Nuove dichiarazioni sembrano gettare un po’ di luce su uno dei casi più controversi del periodo della Guerra Fredda, ovvero la morte di Jurji
Yuri Gagarin con Fidel Castro
Gagarin. Il pilota e cosmonauta russo è famoso in tutto il mondo per essere stato il primo uomo a volare nello spazio a bordo della Vostok 1, il 12 aprile 1961. Qualche anno dopo, il 27 marzo 1968, stava volando a bordo di un Mig-15 sui cieli di Kirzac, quando l’aereo si schiantò a terra, uccidendolo assieme al copilota, Vladimir Seryogin. Da allora sono state fatte diverse indiscrezioni sulla sua morte, dall’errore tecnico, alla fatalità, fino addirittura al sabotaggio per far scomparire una personalità celebre divenuta ormai scomoda. Si ipotizzò addirittura un errore di Gagarin dovuto alla troppa vodka bevuta prima del volo. La ricostruzione pubblicata in questi giorni dal quotidiano “Russia Today” vede la voce autorevole di Aleksei Leonov, amico di Gagarin, cosmonauta russo lui stesso e componente della commissione d’inchiesta, che però pone parecchi dubbi sulla sua effettiva validità. Secondo la commissione il Mig di Gagarin si trovò di fronte all’improvviso un altro aereo che non avrebbe dovuto esserci e per evitare la collisione Gagarin avrebbe virato bruscamente entrando però in «spin», ovvero una picchiata in vite incontrollabile.
“Sapevamo che un Sukhoi-15 doveva essere testato quel giorno ma era programmato che volasse a un’altitudine di 10mila metri, e non a 450-500. Fu una violazione delle procedure di volo”, ha rivelato Leonov, rifiutandosi tuttavia di indicare il nome del pilota alla guida del Sukhoi.
Leonov ha comunque avanzato parecchi dubbi su questa ricostruzione e il mistero sulla morte di Gagarin rimane.
Articolo di Silvio Carnassale.