Beh, forse potrà essere vero a Londra, ma nelle campagne del Kent la limonata nasconde inaspettati pericoli; e il bellissimo e arrogante Christopher Davenport, giunto a Coxton in cerca di vendetta, sta per scoprirlo a proprie spese…
Innocua la limonata? Se lo dite, per piacere, non fatevi sentire da Anna Champion. A causa dell’infida bevanda la sua vita è stata sconvolta, e ora ha un nemico, un nemico implacabile con occhi d’angelo e anima dannata. Tra picche e ripicche, schiaffi e baci rubati, l’attrazione tra i due cresce inconfessata e travolgente.
Autore: Nina Pennacchi
Titolo: Lemonade Casa Editrice: Neftasia
pagine 402
prezzo € 19,00 (brossura)
e-book € 11,99
Trama: Kent, 1826. Christopher Davenport prepara da anni la sua vendetta. E quando si trasferisce a Coxton, paesino della campagna inglese, sa esattamente cosa lo aspetta. Conosce i suoi nemici, e non li teme. Non teme il padre naturale, Leopold DeMercy. Non teme il fratellastro, Daniel. Non teme i fantasmi del suo passato. E di sicuro non teme la limonata. Dovrebbe, però. Oh, milioni di persone vi diranno che è una bevanda innocua e salutare. Non credeteci. Perché basta poco, un attimo di distrazione, per rovesciarne un bicchiere. E averne la vita sconvolta, come scopre anche la giovane Anna Champion. Caratteri diversi come il giorno e la notte, Anna e Christopher. Tra loro volano schiaffi, baci rubati, dialoghi al vetriolo e mortificanti scuse. Eppure prima di addormentarsi Anna non può fare a meno di ripensare a quell'uomo arrogante, e Christopher non riesce a dimenticare quell'odiosa strega. E quando a Coxton si comincia a vociferare di un fidanzamento tra Anna e Daniel, Christopher decide di strapparla al fratellastro con ogni mezzo... anche il più infame.
RECENSIONE Questo libro si apre sulla scena di un suicidio in una casa chiusa di Londra. Marthe, la prostituta appena deceduta, ha un figlio, il piccolo Christopher, che non conosce neanche il suo cognome, e che vede il cadavere di sua madre appeso alla corda con cui si è tolta la vita. Come potrebbe un episodio del genere non segnarti per sempre la vita? E come non potrebbero farlo i continui insulti e vituperi, i rifiuti, il sentirsi apostrofare continuamente figlio di puttana, sapendo che si tratta della verità, per giunta? Come fare a fidarsi del prossimo, se l’unica persona che ti è rimasta al mondo è una prostituta che non esita a vendere te, piccolo Christopher, ad un vecchio viscido e libidinoso?
I rifiuti e le verità celate induriranno sempre più Christopher Davenport, che, una volta scoperto chi sia suo padre, decide di prendersi la sua vendetta. Ora, 20 anni dopo la morte di Marthe, è arrivato a Coxton, nel Kent, per avere la sua rivincita. L’unica persona che non ha mai rinnegato Christopher è suo cugino Matthew Davenport, il bambino che l’ha portato a casa sua, nonostante il rifiuto di sua madre: l'ha eletto da suo compagno di giochi a fratello, ed è l'unico ad accettarlo per ciò che è. Matthew è, infatti, l’unico di cui Christopher si fida, l’unico verso cui, seppur in modo burbero e non consueto, il giovane manifesta una forma di affetto. Matt è il solo che riesce a guardare dentro a Christopher, vedendo ciò che c’è di buono in lui, meglio addirittura di quanto faccia lo stesso Christopher: nell’indossare la sua corazza, nel mascherare e rinnegare ogni sentimento il giovane riesce a mentire persino a se stesso.
Anna Champion è una ragazza di buona famiglia ma decaduta. Si prende cura di un padre vedovo e ammalato e di tre fratellini piccoli in una casa ormai fatiscente, in cui la maggior parte delle stanze è stata chiusa. Ai balli va con i vecchi abiti di sua madre, che rimoderna, ma che restano comunque orribili. Anna ha però il suo orgoglio, nonostante tutto, e non vuole approfittare della sua migliore amica Lucy Edwards, il miglior partito della città. Naturalmente la città di Anna Champion è Coxton, nel Kent, quella stessa cittadina in cui abitano Leopold De Mercy, suo padre, e suo figlio Daniel, l’inconsapevole fratellastro di Christopher, quella stessa cittadina in cui quest’ultimo sta arrivando per attuare la sua vendetta.
Il primo incontro fra Anna e Christopher ad un ballo è in realtà uno scontro, un urto che farà cadere della limonata sul già brutto abito di Anna e che scatenerà una serie di reazioni imprevedibili e devastanti. Christopher non si degna neanche di chiedere scusa ad Anna, che con un’occhiata ha già classificato come un’arrampicatrice sociale che approfitta dell’amicizia di Lucy Edwards per accalappiare un buon partito.
E brava Anna Champion, pensò con disgusto. Ci sapeva fare, quella leccapiedi, doveva riconoscerlo. Tuttavia, poteva ingannare Lucy, non lui. La guardò con disprezzo. Stava alzando lo sguardo al cielo mentre la signorina Rotherham continuava a parlarle senza sosta. Quella sera indossava un abito dozzinale e malamente rimodernato; eppure, notò Christopher, lo portava con la stessa fierezza con cui avrebbe portato l’abito di una regina. Teneva la testa alta, e la folta capigliatura castana era raccolta in una semplice acconciatura.Una first impression che ricorda fortemente quella fra Mr Darcy ed Elizabeth nella sala da ballo di Meryton in Orgoglio e Pregiudizio. Ma Christopher Davenport è completamente diverso da Mr Darcy: viene dalla strada, si è fatto da solo, ha una vendetta da compiere. Invece Anna, come Elizabeth in Orgoglio e Pregiudizio, se la lega al dito per la scortesia di Mr Davenport.
«È eccitante avere un volto nuovo nei dintorni, non è vero, Anna?» le chiese Lucy. Lei si schiarì la gola.Ed anche lei decide di prendersi la sua piccola vendetta: prima, durante un ballo, dà un calcio alla caviglia di Christopher, e poi lo ripaga deliberatamente con la sua stessa moneta, versandogli addosso il suo bicchiere di limonata.
«Non saprei» rispose piatta. «Sai cosa si dice dei volti nuovi: che nascondono vecchi inganni.»
«Ah, sì?» Le sopracciglia di Lucy si aggrottarono pericolosamente.
«È la prima volta che sento questo proverbio, Anna. Sei sicura che esista?»
Direi di no, visto che l’ho appena inventato. «Certo» mentì.
Anna osservò affascinata la macchia che si allargava sulla giacca e il panciotto di quel signore, poi rialzò lo sguardo verso il suo viso; e scoprì di aver dato inizio a qualcosa che forse non avrebbe saputo gestire.
Anna scatena una reazione incontrollata, perché quell’uomo, che per troppi anni è stato l’oggetto dello scherno della gente, non sopporta più di essere messo in ridicolo, ed è talmente duro e vendicativo da farsi sfuggire di mano la situazione. E quando la strada di Anna incrocia quella di Daniel, il fratellastro di Christopher, la vendetta che il giovane ha rincorso per tutta la vita, colpirà proprio lei.
Una storia che richiama alla mente altre storie, ma con atmosfere completamente diverse, perché alla spensieratezza dei balli e degli avvenimenti mondani dei romanzi di Jane Austen, unisce le tinte cupe della vita dei bassifondi, la bruttura della depravazione umana, che fa pensare ai romanzi di Dickens. Un mondo in cui non ci sono innocenti, neanche i bambini, a cui il candore è strappato via fin da piccolissimi; ma a Coxton, dove i bambini, e non solo loro, guardano e valutano con gli occhi dell’innocenza, è più difficile riuscire a mantenere salda la corazza che ci si è costruita.
Una storia in cui l’eroina è una fanciulla orgogliosa e troppo indipendente per i suoi tempi: troppo difficile per lei sposarsi e sottomettersi ad un marito, anche se questi minaccia il benessere dei propri cari. Ed anche la piccola Grace, la sorellina di quattro anni, forse soffrirà per il suo desiderio di indipendenza in un mondo in cui l’unica forma di libertà e di sicurezza concessa alle donne è il matrimonio.
«Christopher» lo chiamò Grace, alzandosi da tavola «se da gran¬de divento un dottore ti rimetto a posto il naso.» […]Lo stile di Nina Pennacchi è originalissimo: la narrazione è in terza persona ma, a seconda della focalizzazione cambiano le espressioni; quando lo sguardo è incentrato su Anna, lo stile risulta ironico e frizzante, quando è incentrato su Christopher è sprezzante e risentito, molto maschile e piuttosto rude, in alcuni tratti persino fastidioso alle orecchie, o meglio, agli occhi, che vedono le parole scritte su carta, più sensibili, ma proprio per questo motivo più realistico. Talvolta poi, il narratore si avvicina talmente tanto ai protagonisti da cogliere i loro pensieri che sono espressi in prima persona e catturati da parentesi che si frappongono ai dialoghi, creando una sensazione di compartecipazione di ogni emozione con i personaggi.
«Che stupida che sei, Grace» la offese Dennis. «Non sai che solo gli uomini fanno i dottori?»
