Magazine Media e Comunicazione

Legge bavaglio? No grazie!

Creato il 19 giugno 2010 da Daniele7
Legge bavaglio? No grazie!

Daniele Urciuolo - No bavaglio

Riporto alcuni significativi passi dell’articolo di Roberto Saviano, scritto per “la Repubblica”, dal titolo: “Legge bavaglio: ecco perché bisogna fermarla”.

“La Legge bavaglio non è una legge che difende la privacy del cittadino, al contrario, è una legge che difende la privacy del potere. Non intesa come privacy degli uomini di potere, ma dei loro affari, anzi malaffari. Quando si discute di intercettazioni bisogna sempre affidarsi ad una premessa naturale quanto necessaria. La privacy è sacra, è uno dei pilastri del diritto e della con vivenza civile.
Ma qui non siamo di fronte a una legge che difende la riservatezza delle persone, i loro dialoghi, il loro intimo comunicare. Questa legge risponde al meccanismo mediatico che conosce come funziona l’informazione e soprattutto l’informazione in Italia. Pubblicare le intercettazioni soltanto quando c’è il rinvio a giudizio genera un enorme vuoto che riguarda pro­prio quel segmento di informazioni che non può essere reso di dominio pubblico. Questo sembra essere il vero obiettivo: impedire alla stampa, nell’immediato, di usare quei dati che poi, a distanza di tempo, non avrebbe più senso pubblicare. In questo modo le informazioni veicolate rimarranno sempre monche, smozzicate, incomprensibili. L’obiettivo è impedire il racconto di ciò che accade, mascherando questo con l’interesse di tutelare la privacy dei cittadini.

Chiunque ha una esperienza anche minima nei meccanismi di inter­cettazione nel mondo della criminalità organizzata sa che vengono regis­trati centinaia di dettagli, storie di tradimenti, inutili al fine dell’inchiesta e nulle per la pubblicazione. Il terrore che ha il potere politico e imprendi­toriale è quello di vedere pubblicati invece elementi che in poche battute permettono di dimostrare come si costruisce il meccanismo del potere. Non solo come si configura un reato. Migliaia di persone sono indignate e impeg­nate a mostrare il loro dissenso, la volontà e la speranza di poter impedire che questa legge mutili per sempre il rapporto che c’è tra i giornali e i suoi lettori: la voglia di capire, conoscere, farsi un’opinione. Non vogliamo essere privati di ciò. Mandare messaggi ai giornali, mostrarsi imbavagliati, non sono gesti facili, scontati. Non sono gesti che permettono di sentirsi impegnati. Sono la premessa dell’impegno. L’intento d’azione è spesso l’azione stessa. Il dichiararsi non solo contrari in nome della possibilità di critica ma preoccupati che quello che sta accadendo distrugga uno stru­mento fondamentale per conoscere i fatti. La legge che imbavaglia, viene contrastata da migliaia di voci. Voci che dimostrano che non tutto è con­cluso, non tutto è determinabile dal palinsesto che viene dato agli italiani quotidianamente. Ogni persona che in questo momento prende parte a questa battaglia civile, sta permettendo di salvare il racconto del paese, di dare possibilità al giornalismo — e non agli sciacalli del ricatto — di resistere. In una parola sta difendendo la democrazia”.

Sono stato sollecitato da molti lettori e amici, in particolare da Luigi Di Vincenzo, per segnalare un gravissimo episodio di violazione della libertà d’opinione accaduto alcuni giorni fa su uno, se non “il” social network più utilizzato in Italia: Facebook. La fattispecie specifica riguarda la censura da parte di Facebook di un video di Milena Gabanelli (Report) riguardante la c.d. Legge bavaglio. Il video condiviso sul social network da diverse persone è misteriosamente scomparso e divenuto “incondivisibile”. Solo a distanza di qualche giorno è stata nuovamente permessa la pubblicazione. Mi associo a chi crede che i responsabili del sito debbano rendere conto di questa scelta e che le maggiori testate nazionali si debbano occupare del problema. Per quanto riguarda la Legge bavaglio, il rischio è quello che non si potrà più informare sull’attualità e offrire una adeguata e corretta visione di ciò che accade. I giornalisti, i pubblicisti, i video-maker, i blogger come me, non potranno più fare il loro mestiere: Report, le Iene, Striscia la notizia, coloro che mettono in evidenza le contraddizioni del nostro Paese, che smascherano le illegalità, che raccontano le verità nascoste dei Comuni, degli ospedali, dei cantieri, di Montecitorio, saranno costretti a lasciare il posto all’insano Gossip e alla falsa informazione. Da aspirante giornalista sono molto preoccupato e sul mio semplice blog, provo a comunicare in libertà, senza filtri nè censure e vi lascio con un chiaro messaggio di Luigi Di Vincenzo e con il video della Gabanelli:

“Non è possibile rimanere in silenzio di fronte ad una tale violazione dei più basilari diritti democratici”.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :