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“Legge Boeri” per il Live Music Act a Firenze

Creato il 02 ottobre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Da domenica 12 ottobre sarà possibile, a Firenze, organizzare spettacoli live, entro le 0.00 am e con meno di duecento spettatori,presentando una certificazione al comune.
Dal gennaio 2015 la suddetta certificazione sarà disponibile on line sul portale del Suap.
Secondo il sindaco fiorentino Nardella siamo davanti ad una svolta che rappresenta un importante inizio per il rilancio delle attività culturali e musicali che in Italia sono palesemente in crisi. Qualcuno la chiama “Legge Boeri“,e Stefano Boeri, architetto ed ex assessore alla cultura della Giunta Pisapia, sorride e si dice soddisfatto per il raggiungimento dell’obiettivo che lui già promuoveva nel 2013 con una lettera aperta (Postata da www.change.org) al ministro Massimo Bray sotto la quale si sprecano 36.710 firme (e non più di quarantamila come vantano alcuni). Si levano gran voci entusiaste dal web che incoronano Firenze ”Città della Musica Live”.  Qualcuno prova a paragonare la recezione di un decreto attuata a Firenze (perché di questo si tratta) al Live Music Act inglese in vigore dal 2012. Gran confusione da parte di tutti.

Proviamo dunque a partire dal principio e a spiegare bene che cosa succederà a Firenze da questo mese.

Come già scritto, Stefano Boeri nel 2013 scrive una lettera aperta a Bray. Una lunga lettera che fa più o meno un quadro generale della condizione di difficoltà in cui giace la musica live e propone qualche input (secondo me timido) per risolvere qualche problema o per lo meno semplificarlo. Come è giusto fare quando si scrive una petizione, fa un po’ di retorica su quanto sia importante la musica e quanti posti di lavoro si potrebbero creare investendo sulla cultura, più opportunità per i giovani, eccetera… (tutto condivisibile) e poi cita il leggendario precedente europeo: il “Live music Act” del 2012.

Il 3 agosto dello stesso anno il governo emana il decreto-legge 91/2013: Valore cultura, che viene convertito l’8 ottobre (L. 112/2013). Il decreto presenta diversi articoli-per non perderci tratterò solo i più salienti e i più utili al fine del nostro ragionamento- e si parla di cultura in senso esteso e nelle sue molteplici forme (e non solo di musica). Ad esempio, negli articoli da 1 a 6 si parla dell’organizzazione e della sovvenzione di enti statali culturali quali musei, siti archeologici (si cita Pompei e Ragusa), si istituisce una commissione del governo adibita all’individuazione di strutture o siti da salvaguardare, si autorizzano le spese, molte delle quali inserite durante l’esame parlamentare, che riguardano i Nuovi Uffizi di Firenze, il Museo Nazionale dell’ebraismo e della Shoa di Ferrara e il restauro del Mausoleo di Auguto in Roma . Viene anche riconosciuto il carnevale (sul serio!) e altre tradizioni di antico costume e “ingegno” (cito il testo normativo) italiano, articolo 4 comma 3. Viene promosso l’impiego dei giovani in imprese di stampo culturale e prevede l’investimento di immobili statali che saranno impiegati come area di studio culturale per i giovani (a leggerli, fanno tutto per i giovani!!).  L’articolo 8 rende permanente il tax credit introdotto con la L. 244/2007 per l’industria del cinema, estendendolo anche ai produttori indipendenti di opereaudiovisive. Nell’articolo 12 vengono semplificate le procedure riguardanti le associazioni e gli enti culturali che ricevono fondi o donazioni fino a 10.000 euro. Gli articoli che sono coinvolti nell’ambito della musica e dei live-shows sono l’articolo 7, 9 e 11. Quest’ultimo istituisce un apposito fondo di rotazione e anticipazioni finanziarie già dotato di 75 milioni di euro, concepito per risanare le economie di fondazioni lirico-sinfoniche che avranno accesso ai fondi presentando un piano di risarcimento.
L’articolo 7 prevede un credito d’imposta per le imprese produttrici di fonogrammi e di videogrammi musicali, nonché per le imprese organizzatrici e produttrici di spettacoli di musica dal vivo; l’articolo 8 ridetermina i criteri per l’erogazione dei contributi spettanti agli spettacoli dal vivo. I criteri, da determinare con decreto ministeriale, devono tener conto dell’importanza culturale della produzione svolta, dei livelli quantitativi, degli indici di affluenza del pubblico e della regolarità gestionale.

