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Stupenda poesia di Cesare Pavese che racconta i semplici desideri di un carcerato, che sogna di uscire e provare ancora le gioie della vita. Ma quando uscirà, l'uomo solo si accorgerà che purtroppo la vita ormai l'ha persa, che tutto gli è stato rubato. L'uomo solo - che è stato in prigione - ritorna in prigione
ogni volta che morde in un pezzo di pane.
In prigione sognava le lepri che fuggono
sul terriccio invernale.
Nella nebbia d'inverno
l'uomo vive tra muri di strade, bevendo
acqua fredda e mordendo in un pezzo di pane.
Uno crede che dopo rinasca la vita,
che il respiro si calmi, che ritorni l'inverno
con l'odore del vino nella calda osteria,
e il buon fuoco, la stalla, e le cene.
Uno crede,fin che è dentro uno crede.
Si esce fuori una sera,
e le lepri le han prese e le mangiano al caldo
gli altri, allegri.
Bisogna guardali dai vetri.
L'uomo solo osa entrare per bere un bicchiere
quando proprio si gela, e contempla il suo vino :
Il colore fumoso, il sapore pesante.
Morde il pezzo di pane, che sapeva di lepre
in prigione, ma adesso non sa più di pane
né di nulla.
E anche il vino non sa che di nebbia.
L'uomo solo ripensa a quei campi, contento
di saperli già arati.
Nella sala deserta
sottovoce si prova a cantare.
Rivede lungo l'argine il ciuffo di rovi spogliati
che in agosto fu verde.
Dà un fischio alla cagna.
e compare la lepre e non hanno più freddo.
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