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Le mie letture – Per amore della verità di Torgny Lindgren

Da Marcofre

Anche lei ogni tanto sorrideva, era un sorriso che sembrava voler cancellare tutto quel che avevamo detto fino a quel momento, così da costringerci a ricominciare da capo.

Come spesso accade nei lavori di questo scrittore svedese (Torgny Lindgren), il protagonista è un individuo semplice, banale, che si potrebbe definire questi trasparente. O insignificante?
Anche la trama è scorrevole e piana, mentre la narrazione è affidata al protagonista, che descrive gli eventi in prima persona.

Eppure a un certo punto costui, un tranquillo corniciaio di una piccola cittadina svedese, si troverà ammaccato in un letto d’ospedale, privo della mano destra amputata in maniera magistrale, allo scopo di togliergli una valigetta che teneva ammanettata al polso…
Niente spie o intrighi internazionali, però.

Tutto inizia con un’asta, dove il protagonista incappa in un quadro sconosciuto a tutti, (che si svelerà poi essere un trittico): La Madonna del pugnale, del pittore Nils von Dardel. Riuscirà a impossessarsene al termine di una gara al rialzo con un altro esperto che ha intuito il capolavoro.

Questo innescherà una serie di eventi quali: l’interesse dei giornali, delle televisioni, del fisco (come poteva un corniciaio possedere una tale quantità di denaro?), altri esperti d’arte. Soprattutto, quel quadro rappresenta una finestra sul mondo fasullo e tritacarne della musica; e non solo della musica.

Perché il protagonista abita di fronte all’abitazione della più grande rockstar della Svezia, ne è amico. Una ragazza dal talento straordinario, che la madre vende a un impresario senza scrupoli (il padre esce di scena quasi subito, per ricomparire, e sparire, quando compare il denaro), e che viene modellata (anche chirurgicamente), per darla in pasto al pubblico.

L’interrogativo che aleggia per tutto il romanzo è: che bisogno c’è della verità? Esiste, o è un nome che diamo alle apparenze, alle abitudini che adottiamo? Conviene dirla? Quando il corniciaio spiega al fisco come poteva possedere così tanto denaro, pur lavorando modestamente, non viene creduto. Ma è la verità.

Le straordinarie qualità vocali della ragazza, non sono sufficienti: deve cambiare aspetto fisico, nome. E il pittore di falsi quadri, è un artista che vale quanto Salvador Dalì.
Che cosa resta allora della verità, se la menzogna e il bisogno delle persone per le apparenze più o meno perfette, prevalgono? Se infine, rockstar e corniciaio si decideranno a una mossa che modificherà radicalmente forma, ed essenza della loro vita?

Il romanzo si chiude con una frase incisa dal nonno del protagonista sul legno del cofanetto che per decenni aveva accumulato denaro, usato per acquistare il quadro: Sia lodato il Signore. Forse Lindgren suggerisce che in questa frase risiede la sola verità di cui gli uomini hanno bisogno. La sola capace di far tacere ogni lingua, altrimenti portata naturalmente a mentire, travisare, creare la menzogna.

Oppure è solo un modo per chiudere la storia (i finali dei romanzi sono quasi sempre rispettosi delle convenzioni, e rimandano l’indagine a quello successivo). Lindgren continuerà a scrivere altre storie, spero per molti anni ancora.

Iperborea (disponibile anche in ebook).


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