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Le vie del guano sono infinite

Da Paperoga

Le vie del guano sono infinite

Come già messo agli atti in diversi post addietro, io non amo proprio tutti tutti gli animali che l’evoluzione delle specie ci ha cortesemente messo davanti. Le vespe ti inseguono e pungono, i serpenti d’acqua mordono, gli acari delle foreste appenniniche ti procurano la trombiculosi da farti scartavetrare la pelle, e solo per citare quelle con cui sono stato a contatto negli ultimi mesi.

Ma se vogliamo possiamo aggiungere anche i miei nemici mortali, tipo le anaconde venezuelane, capaci di spezzarti ogni osso e ingoiarti intero salvo digerirti con calma dopo, o i puma di montagna, principali cause dei miei frequenti decessi a Red dead redemption. Ci metto anche lo squalo bianco, terrore dei miei bagni notturni o delle mie nuotate a largo (ma in mezzo al mare mi verrebbe un infarto anche a vedermi guizzare davanti un tonno), e anche i cani randagi che prendono possesso delle assolate marine estive durante gli inverni salentini.

Tutti questi animali hanno in comune, almeno per me, una certa pericolosità mortale, e questo basta a giustificare il mio odio nei loro confronti. Ci sono però altri animali che pericolosi non sono, o certo paura non me ne fanno manco per niente. Eppure vorrei sterminarli seduta stante, con uno schiocco di dita. O un ardere di piume.

L’altro giorno vado a prendere la macchina dal posto-auto dietro casa dopo un paio di settimane. L’immagine che mi balena davanti è da guerriglia urbana. La mia macchina è irriconoscibile. Come se un branco di writers ciechi e privi di gusto ci avesse verniciato sopra. O come se qualche netturbino in rivolta ci avesse spiattellato sopra dei sacchi di immondizia. Il parabrezza, poi, un paesaggio post-industriale colorato a tempera. Ma nessun writer, nessun netturbino, nessun vandalo di turno. La mia macchina era solo e chiaramente ricoperta da ettogrammi di guano di piccione.

Ora, è un rischio da calcolare che la vostra macchina, parcheggiata sotto una grondaia o sotto un palo o sotto qualsiasi cosa tendano a posarsi quei lerci volatili, possa essere scambiata da loro per un cesso chimico. Ma se sopra la vostra macchina non c’è nulla a distanza di 5 metri, posso capire una, due, tre, cinque merde di piccione viaggiatore isolate, ma non posso concepire la genesi di quella smitragliata di guano che ha reso rottamabile la mia auto. In altre parole, dannazione, come possono tanti piccioni cacare su una macchina se non possono poggiarsi su nulla che sia almeno lievemente sovra-posizionato per fare centro?

Prima ipotesi: le correnti ascensionali.

Il tetto del condominio di marapane dista 5 metri dal muso della mia macchina. Potrebbero le correnti ventose a venti metri d’altezza provocare questo spostamento laterale di sterco? L’unico modo che avrei di scoprirlo sarebbe quello di salire sul tetto, scalarmi le mutande, mettermi alla turca e culo al vento e provare. Ma non sarebbe carino. Quindi dire che è una ipotesi da escludere a priori, non essendo il mio tetto in cima al monte e non essendo Parmaperopoli praticamente mai sfiorata da brezza alcuna.

Seconda ipotesi: in viaggio verso il sud.

Mettiamo che uno stormo di piccioni sia in volo dalla Scandinavia al Serengeti per trascorrere l’inverno nei paesi caldi. Siccome sappiamo tutti che la pianura padana si trova esattamente a metà tra il circolo polare artico e l’equatore, lo stormo di piccioni decide di fare una piccola pausa proprio passato il 45 parallelo. E così, mentre passa sopra il condominio di marzapane, il piccioname rallenta, frena, poi si ferma di colpo in surplace. Immaginate uno stormo di piccioni fermo sopra la mia macchina, a sfidare le leggi del volo, giusto il tempo di una spruzzata di arte naif e via, verso i tropici, liberato dai carichi sospesi.

Terza ipotesi: il peggior nemico dell’uomo.

Peggior nemico dell’uomo non è nè lo squalo bianco nè l’anaconda, nè tanto meno il piccione. E’ il vicino di casa. E allora perchè non credere alla mano umana, nel cercare la spiegazione di tutta quella scacazza irragionevolmente sparsa su tutta la carrozzeria? Me li immagino, pieni di bile silenziosa, per mesi a raccogliere il guano dalle grondaie, e a tenerlo fresco in frigorifero dentro ad un barattolone sammontana predisposto per l’uso. Poi, una notte, come cospiratori infidi, quatti quatti e in fila per due vanno a prendere a secchiate la mia punto. E tutto questo magari perchè ho strisciato le gomme della bici sui preziosi muri di marzapane della cantina.

Quarta ipotesi: magari non è guano.

Forse è crema, forse quindici persone sono inciampate ed hanno stampagnato il loro cono gelato sui vetri della macchina. O forse è calcina, caduta dalla cazzuola di un carpentiere distratto. O è vomito umano degli avventori disgustati dalle pietanze del ristorante di fronte. Potrei verificare di persona, assaggiare con un cucchiaino, e scoprire tutta la bontà di quella crema delizia. E chiedere scusa a quei cortesi uccelli che nulla c’entravano.

Più semplicemente, forse, ci sono cose che sfuggono alla nostra comprensione. Noi dobbiamo accettare il mistero, ed il guano in esso compreso, e limitarci ad andare a spendere 8 euro di autolavaggio per impedire il sequestro sanitario del bene. Ed accettare fino in fondo un altro mistero: il perchè, mezz’ora dopo che hai lavato la macchina dopo mesi, fatalmente comincia a piovere a dirotto.



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