«Non è vero!» protestò la bimba. «Chris, diglielo.»
[…] «In ogni caso tu non dovrai fare nessun lavoro, Gra¬ce» le disse. «A mantenerti ci penserà tuo marito, quando ti sposerai. Perciò se fossi in te lascerei proprio perdere lo studio della medicina, e anche di tutta l’altra roba. Lascia studiare i tuoi fratelli; a te, non serve.»
Un romanzo che si potrebbe definire un Orgoglio e Pregiudizio a tinte forti, dove il realismo dei diversi aspetti della società, guardata da un occhio più moderno di duecento anni, viene espresso da una voce più consapevole e carica di passione.
Un libro in cui ci si immerge, arrivando a provare quasi fisicamente le sensazioni di disagio, di rabbia, di impotenza, e che si vorrebbe continuare a leggere ancora, anche dopo aver visto scritta la parola fine.
L’Autrice: Nina Pennacchi vive in una minuscola casa vicino al mare. Incredibilmente romantica, adora leggere e scrivere di passioni incontenibili e senza tempo. La sua scrittrice preferita? Jane Austen, naturalmente.
Sito Autrice
INTERVISTA Abbiamo chiesto a Nina Pennacchi di rispondere ad alcune domande su Lemonade, su sé stessa e sui suoi progetti futuri. Ringraziamo Nina per la sua gentilezza e la sua disponibilità nell'averci concesso questa intervista.
1) Cara Nina, benvenuta nel nostro blog. Siamo liete di averti oggi come ospite nel nostro salotto letterario, ti andrebbe di presentarti ai nostri lettori?
Ciao a tutte, e grazie per avermi accolto nel vostro salotto! Mi chiedi di presentarmi, e allora ti dico che sono Nina, che mi piace sognare e avere la testa tra le nuvole. Alcuni direbbero invece che sono insopportabile, saccente e del tutto non raccomandabile. Ma perché curarsi di loro? 2) Da dove è nata l’idea per questo libro?
Mi piace immaginare storie. Soprattutto la sera, prima di addormentarmi. Credo di farlo da sempre, fin da quando ero bambina. Lo faccio per me sola, tipo favola della buonanotte; ma quando ho immaginato Anna e Christopher mi sono sembrati così vivi che ho voluto presentarli al mondo. Il mio è stato un ragionamento semplice: se non ne avessi scritto io, non ne avrebbe scritto nessuno. E nessuno avrebbe mai ascoltato quello che avevano da dire.
3) A chi ti sei ispirata per delineare i tuoi protagonisti?
Ecco, questa è una domanda a cui non so rispondere. Si ricollega un po' al modo in cui nascono le mie storie. Non so perché immagino un personaggio con particolari caratteristiche. Quando lo immagino, è già così. Posso dire chi mi "ricorda" un personaggio, ma la mia è una interpretazione che segue, non precede, la sua creazione. Nel caso di Anna, ad esempio, trovo molti punti di contatto con la favola di Cappuccetto Rosso, soprattutto nell'archetipo della bambina che diventa donna.
4) Ed invece a chi ti sei ispirata per il personaggio di Leopold De Mercy, una persona orribile, ma coerente a se stessa dalla prima all’ultima pagina?
Io credo che Leopold sia il personaggio più tragico del romanzo. E infatti non riesco a guardare alle sue vicende senza una dolente partecipazione. Leopold in gioventù ha fatto una scelta: ha rinunciato all'amore per ottenere il prestigio sociale. Questo l'ha portato a essere quel che è, un uomo privo di gioia che rifiuta ogni tipo di redenzione. Con il suo personaggio ho spinto alle estreme conseguenze la poesia di Neruda che recita: "Lentamente muore chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni...". E forse nel delinearlo sono intervenuti altri fattori, come il mio giudizio sull'attualità italiana e alcuni tra i suoi più famosi personaggi.
5) Hai fatto molte ricerche storiche durante la stesura di questo libro? Quali sono state le difficoltà maggiori nella stesura di un romanzo a sfondo storico? Ricerca stilistica, ambientazione, convenzioni sociali...
La ricerca è necessaria. E non per fare una lezione di storia, ma perché basta un particolare sbagliato per interrompere l'incanto della lettura, quella magia che si chiama "sospensione di incredulità". Quindi ho cercato di verificare ogni particolare, sia linguistico - ad esempio, per quel che riguarda il turpiloquio - che storico.
6) Ed invece riguardo alle citazioni (molto calzanti) che introducono ogni capitolo, sono frutto di una ricerca, o il risultato di letture approfondite?
