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Le strutture cattoliche assistono i malati terminali in Giappone

Creato il 12 novembre 2010 da Nippolandia
Cattolicesimo

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In Giappone c’è una rete di hospice cattolici (sono 195 in tutto, con 3.839 posti letto) per aiutare e sostenere i malati terminali. Tra questi c’è il Garashi Hospital, nell’arcidiocesi di Osaka, che quest’anno ha “festeggiato” i 5 anni di attività. Le strutture sono state ideate per continuare “la missione pastorale soprattutto per quelle persone che si stanno accostando alla morte”. Durante i festeggiamenti per l’anniversario del centro, Padre Nobuyoshi Matsumoto, che guida l’ospedale, ha spiegato lo scopo della struttura: “Perché gli hospice in Giappone sono così pochi? Non certo perché siano inutili, ma perché è ancora forte una certa cultura della morte che va sradicata. Il primo scopo di un ospedale comune è quello di curare i pazienti: ma se una persona è malata di cancro, a un certo punto le terapie divengono inutili. In quel caso, l’ospedale comune non può fare altro che allontanare la persona: ma questa, spesso, finisce per morire in condizioni molto dure. L’hospice esiste proprio per colmare questa situazione. La parola stessa, che unisce i termini inglesi per albergo e ospite, dimostra il suo scopo: accogliere con calore, con un abbraccio il malato terminale. In un certo senso, l’hospice è un albergo con dottori, infermiere, farmacisti, nutrizionisti e fisioterapisti: un posto dove trascorrere gli ultimi giorni con la migliore situazione sanitaria possibile, nella pace della propria famiglia. Il Garashia ha una media di occupazione dei propri posti letto pari al 90%. Servono altri posti così, anche perché fino a che è possibile si cerca di aiutare il paziente a mantenere la propria normalità: li accompagniamo nella loro casa, al cinema, a mangiare fuori e persino nelle case del tè. Li spingiamo a continuare a curare i loro animali domestici e a compiere quelle attività che facevano parte della vita di tutti i giorni. La caratteristica più importante dell’hospice è curare il cuore e lo spirito. È la pastorale per chi se ne sta andando, la cosa per noi più importante. Non ci scordiamo neanche di coloro che hanno avuto una perdita: una volta al mese si svolge lo Yurinokai, un incontro per i familiari che hanno subito un lutto. Da noi sono sempre i benvenuti”. (Fonte: Asianews.it)


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