IL VERROU (CATENACCIO)
A cura di Joan Leo

Le origini del “catenaccio”
Il Sistema è punto di partenza, origine di un modulo che vede la nascita nei primi anni’30 e trova la sua definitiva consacrazione durante i mondiali di calcio in Francia, nel 1938. Come ricorderai nel Sistema i difensori erano tre, i due terzini e lo stopper, con compiti generalmente di marcatura a uomo. Per “blindare” ancor più il reparto difensivo venne inserito un quarto uomo, libero da compiti di marcatura fissa e posizionato preferibilmente alle spalle degli altri tre difensori. Questo stratagemma aveva la funzione di proteggere ancor più la porta, di “chiudere a chiave” la difesa come si fa con un bel catenaccio: da questa immagine deriva il nome con cui venne definito e consegnato alla storia non solo calcistica questo nuovo modulo: catenaccio. I due terzini venivano allargati sulle fasce a controllare le ali avversarie, lo stopper aveva come compito quello di marcare a uomo il centravanti e il quarto uomo quello di battitore libero – da qui il nome – a dare superiorità numerica alla difesa rispetto all’attacco avversario. Oltre ai quattro in difesa a centrocampo si trovavano il mediano rimasto (l’altro era andato a fare il “libero”) e le due mezzeali, mentre l’ala – quasi sempre quella destra – sul finire degli anni’40 venne arretrata ad irrobustire il centrocampo (in inferiorità numerica rispetto al Sistema) cosicché l’attacco rimase con due uomini, il centravanti e l’ala sinistra.
Anche se universalmente quando si parla di Catenaccio si pensa all’Italia, chi inventò questo modulo fu un austriaco, tale Karl Rappan che lo utilizzò nella sua esperienza di allenatore in Svizzera, a partire dalla sua carriera al Servette nel 1932 sino ai trionfi sulla panchina del Grasshopers. Dicevamo però che il mondo si accorse di questo modulo in occasione dei mondiali del 1938, quando la Svizzera guidata da Rappan arrivò ai quarti di finale, dopo aver battuto la Germania nazista, risultato che avrebbe poi eguagliato nel 1954, ancora guidata da Rappan (e dove eliminò anche l’Italia).
Il modulo del catenaccio aveva l’indubbio vantaggio di essere poco dispendioso, votato com’era al puro difensivismo ad oltranza con veloci sortite in avanti non appena se ne aveva la possibilità, dall’altro lato concedeva assai poco allo spettacolo, facendo inorridire i puristi e aprendo la strada ad accesi dibattiti.
In Italia bisogna dire che l’idea piacque assai e se è vero che Pozzo per la sua Nazionale non l’adottò, non mancano esempi importanti di allenatori che già negli anni’40 fecero giocare le proprie squadre con questo modulo. La prima squadra che lo adottò fu la Triestina di Mario Villini che nel campionato 1941/42 in 30 gare subì appena 32 reti piazzandosi ottava. Ancor meglio fece Ottavio Barbieri che nel 1944 vinse il Campionato di guerra con i Vigili del Fuoco di La Spezia applicando appunto i dettami del catenaccio coprendo la difesa con l’arretramento di Persia davanti al portiere. Lo stesso Barbieri parlerà, a proposito del modulo adottato dalla sua squadra, di “Mezzo Sistema” e anche con quel nome quel modulo verrà conosciuto, ma nella sostanza quella squadra giocava secondo i dettami di Rappan, molto coperta dietro a chiudere ogni varco all’avversario.
Da quelle esperienze si partì nel dopo guerra verso nuove sperimentazioni tattiche, passando dal “Vianema” di Gipo Viani sino ai vertici toccati nei primi anni’60 dal Milan di Nereo Rocco e dall’Inter di Helenio Herrera.