Cari lettori,
per lo speciale “Halloween” di Diario di Pensieri Persi non poteva mancare uno spazio dedicato alla famosissima, affascinante, molte volte vituperata, figura della strega. Chi non ha mai letto o ascoltato una storia di streghe, o visto un film in cui spaventose donne dal naso adunco volano a cavallo di una scopa o lanciano tremendi sortilegi?
Sulle streghe si è scritto e si è parlato tantissimo. Le origini, i poteri, i sabba, le pozioni, i processi dell’Inquisizione, le barbare torture. Le librerie sono piene di volumi di autori famosi che affrontano lo studio della stregoneria e della figura della strega con serietà e accuratezza. Altrettanti, poi, sono gli scrittori che hanno creato storie sulle streghe, partendo da una dettagliata ricostruzione storica e folkloristica, oppure inventando trame complesse da un semplice spunto, o una semplice caratteristica delle celebri fattucchiere; pensiamo, per esempio, ai racconti che hanno come tema il sabba, oppure al cliché delle streghe solo buone o solo cattive. Tutti questi autori hanno contribuito, in misura diversa, insieme ai pregiudizi e alla cultura popolare, a forgiare il ritratto tipico della strega, quello che ormai è entrato nel nostro immaginario collettivo e probabilmente non ne uscirà mai più: una donna brutta, vecchia, con il cappello a punta, l’inseparabile scopa e il gatto nero accanto mentre, china su un pentolone fumante, recita strane formule magiche contro il malcapitato di turno.
In realtà, però, la letteratura non ha fatto altro che assimilare e lavorare su qualcosa che già esisteva: la strega è nata come un simbolo del male, un capro espiatorio per spiegare ciò che razionalmente non si comprendeva, un modo per esorcizzare le paure ed emblema del mondo femminile, pericoloso in quanto “misterioso” e potente (pensiamo al potere di seduzione del corpo femminile) per la maggior parte degli uomini del passato. Dunque la strega è il risultato della fusione di tutti questi elementi e, purtroppo, di una storia vera di violenta persecuzione che la letteratura ha fatto propri e rielaborato in diversi modi. Si può dire, quindi, che la letteratura abbia concentrato nei libri sulle streghe le ossessioni, le paure, i desideri nascosti degli uomini, che si sono trasformati con il passare dei secoli. Per questo oggi che la nostra società ha subito importanti cambiamenti sotto ogni punto di vsta, la figura della strega non poteva rimanere tale e quale ad un secolo fa: alla tipica immagine della megera se ne sono affiancate altre, nuove, diverse, in grado di infrangere tabù e cliché.
Questo speciale si propone di affrontare alcune di queste immagini di streghe, selezionando tra storie vecchie e nuove. Pensate di avere davanti un caleidoscopio in cui si riflette più volte la strega cosi come voi l’avete sempre vista, quella che vi terrorizzava da bambini e di cui oggi ridete. Bene, in quella frammentazione di riflessi c’è non solo una parte della storia della letteratura, ma anche una frazione della storia delle donne, dell’umanità e anche di voi stessi. Siamo ancora cosi sicuri che le streghe non ci facciano più paura?
Le streghe nella letteratura classica I primi nomi di streghe che affiorano tra i ricordi scolastici, a proposito di letteratura classica, sono sicuramente quelli di Circe e Medea. La prima è la celebre maga dell’Odissea che trasforma i compagni di Ulisse in porci. Per liberarli l’eroe di Itaca finge di piegarsi ai voleri di Circe e rimane con lei per un anno intero. Medea, invece, è la regina dei Colchi, la donna che si innamora di Giasone quando questi giunge in Colchide alla ricerca del Vello d’Oro. Medea è emblema della passionalità, della vendetta e della magia naturale. E’ una donna potente perchè “conosce”, “sa”, cioè è depositaria di un antico sapere magico di impronta femminile. QuandoGiasone le preferisce un’altra, Medea non esita ad uccidere la rivale in amore e i suoi stessi figli. La tragedia venne narrata da Euripide e poi anche da Seneca e molti altri. Chi volesse saperne di più su questa emblematica e misteriosa figura e sulla sua fortuna letteraria, potrebbe leggere le opere della scrittrice Christa Wolf Medea e Medea - Voci. Questi ultimi sono due libri molto intensi, scritti in modo scorrevole e molto originali dal punto di vista dei contenuti, in cui l’autrice spiega il suo punto di vista, derivato da anni di studi, sulla tragedia scritta da Euripide e sulla figura di Medea dalle origini ai nostri giorni. La vicenda viene affrontata dalla Wolf con piglio deciso e secondo prospettive innovative.
Parlando di Medea non si può dimenticare che ella era discendente di Circe e sacerdotessa di Ecate. Ecate è una figura importantissima nel mondo delle streghe: è la dea preellenica degli Inferi, raffigurata con tre teste o tre corpi. Medea la invoca durante l’esecuzione della sua vendetta contro Giasone e la sua nuova sposa, poichè la dea è rinomata per la magia nera e la stregoneria. Inoltre Ecate è associata alla Luna e Medea è considerata una sacerdotessa del culto dedicato all’astro. Nel Macbeth di Shakespeare Ecate compare proprio come regina delle streghe. Anche le Erinni, divinità infernali nate dal sangue di Urano, sono delle streghe: nel VII libro dell’Eneide si parla proprio delle loro opere empie e portatrici di morte e odio. Altra interessante figura stregonesca è la Canidia del primo libro delle Satire, la vecchia fattucchiera detestata da Orazio. Le streghe ritornano in molte alte opere di autori importanti come Petronio (Satyricon) e Apuleio (Metamorfosi).
La strega nelle fiabe
Chi non ricorda la strega antropofaga della fiaba di Hansel e Gretel, che vive in una casa di marzapane? Oppure la bellissima strega di Biancaneve che si tramuta in una orrenda vecchia? Meno note, ma ugualmente importanti e paurose sono Morrigan, strega e fata irlandese, oppure la Baba Yaga, strega malvagia della tradizione russa. Si potrebbe andare avanti a lungo citando i nomi delle più famose e spietate megere. Quello che ci interessa capire in questa analisi, però, è il ruolo e la descrizione di queste donne nelle fiabe.
Nei racconti per bambini le fattucchiere hanno sempre il ruolo delle perfide antagoniste, mentre le “maghe buone” di solito sono fate. La distinzione strega/fata nelle fiabe è piuttosto netta. La strega è la creatura dell’oscurità, colei che, attraverso i suoi incantesimi, destabilizza l’equilibrio della storia e quindi, di riflesso, del mondo stesso. Ella è l’ostacolo che i protagonisti devono superare per rendere i loro sogni realtà. E’ emblema del male, quindi associata a ciò che è brutto e sgradevole. Può avere un “famiglio” cioè un animale, spesso un gatto nero, che ne condivide la cattiveria e la spregiudicatezza; questa caratteristica deriva proprio dall’immagine, veicolata dal pregiudizio e dalla caccia alle streghe, dei gatti neri compagni fedeli delle megere. E’ noto che i poveri gatti siano stati molte volte protagonisti di barbari roghi. Ancora oggi persiste la sciocca superstizione dei gatti neri portatori di sfortuna e danno. Le streghe delle fiabe spesso hanno una scopa, che serve loro a solcare i cieli per raggiungere il luogo del sabba. Una curiosità: nella fiaba di Biancaneve la strega, per attuare il sortilegio, regala alla protagonista una mela avvelenata. Se ci pensiamo bene Medea fa più o meno la stessa cosa con la sua rivale in amore: le regala una veste avvelenata che prenderà fuoco non appena la poverina la indosserà. Dunque le streghe sono avvelenatrici e preparare pozioni letali presuppone la conoscenza delle erbe, oltre che degli incantesimi (proprio il tipo di conoscenza che, abbiamo già visto, possiede anche Medea). Nel caso delle fiabe il messaggio è chiaro: mai accettare regali dagli sconosciuti!
La strega tra Inquisizione e immaginazione Non può mancare un breve accenno a tre opere che rappresentano i punti cardine su cui si è costruita l’immagine della strega. Il primo è il Malleus Maleficarum, considerato l’opera suprema sulle streghe e la stregoneria. Venne pubblicato nel 1486 e scritto da due domenicani Johann Sprenger e Heinrich (Institoris) Kramer, su richiesta di papa Innocenzo VIII. L’opera descrive le caratterstiche delle streghe, le loro oratiche occulte, il loro rapprto con il diavolo e propone la tortura e il rogo come mezzi per “estirpare” la stregoneria. Di sicuro l’opera diede grande impulso alla folle caccia alle streghe. Non è un libro di facile lettura e di solito lo si affronta per motivi di studio, ma esistono ottime opere di commento, come, per esempio, Il marchio della strega. Malleus Maleficarum, il manuale dell'inquisizione sulla caccia alle streghe e le sue applicazioni di Ermanno Gallo. Il libro è stato concepito proprio per chi vuole saperne di più sul Malleus e sulla caccia alle Streghe. E’ ben documentato e curato nei minimi dettagli.
La seconda opera in questione è La strega di Jules Michelet. Questo è un libro imperdibile per gli studiosi e gli appassionati di streghe. E’ un duro atto d’accusa contro l’Inquisizione e nello stesso tempo un vero e proprio romanzo sulla triste sorte di tante donne. Michelet lo scrisse basandosi su atti giudiziari e cronache. La sua è una sfaccettata ricostruzione della figura della strega come donna che si ribella alle convenzion sociali e al mondo dominato dagli uomini. Michelet scrisse, in uno dei passi più originali dell’opera: “Ben diverso è Satana quando esce dal seno ardente della Strega, vivo, armato, fatto e finito. Per quanta paura se ne abbia, si deve ammettere che senza di lui si morirebbe di noia”.
