Magazine Attualità

Le ragioni di Falce e Carrello

Creato il 29 settembre 2011 da Bagaidecomm @BagaideComm
Le ragioni di Falce e CarrelloIl Tribunale di Milano ha condannato la messa al bando del libro “Falce & Carrello”, scritto da B. Caprotti, fondatore e patron della catena di supermercati Esselunga. Nel pamphlet, l’autore denuncia il clima ostruzionistico che in talune Regioni dell’Italia centrale avrebbe subito nel recente passato come imprenditore, di fatto rendendogli impossibile espandere la sua attività.
Secondo i giudici, l’opera è fonte di “concorrenza sleale”, più sleale di quel fitto intreccio di favori e di scambi tra una certa “imprenditoria” (le “Coop rosse”) e una certa classe dirigente locale (sulla quale si basa ampiamente come bacino elettorale anche la riflessa classe dirigente nazionale), denunciato dall'autore.
Al signor Caprotti denunciare alcuni rapporti “privilegiati” tra politica locale e le suddette cooperative non solo non è possibile, ma è pure illecito, danneggiando l’immagine delle stesse, che, dice l'autore, muovono fior fior di quattrini, “controllano” direttamente o indirettamente l’economia delle regioni in cui operano (“tu sì, tu no”), decidono le sorti dell’amministrazione politica piazzando sindaci e assessori compiacenti. Così come è altamente offensivo e soprattutto “antidemocratico” che gran parte della maggioranza di Governo (di schieramento politico opposto) denunci gli stessi fatti da anni ma si ritrovi incapace di riportare la situazione entro i giusti binari. Come descrivere tutto ciò? Sentimento da intoccabili.
Quello stesso sentimento da intoccabili che, secondo Caprotti, permette di tenere sotto scacco parte della vita politica italiana che, per quanto scomoda possa trovare l’intera faccenda, non può uscirne, in quanto può determinare le sorti di quel partito o dell’altro muovendo migliaia di elettori e di contributi alle campagne elettorali. Un clima amichevole tra pochi e ostile a tutti gli altri, che fa di uno dei baluardi della democrazia (della quale son gran venditori politici di “patenti”), la concorrenza (equivalente dell’uguaglianza nel linguaggio mercantile) un optional. Perché alla fine un imprenditore spesso non può iniziare l’attività (per la quale si deve passare dal vincolo amministrativo della licenza) se prima non stringe la mano ai suddetti signori cooperaioli.
Questo, nel loro linguaggio patentorio, si direbbe “fascismo” (termine universale per identificare tutto il marcio del mondo, nel loro vocabolario) se lo fanno gli altri e “socialismo” se lo fanno loro; quindi, lo stesso fatto nella loro concezione è giusto e sbagliato a seconda dell’autore. Io si, tu no.
Ora, solo un giudice poteva stabilire che un libro di siffatto contenuto (“democratico” l’avessero fatto loro, “illecito” se lo fa il signor Caprotti) dovesse essere ritirato dal mercato, praticamente censurato. Non può essere censurato solo perché all’etichetta di democraticità ci si tiene parecchio, ma poi la vita difficile la si rende comunque. Diciamo che se alcuni giudici vogliono liberarsi da una certa connotazione politica, rinnegandola fortemente da taluni attacchi politici e facendo passare gli stessi per paranoie personali di un Presidente del Consiglio, hanno perso un’occasione. Non solo dinanzi alla solita classe politica contestatrice, ma anche agli occhi della società civile.
La Coop sei (un po’ meno) tu.
S. Beccardi

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :