Con il lockout della Nba, i giocatori hanno tanto tempo libero e lo trascorrono tra divertimenti, come partite di beneficienza e apparizioni per gli sponsor in firo per il mondo, riunioni del sindacato e interessi economici personali. LeBron James, forse l’icona della pallacanestro mondiale degli anni 2000, si è visto anche in Inghilterra. James è infatti socio di minoranza del Liverpool ed era in tribuna ad Anfield Road a seguire i Reds nel sentito match col Manchester United. Il personaggio LeBron James ha attirato la curiosità anche dei tabloid britannici e infatti la stella dei Miami Heat si è confessato in una lunga intervista con Donald McRae del The Guardian. Di seguito vi proponiamo un breve estratto della lunga intervista, che potete trovare in versione originale cliccando qui.
L’intervista si concentra molto su Londra, sull’Inghilterra, sul Liverpool. Andiamo direttamente alle cose di casa nostra, ovvero l’Nba, i Miami Heat, The Decision e Team Usa.
Dopo la sconfitta in finale Nba contro Dallas, quanto ci hai messo a riprenderti?
“Il dolore è rimasto con me un paio di mesi. E ‘stato sicuramente straziante per me, per la mia squadra, per la franchigia e per la città. Devi solo riuscire a fare tesoro di questi momenti per far sì che non ricapitino. Sono certo che se si avrà un’altra opportunità, la sfrutteremo meglio dopo questa delusione. Io credo veramente che questa sconfitta abbia fatto di me un giocatore migliore. E una persona migliore“.
Quando hai incontrato Pat Riley, prima di decidere di andare a Miami, e lui ti ha mostrato gli anelli di campione che aveva vinto, è stato un momento chiave?
“Sicuramente. E’ stato un grande momento. Conosco la storia del gioco quindi sapevo quanti anelli ha vinto come allenatore e quando era un giocatore a Kentucky. Ma ciò che mi ha fatto davvero scegliere i Miami è stato il fatto che nell’organizzazione si parla molto di famiglia. Si prendono cura dei loro ragazzi, non è solo questione di vincere delle partite di pallacanestro“.
The Decision: ti sei sorpreso per la reazione generata?
“Uhm, sì, ma posso capirlo. Sono rimasto sorpreso perchè pensavo di fare una cosa che credevo stesse per rendermi felice. Ma guardandomi indietro capisco perché molte persone sono rimaste male. Sicuramente non era mia intenzione sconvolgere la gente“.
Cosa cambieresti se dovessi farlo di nuovo?
“Beh, non posso dire che vorrei cambiare qualcosa. Però avrei gestito la cosa in maniera migliore, per quanto la tv possa permettermelo, e ricostruire l’intero annuncio. Quindi ci sono sicuramente delle cose che cambierei perché un sacco di persone sono rimaste ferite, e mi scuso sinceramente con loro. Allo stesso tempo però credo che non si dovrebbe mai aver paura di fare ciò di cui si è convinti“.
Si è sentito attaccato dal modo in cui Dan Gilbert, proprietario di maggioranza di Cleveland, ha risposto?
“Non ho bisogno di rispondergli per rivendicare la mia decisione. Credo che Dan Gilbert avesse molta rabbia dentro. Non me la sono presa. E’ stato detto molto su di me e sulla mia decisione, io cerco solo di andare avanti e raggiungere i miei obiettivi“.
E’ impossibile rivederti un giorno con la maglia dei Cavs?
“Non è impossibile. Amo ancora la città. Ho così tanti ricordi di tutti quei tifosi. Quindi non è impossibile”.
Grandi giocatori come Jordan, Bird e Magic, sulla tua scelta, hanno detto che non avrebbero giocato insieme ai loro rivali. Cosa pensi?
“Magic giocava con Kareem, Worthy e McAdoo. Jordan ha vinto quando sono arrivati Pippen e Grant, e poi Rodman. Bird aveva McHale, Parish, Ainge e anche Walton. Conosco la storia del gioco. Ma non c’è mai stato un grande giocatore che abbia vinto da solo. Oscar Robertson ha dominato ad alto livello ed è andato in tripla doppia di media stagione dopo stagione. Ma fu solo con Kareem che è stato in grado di vincere un campionato. Stessa cosa vale con Jerry West: è andato in finale nove volte e perso le prime otto volte. Ha conquistato l’anello solo nella nona occasione“.
Ha vinto l’oro olimpico a Pechino 2008. Con il lockout, hai già iniziato a pensare a Londra?
“Sarei felice di rappresentare il mio paese. L’ho fatto nelle ultime due Olimpiadi ed è stato incredibile giocare con la maglia della nazionale. Crescendo, mai avrei pensato di giocare per il mio paese, o alle Olimpiadi. Mi ricordo del Dream Team a Barcellona 1992 e le cose che hanno fatto. Mi hanno ispirato. Quindi sono convinto che a Londra sarà divertente perché è il 20esimo anniversario del Dream Team originale“.