L’ultima opera di questo “triangolo stregonesco” è Aradia. Il Vangelo delle Streghe di Charles L. Leland. Questo piccolo volumetto è un saggio accurato sul culto di Diana e di sua figlia Aradia. Venne scritto nel 1899 e divenne subito un piccolo cult letterario. E’ ben noto anche oggi, sula scia agli appassinati di magia e ai seguaci di culti come quello della Wicca. L’autore raccolse un gran numero di invocazioni, testimonianze sulla cultura delle streghe, leggende, credenze popolari popolari sull’antica religione delle donne e le fece rivivere in questo libro originale e per nulla noioso. E’ con libri come questo che iniziò a mutare l’immagine della Strega e il suo ruolo nella letteratura e nell’immagiario collettivo.
La strega nei romanzi Sono moltissimi i romanzi che hanno per protagonista, o solo come personaggio secondario, la strega. Alcune di queste storie sono di notevole qualità, con un messaggio profondo e stile di alto livello. Prendiamo, per esempio, il Ciclo di Avalon di Marion Zimmer Bradley; questi romanzi narrano, in una cornice fantasy, il tema della guerra tra Celti e Romani che ha portato alle ben note vicende arturiane. Le protagoniste del Ciclo di Avalon sono sacerdotesse dedite al culto della Dea Madre e dotate di poteri magici. Sono una sorta di streghe ante litteram. Il ruolo di vera e propria incantatrice è affidato a Morgana, nel romanzo nipote di Merlino. Ella è una donna passionale, capace di grandi sacrifici, potente perché conosce la magia ed è consapevole del suo ruolo. Marion Zimmer Bradley ha scritto una saga strepitosa (alcuni romanzi sono stati scritti in collaborazione con Diana L. Paxson). Sarebbe un peccato perderla, non solo per il ritmo sostenuto della storia, ma per la passione che l’autrice ha messo nella scrittura, per le trame avvincenti, lo stile fresco e diretto e l’accuratissima ricostruzione storica.
Un altro romanzo molto interessante, impossibile da non citare, è Le Streghe di Eastwick di John Updike. Un capolavoro da cui è stato tratto il famosissimo film omonimo (1987) con Jack Nicholson, Cher, Susan Sarandon e Michelle Pfeiffer. Alla pellicola manca, però, l’irriverenza del libro. Nel film le tre protagoniste sono, tutto sommato, abbastanza buone. E’ il protagonista maschile, Daryl Van Horne, ad essere il vero cattivo della storia. Nel libro, invece, ci sono situazioni piuttosto crude, le streghe usano i loro poteri contro gli altri e non ne hanno sensi di colpa: nessuno dei protagonisti è tanto simpatico, innocente e accomodante come, invece, si vede nel film. La scrittura di Updike può essere definita “effervescente” e privilegia i temi del sesso, della descrizione della provincia americana e dell’imprevedibilità femminile.
Il terzo romanzo di cui vorrei parlarvi è un po’ meno famoso, ma altrettanto originale ed interessante: Il Giardino delle Magie di Alice Hoffman. Da questo libro è stato tratto il film Amori e Incantesimi (1998) con Sandra Bullock e Nicole Kidman. Al centro della storia ci sono le donne della famiglia Owens, generazioni di streghe le cui ultime discendenti, Sally e Gillian, vorrebbero vivere esistenze “normali”. Gli eventi, però, mettono in discussione i loro propositi e le costringono a fare i conti con la loro identità “stregata”. Il romanzo è ironico, un piccolo gioiellino che si lascia leggere facilmente e in cui la figura della strega emerge in tutta la sua potenza magica. E’ un’opera molto poetica, a tratti tenera, in cui i personaggi sono ben caratterizzati, realistici nonostante il contesto surreale della storia. L’ultimo romanzo di cui vi voglio parlare è, a mio giudizio, il più bello, intenso e profondo tra tutti quelli analizzati fino ad ora: La Chimera di Sebastiano Vassalli. E’ la storia dura e crudele di Antonia, accusata di stregoneria e per questo torturata e bruciata viva dall’Inquisizione. La vicenda è ambientata nel Seicento in un piccolo borgo novarese di nome Zardino. Antonia è la vittima della cattiveria, dell’odio, della superstizione e dell’invidia della gente. L’unico momento di vera pietà è quello in cui il boia, prima dell’esecuzione, avvelena la protagonista, per evitarle di morire tra indicibili sofferenze. Il romanzo ha vinto il Premio Strega (tanto per rimanere in tema) ed è stato finalista al Premio Campiello. Vassalli ha scritto un romanzo storico di rara bellezza. Le ricerche dettagliate che l’autore ha effettuato sull’ambientazione, sull’Inquisizione, sulla vita nel Seicento, restituiscono un ritratto vivido della tragedia della caccia alle streghe. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un libro in cui la scrittura è diretta, a volte cruda, ma mai ridondante o affettata. La trama, che rimanda ad alcuni temi ancora attualissimi come l’invidia, la violenza, la superstizione, si snoda e arde vivida pagina dopo pagina, come il rogo che inghiotte per sempre la bella e sfortunata Antonia.
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