Alcune le ricordavo, magari storpiate nella memoria. Altre le ho trovate per caso. O loro hanno trovato me :-)
7) I fratelli di Anna – ed Anna stessa – sono dei bambini singolari: ricchi di fantasia ed imprevedibili, ma soprattutto affettuosi. Credi che abbiano saputo leggere dentro Christopher meglio dello stesso Christopher e si sono affidati alle sue mani consapevoli che non fosse così cattivo come vuole far credere, o la loro fiducia è dovuta semplicemente all’ingenuità?
I tre bambini sono diversi tra loro. Anthony - forse il mio personaggio preferito - ha senz'altro capito Christopher. Su Grace e Dennis ho qualche dubbio, vista anche la loro tenera età. Credo che in parte si fidino, in parte apprezzino i suoi doni, e in parte riescano di vedere un aspetto di lui nascosto ad Anna e al mondo. Con loro Chris non è sulla difensiva, e se ci pensi capita anche a noi: se siamo in un ambiente che consideriamo amico ci lasciamo andare e possiamo mostrare senza paure il nostro lato migliore e più vulnerabile.
8) Mi piace molto il personaggio di Grace, una bambina nata nel secolo sbagliato, che vorrebbe diventare dottore, poi soldato, in breve, vorrebbe essere un ragazzo per poter intraprendere una carriera indipendente. Cosa ne pensi della condizione della donna a quei tempi, quali alternative poteva avere una Grace, o una qualsiasi donna dei suoi tempi?
Beh, Charlotte Lucas in "Orgoglio e pregiudizio" è l'amara rappresentazione di quello che una donna poteva aspirare a essere nell'Ottocento inglese. Con una acutezza di sguardo ineguagliabile, Jane Austen pennella il destino di Charlotte - e delle donne del suo tempo - in un modo che aggiungere altro sarebbe, credo, superfluo. Però voglio sottolineare che oggi la situazione è migliorata, ma siamo ben lontane da una completa liberazione. La donna ha molta più libertà, ma è tuttora vittima di un immaginario maschile dal quale non riesce ad affrancarsi. Un tempo veniva vestita fino al collo e chiusa in casa - o, per la ben nota dicotomia "puttane-spose", finiva in un bordello. Oggi viene spogliata e messa in tv a muoversi con passettini simil-anatreschi. La prigione è diversa, e di certo più leggera - ma è pur sempre una prigione. Credo che le donne dovrebbero riappropriarsi dell'immaginario, femminile e sessuale, che tuttora è appannaggio maschile.
9) Come mai hai scelto Il Castello di Otranto di Horace Walpole come libro rivelatore? (Effettivamente trovo sia stata una scelta azzeccata sia dal punto di vista storico che narrativo)
La scelta di Walpole non è casuale, e sono felicissima per questa domanda. È Horace Walpople, infatti, ad aver inventato la parola inglese "Serendipity". Detta un po' semplicemente, serendipità significa trovare qualcosa mentre si sta cercando altro. Che poi è un po' quel che succede in "Lemonade".
10) Oltre all’intoccabile Jane Austen, quali sono i tuoi scrittori preferiti?
Se parliamo di romance, direi Julia Quinn. A volte le sue trame sono un po' deboli, ma ha uno stile così brillante che troverei gradevole anche la sua lista della spesa. Poi, a parte i classici dell'Ottocento (Austen, le sorelle Brontë e Manzoni, che amo), mi piace molto leggere italiano. Parlerei di libri, piuttosto che di scrittori preferiti. Ad esempio adoro il Valerio Evangelisti del ciclo di Eymerich, il Francesco Dimitri dello stupefacente "Pan", lo Stefano Benni della "Compagnia dei Celestini". Tra gli stranieri, citerei senz'altro lo Stephen King di "It", e il Daniel Pennac de "La fata carabina".
11) Scriverai un sequel o uno spin-off di Lemonade? Quali potrebbero essere i protagonisti, sempre Anna e Christopher o un personaggio secondario?
(Per esempio Daniel De Mercy, o Grace, o anche Anthony…)
Avevo cominciato a lavorare sul seguito di Lemonade, che riguarderà Anthony e Grace. Le loro storie si intrecceranno e come al solito scoppierà un gran casino. Al momento, però, i personaggi tacciono dentro di me, e allora aspetto che ricomincino a parlare. Se accadrà riprenderò la stesura di questo romanzo, di cui per ora c'è solo qualche capitolo e il titolo, "Lo zoppo di Coxton".
12) Quali sono i tuoi progetti futuri?
Oh, ne ho tanti. E come dice una famosa legge di Murphy, ognuno di noi ha un piano che non funzionerà...
13) Ti ringrazio per essere stata nostra ospite. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Sì, una piccola cosa. Nella presentazione, prima, ho dimenticato di dire che parlo troppo, e spesso a vanvera. Ma credo che di questo vi sarete già accorte... ;-)