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Lettera aperta ai soci di Città Vecchia

Creato il 19 settembre 2010 da Laperonza

   Basta poco, a quanto pare, ad interrompere un cammino. Bastano quattro frasi sconnesse e fuori luogo per mandare in fumo mesi di lavoro. La fragilità umana è cosa nota ma quando ti tocca constatarla per l’ennesima volta si rimane immancabilmente delusi nonostante l’abitudine.

   Sono stato il primo a demoralizzarsi negli ultimi giorni di fronte all’ignavia e al menefreghismo che Montegranaro dimostra per se stessa e le sue sorti, dimostrata di nuovo dalla freddezza e in qualche caso la contrarietà nei confronti di un’iniziativa semplice e forse efficace quale la segnalazione di alcuni nostri tesori al FAI. Mi sono cadute le braccia e l’ho comunicato apertamente a tutti come sono solito fare. Mi sono incazzato e ho tolto “l’amicizia”, questa parola così abusata su facebook, a persone che mi hanno dimostrato di non meritarla, anche se virtuale. Poi ho riflettuto.

   Mi sono chiesto chi me lo fa fare. Chi me lo fa fare di rodermi il fegato per questa città? E’ vero, io vivo nel centro storico, ma in sostanza ci dormo e poco più, sono sempre in giro, e male che vada posso sempre andare altrove. Chi me lo fa fare di sacrificare tanto tempo, i fine settimana, le sere, le ore passate a scrivere comunicati ed elaborare idee, i soldi spesi per telefonate, lettere, cancelleria. Chi me lo fa fare di togliere tempo alla mia famiglia per dedicarlo a questa causa. L’altruismo?

   No, io non sono un altruista. E non sono un ipocrita, per cui lo dico senza difficoltà. Io sto facendo tutto questo per me. Perché questo schifo di città è la mia casa, e io voglio una casa che mi piaccia. Ora non mi piace, e prima di traslocare voglio provare a cambiarla. E voglio riuscirci. Non voglio rinunciare facilmente. Ma leviamoci dalla testa il concetto che stiamo lavorando per gli altri. Tanto, a quanto pare, gli altri non lo meritano. Pacche sulle spalle, tanti bravicontinuatecosì ma a darti una mano non si vede nessuno. E allora che faccio? Mi arrendo? Beh, io non sono abituato ad arrendermi senza combattere. E questa cosa io la voglio portare avanti, per me, per la mia famiglia e per quelli che la vogliono condividere.

   Ci attaccano da tutte le parti. L’ hanno fatto fin dall’inizio. Io, che sono stato in prima linea da subito, ne ho sentite e viste di tutti i colori. E continueranno a farlo. Provocazioni, offese, e anche soltanto freddezza e indifferenza, possono fiaccarci ma non devono farci arrendere perché altrimenti avrebbero vinto loro.

   Sento parlare e leggo di dimissioni, decessi virtuali, rese. Rispetto tutto. Ma considero tutto questo una sconfitta. Ma io non voglio ancora dichiararmi sconfitto. Anche perché, e lo dico senza falsa modestia, se ci arrendiamo noi adesso non credo che questa città abbia più speranza. Già ne ha poca così.

 

Luca Craia

 

 


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