Gentile Sindaco Ignazio Marino,
pur non essendo romano sono fra le persone che hanno esultato alla sua elezione a sindaco della capitale. Roma non è solo una città, non è solo la capitale, è il cuore pulsante delle nostre istituzioni, di un paese che pare aver smarrito il senso del “noi” e che vede, ogni giorno, morire un po’ di buon senso.
Sono un libraio, un figlio, uno zio, un cittadino e un omosessuale.
Quando ho letto della sua mancata partecipazione al Pride mi sono detto “sono affari suoi” ma poi, riflettendo, ho capito che la mancanza a quella che è la maggior rivendicazione politica e sociale delle persone GLBT, da parte del sindaco della capitale è una grande perdita. È una perdita per lei, lo è per le persone che chiedono diritti, lo è per il paese intero.
Neppure io andrò al Pride quest anno. Non andrò a quello di Roma, non andrò a quello di Palermo e, forse, non andrò neppure a quello di Bologna. Non lo farò non per disinteresse, per accidia o per paura. Non andrò a causa dell’attuale situazione lavorativa ed economica . Siamo persone sempre meno libere. Anche se alla mancanza di libertà noi persone GLBT dovremmo, ormai, essere abituate. È importante capire che le persone omosessuali non sono “alieni” che vivono in un mondo astratto. Siamo parte di questa società, nel bene e nel male, viviamo sulla nostra pelle gli stessi problemi di tutti: le difficoltà del mondo del lavoro, la solitudine, la malattia. Siamo molto distanti dall’immagine irreale che continuano a dare di noi cinema e televisione.
La sua mancata partecipazione al Pride, Sindaco, va a esasperare una situazione già particolarmente tesa.
Ci sono voci in questo paese che non vengono ascoltate, il clima, sotto ogni punto di vista, è quello di una tempesta pronta a scoppiare da un momento all’altro. Con la mancanza di denaro e lavoro si sono inasprite le differenze sociali e i conflitti, scoppiano le guerre fra poveri e coloro che ne pagano maggiormente le conseguenze sono quei gruppi che appaiono, oggi, meno tutelati: Donne, immigrati, omosessuali. Da una persona della sua intelligenza ci si aspetta un atto di pacificazione. Il tempo delle parole, Sindaco, è finito. Abbiamo bisogno che tutte le cittadine e i cittadini capiscano che non si può più rimandare, che è giunto il momento di avere diritti, di smetterla con l’ipocrisia, di non essere più schiavi di una mentalità medievale che vuole cittadine/i di seria A e cittadine/i di serie Z.
Mi chiedo, Sindaco, avrebbe declinato l’invito a una parata per i diritti degli immigrati? Delle donne? Io non credo.
Abbiamo bisogno di laicità, una laicità intelligente e riflessiva, abbiamo bisogno di rappresentanti di tutte/i, di sindaci che non declinino un invito a una manifestazione politica per richiedere diritti solo per non fare brutta figura con il vicino Vaticano.
La storia è piena di grandi donne e grandi uomini che hanno pagato con la vita, con il confino, con la violenza e le torture il proprio essere omosessuali. Dobbiamo smetterla di avere paura e di nasconderci, dobbiamo camminare per strade in cui nessuno si senta escluso, dobbiamo costruire una società in cui nessuna ragazza e nessun ragazzo desideri di buttarsi dalla finestra a causa della violenza ideologica di una società maschilista, omofoba e razzista.
Sono tempi tristi, Sindaco, tempi che si superano solo con l’empatia e il coraggio.
Il Pride non è una manifestazione inutile, è la marcia di migliaia di persone, uomini, donne, trans, etero, bisex e/o omosessuali che chiedono una società migliore.
Spetta solo a lei decidere se farne parte o meno.
Marino Buzzi
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