Se nel tuo piccolo paese passi per un esperto di film, almeno una volta alla settimana qualcuno ti chiede qualche consiglio sui film in uscita o su qualcosa di vecchio da vedere. Ogni volta io cerco di capire i gusti delle persone e di dargli un giusto consiglio su ciò che possono vedere. Faccio lo stesso in maniera molto generica e soggettiva con le liste presenti nel blog, dove consiglio film divisi per generi o tematica. Capita invece a volte che sia un conoscente ad arrivare e a darti un consiglio tra capo e collo, del tipo “ma l’hai mai visto questo film?”. Con la faccia perplessa sul titolo suggerito, vedi qualcosa on line (una sorta di trailer che in realtà sono i primi cinque minuti del film) e decidi che le assurdità presentate in quel piccolo lasso di tempo sono sufficienti a giustificare una visione completa.
Ed è così che si arriva alla visione di Leningrad Cowboy Go America, film finlandese del 1989 di Aki Kaurismaki, regista piuttosto famoso in terra finnica ma qui del tutto sconosciuto. Leningrad Cowboy Go America è un road movie musicale, la versione russa dei Blues Brother per capirci. La band, i Leningrad Cowboy, dopo il film è diventata veramente una band musicale rock piuttosto famosa nei confini della loro patria e (ovviamente) in Russia, dove ha tenuto vari concerti con l’accompagnamento del coro dell’Armata Rossa. Punto caratteristico della band è il look: uno stereotipo del rock anni ’50 americano fatto di capelli a banana esagerati, completi scuri e scarpe a punta (molto a punta).
Inutile star qui a delineare una trama, perché fondamentalmente il film non ha né capo né coda, è solo il viaggio dalla madre Russia, all’America e fino in Messico della band, che fa tappa in bar e locali improvvisando prima un mix tra rock e musica russa, poi rock’n'roll, country e rock, il tutto portandosi dietro una cassa con all’interno il corpo del bassista rimasto congelato mentre provava di notte.
L’assurdità dell’intera pellicola sin dai primi momenti, nei quali la band fa un’audizione all’interno di una stalla e si sposta per la Russia grazie ai trattori, mi ha subito conquistato. “Un film così inutile da essere un capolavoro” mi è stato descritto e la cosa non si allontana molto dalla realtà. Ho riso come un idiota per buona parte della pellicola, che alterna stereotipi caricati della Russia a quelli Americani. L’improbabile look della band ammalia sin da subito e la maestria nel cambiare genere è impressionante. Un film che, ovviamente, si prende pochissimo sul serio e si limita a narrarci questa vicenda completamente assurda, dove a far ridere non sono le battute ma le situazioni stesse.
Il consiglio, quindi, è di avvicinarsi a questo film solo se cercate qualcosa di completamente non sense, altrimenti se siete dei bacchettoni del “ma questo non ha senso, non fa ridere” statene alla larga. Per darvi un incentivo in più, però, vi lascio qui sotto uno dei video musicali della band, diretto dallo stesso Kaurismaki, dove viene proposta una cover di These Boots di Nancy Sinatra.