1 giugno 2015 Lascia un commento
Classe 1973, appartenente alla generazione post maoista ma non post comunista essendo il regime ancora saldamente al potere, in qualche modo vive sulla propria pelle il cambio ideologico ed economico riassumibile nel motto di Deng Xiaoping che nel definire Mao 70% bene e 30% male, annoda il passato in funzione del futuro, una menzogna palese a chiunque ma necessaria per l’ordine e il rilancio di una nazione o meglio un continente, a breve prima potenza economica e presto la madre del nuovo ordine imperante mondiale.
E’ tipico di molti artisti cinesi appoggiarsi in modo piu’ o meno violento o se vogliamo antagonista all’iconografia del maoismo o utilizzando gli strumenti che il regime stesso ha usato per anni.
Molti sono gli elementi che fanno di Li un artista molto molto interessante. Innanzitutto egli e’ sinceramente pop nel concetto espanso che Warhol gli attribui’ costruendo una critica sociale attraverso i simboli che ne costituiscono l’immaginario, giocando pero’ sulla cronaca che fu iconografia e propaganda.
Mao fu il personaggio piu’ scientemente pop che la storia ricordi, secondo solo all’iconografia cristiana maturata pero’ nei secoli e non certo con le medesime finalita’. Percio’ ritroviamo i falsi colori dell’artista statunitense qui non lisergici ma delicatamente pastello come un omaggio a Morandi, al museo che lo ospita nella citta’ che gli ha dato i natali. Pannelli non come ripetizioni ma intercalati a comporre un solo grande disegno o forse sarebbe il caso di dire scultura.
Si perche’ cio’ che ancor di piu’ salta all’occhio e’ l’uso della materia, dove strati profondissimi di colore vengono letteralmente incisi da Li e il segno e’ un solco profondo, le cui ombre divengono esse stesse sfumature disintegrando il confine tra pitture a scultura, annullando percio’ il materico per la materia.
Nel gioco della reinvenzione, non manca l’utilizzo di superfici come l’alluminio e il vetro, che girando attorno all’arte povera, restituiscono alla sostanza la sua funzione di colore. Conseguentemente impressionista, la nuova immagine sorge dal riciclo della vecchia propaganda e storica testimonianza ovviamente ricontestualizzata con tutta la serieta’ che lo stesso Warhol metteva nelle sue minestre o nei ritratti, che tanto e’ lo stesso. Con Li e’ un viaggio nella storia della Cina, quindi del mondo intero e nel contempo troviamo un secolo e piu’ di arte, trasversale a generi e modelli, riuscendo a ricodificare il messaggio accorpando gran parte delle codifiche del passato.
Mi e’ piaciuto tantissimo, ennesimo segnale che ahinoi, la nuova via dell’arte non passa piu’ per l’Occidente.
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