Questa è effettivamente l’ultima, triste e malconcia avventura cinematografica di Lucio Fulci. Dietro lo pseudonimo terribile di H. Simon Kittay, il vecchio regista romano concilia le alte vette creative della sua scrittura (il film è tratto da un racconto contenuto nell’interessante raccolta Le lune nere, ormai irreperibile e fuori catalogo) con quelle tra le più basse tra le produzioni Filmirage.
“Melvin Devereux sta rientrando a casa in automobile, quando la sua attenzione viene attratta da un carro funebre, che lo supera e rallenta all’improvviso. Melvin tenta di sorpassarlo più volte, ma l’autista si fa beffe di lui, rallentando e accelerando all’improvviso. Il viaggio di Melvin continua tra strani incontri e presagi”
Fulci è stanco, deluso da un sistema produttivo che non funziona più: tecnicamente il film, nonostante gli sforzi, è imbarazzante e sciatto (la sensazione è che a riprese iniziate sia stato già prevenduto ai distributori esteri, sfruttando ampiamente il nome dell’autore), John Savage come protagonista assoluto non funziona mai, il resto semplicemente “non c’è”.
Peccato. Ingiusto concludere una carriera tanto visionaria e sperimentale con un filmino zero-budget interamente girato in America per dare una confezione decente al prodotto. Irresponsabile coinvolgere un regista tanto amato all’estero (in Italia tutti lo riscopriranno post mortem, ovviamente) in un’operazione tanto scellerata.
Restando alle curiosità, farà piacere a molti appassionati notare come i costumi siano stati curati dall’ex-Emanuelle Nera Laura Gemser e che l’imbolsito Savage, secondo fonti molto indiscrete, si presentasse sul set sempre ben imbevuto di whisky scadente, decisamente letale sotto il sole cocente e l’aria secca di uno stato come la Lousiana…