Nessuna “legge-Boeri” è presente, però gli articoli 8 e 7 del decreto sono abbastanza pertinenti alle richieste che avanzava l’architetto con la sua lettera aperta e sulla pagina della sua petizione compare un “Vittoria” scritto a caratteri cubitali. Boeri è accorto e nel prologo della sua sfida annota che ci sono molti altri cambiamenti da operare per risollevare veramente la condizione della musica in Italia, parla ad esempio delle tariffe d’autore (grazie al cielo, qualcuno lo fa). Rimane però quel “Vittoria” che non è del tutto chiaro. Ma de che?
A quanto sappiamo gli unici soldoni stanziati dallo stato saranno destinati ad un settore specifico della musica: quello classico, per tutti quelli che non suonano Mozart si parla solo di semplificazioni e crediti di imposta.

Evinto ciò, non è Firenze che promulga alcuna legge bensì è giusto il primo comune che dà applicazione ad un decreto emanato e convertito l’anno scorso. Che gli scoppi ritardati facciano notizia è strano ma che la notizia (confusa) venga annunciata come un vero e proprio Avvento è ancora più strano. Il comune fiorentino, effettivamente si ispira al testo normativo inglese, ma nel farsi propaganda dimentica che la burocrazia che si alleggeriva nel 2012 nel Regno Unito era già molto più semplificata rispetto alla nostra. A ben vedersi sembra che l’unica trafila di documenti che si sia saltata sia niente meno che una licenza di Polizia come quella dell’art. 68/69 TULPS che deve essere comunque conforme ai parametri dell’articolo 80 TULPS circa l’agibilità del locale. I parametri non sono dunque cambiati in senso assoluto e permangono le norme sulla sicurezza, le norme anti rumore, l’obbligo di presentazione delle planimetrie del luogo, l’obbligo di presentazioni di moduli SIAE, eccetera. Il grande cambiamento decantato a Firenze, altro non è che la sostituzione di un permesso con la presentazione di un’autocertificazione. In pratica, fanno risparmiare ai gestori dei piccoli locali una fila a settimana.
Da precisare inoltre che Firenze non è esattamente il primo comune a facilitare l’organizzazione di eventi piccoli. Già Lucca, Milano e Parma proponevano agevolazioni per manifestazioni temporanee facendo riferimento ai moduli di certificazione S.C.I.A.

Concludendo, questa mi sembra l’ennesima notizia bandiera: tutti che si affannano a fare cose (male, in maniera poco esaustiva e approfondita) per poi tutti dire che, nel bene o nel male, si sono fatte cose. Tralasciamo i commenti (che sarebbero pessimi) sul continuo e corrente abuso che i governi hanno operato e operano sull’istituto del decreto-legge, circolo vizioso che ha come risultato il rallentamento dei procedimenti parlamentari. Il problema giunge inestricabile nel momento in cui testi approssimativi, poco chiari e in maniera più assoluta non risolutivi, vanno a ingarbugliare un sistema normativo che già esubera di norme, creando ulteriore confusione.
La necessità di tecnici veri e professionisti competenti nel settore che accompagnino la stesura di un testo normativo che ha come competenza un ambito eterogeneo come quello della musica si fa, a mio giudizio, sempre più evidente.
Mi chiedo dunque perché si dia spazio agli appelli di Boeri, architetto, circa il rinnovo dell’industria musicale piuttosto che ascoltare gli appelli strazianti dei gestori di quei locali già morti o in fin di vita che da anni pregano i governanti per uno snellimento delle procedure burocratiche che negli ultimi anni di crisi hanno fatto chiudere i battenti di più di 5.000 locali di live music.

 


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