Il primo romanzo di Mario Gelardi (Ad Est dell’Equatore, 2010).
Siamo in Sicilia. All’inizio degli anni ’90. Marco ha 12 anni e si appresta a varcare la soglia di un istituto religioso perché vuole diventare un prete. Comincia così Liberami dal male, come un classico romanzo di formazione in cui il protagonista è costretto a crescere e ad attraversare la propria linea d’ombra, cercando conforto ai mille dubbi della sua età, nella fede. Ma sarà proprio qui, tra le pieghe di questa fede, che Marco scoprirà che crescere può voler dire precipitare in un tunnel di abusi e sopraffazioni. Don Sergio gli ripete l’unica cosa che potrebbe calmarlo “Non devi parlarne con nessuno, il nostro è un rapporto unico e non è peccato”. Gelardi ricostruisce la vera storia di un bambino prigioniero della sua fiducia negli adulti. Ed è così che il romanzo, pagina dopo pagina, si trasforma in un’impietosa denuncia delle ipocrisie del sistema ecclesiastico. Oggi Marco ha ventisei anni e ha trovato la forza di varcare quella linea. (da IBS)
Ci sono libri che vanno letti, indipendentemente dal gesto letterario contenuto nelle pagine pubblicate. Perché quando si distrugge una vita è la nostra stessa vita che si distrugge. Recentemente ho letto anche un altro libro sullo stesso tema (“Concetto al buio”, di Roberto Palazzolo), anche questo ambientato in Sicilia, anche questo scritto da un regista teatrale, attore.
L’aberrante capacità di costruire la prigione nella testa di un bambino è un delitto contro l’umanità, che siano operai, che siano preti, che siano persone che ci vivono accanto e delle quali non sospettiamo nulla. Noi dobbiamo sapere, questo ci potrebbe salvare. E dobbiamo anche sapere che il Male non ha una divisa, una casacca, un doppiopetto, dei paramenti che ci annuncino la sua venuta.
E’ male e basta.
Non dirò altro su questo libro. Ma vi invito caldamente alla lettura.
Mario Gelardi (Napoli, 1968) è un drammaturgo e regista teatrale italiano.
Tra i numerosi riconoscimenti, ricordiamo, Il Premio “Olimpici del teatro”, come miglior novità italiana, per il testo di “Gomorra”, scritto con Roberto Saviano. Premio Ustica per il teatro 2005, per “Quattro” scritto con Giuseppe Miale di Mauro.
È il direttore artistico del festival di teatro civile Presente indicativo e della rassegna “Teatri della legalità”. Ha curato per la casa editrice “Ad est dell’equatore” l’antologia “LA FERITA”, racconti per le vittime innocenti di camorra.