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Lettera aperta al Sindaco Ignazio Marino

Creato il 15 giugno 2013 da Marinobuzzi

Gentile Sindaco Ignazio Marino,
pur non essendo romano sono fra le persone che hanno esultato alla sua elezione a sindaco della capitale. Roma non è solo una città, non è solo la capitale, è il cuore pulsante delle nostre istituzioni, di un paese che pare aver smarrito il senso del “noi” e che vede, ogni giorno, morire un po’ di buon senso.
Sono un libraio, un figlio, uno zio, un cittadino e un omosessuale.
Quando ho letto della sua mancata partecipazione al Pride mi sono detto “sono affari suoi” ma poi, riflettendo, ho capito che la mancanza a quella che è la maggior rivendicazione politica e sociale delle persone GLBT, da parte del sindaco della capitale è una grande perdita. È una perdita per lei, lo è per le persone che chiedono diritti, lo è per il paese intero.
Neppure io andrò al Pride quest anno. Non andrò a quello di Roma, non andrò a quello di Palermo e, forse, non andrò neppure a quello di Bologna. Non lo farò non per disinteresse, per accidia o per paura. Non andrò a causa dell’attuale situazione lavorativa ed economica . Siamo persone sempre meno libere. Anche se alla mancanza di libertà noi persone GLBT dovremmo, ormai, essere abituate. È importante capire che le persone omosessuali non sono “alieni” che vivono in un mondo astratto. Siamo parte di questa società, nel bene e nel male, viviamo sulla nostra pelle gli stessi problemi di tutti: le difficoltà del mondo del lavoro, la solitudine, la malattia. Siamo molto distanti dall’immagine irreale che continuano a dare di noi cinema e televisione.
La sua mancata partecipazione al Pride, Sindaco, va a esasperare una situazione già particolarmente tesa.
Ci sono voci in questo paese che non vengono ascoltate, il clima, sotto ogni punto di vista, è quello di una tempesta pronta a scoppiare da un momento all’altro. Con la mancanza di denaro e lavoro si sono inasprite le differenze sociali e i conflitti, scoppiano le guerre fra poveri e coloro che ne pagano maggiormente le conseguenze sono quei gruppi che appaiono, oggi, meno tutelati: Donne, immigrati, omosessuali. Da una persona della sua intelligenza ci si aspetta un atto di pacificazione. Il tempo delle parole, Sindaco, è finito. Abbiamo bisogno che tutte le cittadine e i cittadini capiscano che non si può più rimandare, che è giunto il momento di avere diritti, di smetterla con l’ipocrisia, di non essere più schiavi di una mentalità medievale che vuole cittadine/i di seria A e cittadine/i di serie Z.
Mi chiedo, Sindaco, avrebbe declinato l’invito a una parata per i diritti degli immigrati? Delle donne? Io non credo.
Abbiamo bisogno di laicità, una laicità intelligente e riflessiva, abbiamo bisogno di rappresentanti di tutte/i, di sindaci che non declinino un invito a una manifestazione politica per richiedere diritti solo per non fare brutta figura con il vicino Vaticano.
La storia è piena di grandi donne e grandi uomini che hanno pagato con la vita, con il confino, con la violenza e le torture il proprio essere omosessuali. Dobbiamo smetterla di avere paura e di nasconderci, dobbiamo camminare per strade in cui nessuno si senta escluso, dobbiamo costruire una società in cui nessuna ragazza e nessun ragazzo desideri di buttarsi dalla finestra a causa della violenza ideologica di una società maschilista, omofoba e razzista.
Sono tempi tristi, Sindaco, tempi che si superano solo con l’empatia e il coraggio.
Il Pride non è una manifestazione inutile, è la marcia di migliaia di persone, uomini, donne, trans, etero, bisex e/o omosessuali che chiedono una società migliore.
Spetta solo a lei decidere se farne parte o meno.
Marino Buzzi


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