibilità tramite forum, blog o pagine Facebook.

Il nocciolo del problema è appunto, l’arte. Di fronte alla marea montante di libri, pubblicazioni, scrittori, sia il lettore che l’aspirante scrittore devono trovare (o ritrovare?) i fondamentali. E questi sono probabilmente racchiusi in piccoli libri dall’apparenza dimessa, frutto di autori che sono poco conosciuti, o sconosciuti.

Gardner getta la luce non sugli strumenti da usare, o le strategie da adottare per riuscire a scrivere o arrivare alla pubblicazione.
Quello che gli preme dimostrare è che parecchio di quello che rende uno scrittore tale, può essere imparato e assimilato. Questo genera probabilmente più di un interrogativo, o dubbio.

Molti infatti, potrebbero allontanarsi scandalizzati da questa affermazione. Essi individuano proprio in Gardner uno dei colpevoli della deriva della narrativa del Novecento. Questo sminuire la scrittura, rendendola alla portata di tutti. Considerare lo scrittore solo un artigiano che si dedica con maggiore accanimento al proprio lavoro, è per molti pura eresia.

Eppure l’impressione è che ci sia un colossale fraintendimento, in parte dovuto a una scarsa conoscenza del lavoro dello scrittore “dietro le quinte”. Si ritiene insomma che nasca imparato, e dopo la pubblicazione del primo libro il genio dell’autore sia perfetto, non abbia bisogno di migliorare o affinarsi.

Gardner però tralascia questo argomento, preferendo concentrare la propria attenzione su quello che accade prima. Sul modo di pensare la scrittura che si deve avere, ammesso che si voglia davvero scrivere. Si tratta, semplificando parecchio, di tagliare i ponti con tutto quello che si è e si è imparato, per diventare differenti.

In fondo, ci si avvicina alla scrittura con una serie di convinzioni e certezze: a scuola ero bravo in italiano. Gli amici dicono che racconto così bene gli eventi che dovrei scrivere. Mia cugina laureata è certa che so scrivere.
Questo e molto altro, possiamo liquidarlo come “zavorra”. Praticare sport e risiedere in Val di Fassa non ci rende degli alpinisti.

La scrittura impone una serie di esercizi di umiltà: uno tra i tanti è riconoscere di non sapere molto, anche se si hanno tre lauree. Quindi spogliarsi di presunzione, certezze, regole apprese sui banchi di scuola (o Università), e ricominciare da capo. O quasi; per alcuni sembrerà eccessivo. Non lo escludo.

Gardner parla senza illudere, né giri di parole: se decidi di sederti e scrivere (e nessuno te lo chiede):

  • non farti nessuna illusione, di alcun genere;
  • punta all’arte, e basta.

Il merito di questo libro, e di altri del genere, è di aver tolto un certo alone di mistero e predestinazione al mestiere dello scrittore. Se non si conosce la letteratura, si immagina l’autore un essere speciale, un preferito dagli Dei. Gardner smonta questa tesi, e mostra cosa c’è in palio.

Una cosa chiamata “Arte”. E la maggior parte di coloro che si cimentano con la scrittura, non sono interessati a essa. Questa è una buona notizia, significa che la letteratura è salva, e che se hai davvero talento, la concorrenza è poca.

Marietti Editore Premessa di Davide Rondoni. Introduzione di Raymond Carver. Traduzione di Cinzia Tafani.


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