Son stato stimolato in questi giorni dalla lettura dell’articolo pubblicato su Crisismagazine a scrivere sulla libertà, uno dei temi più belli e scottanti di ogni tempo.
I cristiani, e soprattutto i cattolici, vengono continuamente tacciati di essere contro la libertà a causa della loro opposizione ai seguenti “diritti”: aborto, eutanasia, testamento biologico ecc. Su questi temi si invoca sempre il diritto di libera scelta della persona, limite invalicabile e inviolabile (secondo la stragrande maggioranza dell’umanità, senza esagerare). Ma pochi si chiedono e indagano da dove provenga questa libertà personale così tanto esaltata da ormai circa 50 anni, se non prima. Ebbene, è proprio grazie al cristianesimo, fin da San Paolo che la esplicitò in modo chiaro, che la libertà esiste in quella che noi oggi chiamiamo Europa (intendo rifarmi, oltre che all’articolo sopracitato scritto da Joseph Pearce, visiting fellow presso il “Thomas More College of Liberal Arts” nel New Hampshire, anche al pensiero di mons. Luigi Negri, relativamente al testo “Ripensare la modernità”).
LIBERTA’ DELL’ESSERE UMANO. San Paolo già nella Lettera ai Galati (3, 26-29) gridava che le antiche distinzioni tra schiavi e liberi erano scomparse perché siamo tutti Figli di Dio, cioè la nostra essenza, il nostro valore deriva non dal nostro status sociale, per dirla con poche parole, bensì dall’essere generati dallo stesso Padre, chiamati tutti a essere con Lui e di Lui. Furono tanti in seguito, tra i più grandi pensatori cattolici, a continuare questa difesa della libertà personale di ogni individuo. Francisco De Vitoria nel 1539 nella Relectio de indis, riportando San Tommaso e prendendo le difese degli indios, scrive: “.. come dice bene San Tommaso, per diritto naturale gli uomini sono tutti liberi” (La questione degli indios, ed. Levante, Bari, p.36), e riguardo all’opportunità o meno di convertire a forza i pagani scrive: ”S. Tommaso sostiene che i pagani non devono essere costretti ad abbracciare la fede, poiché il credere è proprio della volontà”.(idem, p 101). Sentir dire ben 515 anni prima della Dichiarazione dell’uomo e del cittadino che “tutti gli uomini sono liberi per diritto naturale” è una cosa che potrebbe sorprendere molti, ma non chi è veramente informato della verità dei fatti.
La definizione di libertà come facoltà di ogni uomo fu stabilita nell’alveo della cristianità in modo netto e schietto e non, come ormai la storia “ufficiale” vuole farci credere, durante la Rivoluzione Francese. Fu nell’1800 circa, se non prima, che si stabilirono al contrario le basi per quello che poi avvenne durante l’ultima guerra mondiale: con l’inizio della scristianizzazione dell’Europa, dovuta agli Illuministi, si incominciò sempre più, ma in modo “quasi” impercettibile, a perdere i valori fondamentali della persona: se sei figlio di Dio la tua dignità non può essere scalfita, anzi essa viene esaltata; ma se diventi frutto del caso su cosa si basa la tua dignità? Se l’esserci o non esserci è indifferente al cosmo, se la persona non ha alcun scopo ultimo, alcun fine, non si può che concludere con Nietzsche e la teoria del “sopravvive il più forte”. Se l’uguaglianza dell’uomo è negata, la libertà è in pericolo. Il filosofo tedesco infatti divise l’umanità in due classi, Ubermenschen e Untermenschen, uomini superiori e uomini inferiori, degni di vivere i primi, massa subumana degna di morire i secondi, e forse a qualcuno potrà venire in mente quello che i nazisti teorizzarono rispetto alla distinzione delle razze e della superiorità ariana, destinata a dominare il mondo. Da bravi materialisti quali erano non lasciarono certo le loro idee nel mondo iperuranico. Fu appunto il ’900 il periodo della storia dove veramente gli uomini fecero a meno di Dio, arrivando non solo a perdere la propria umanità, toccando punte di perversione diabolica. Fu la conseguenza diretta del mancato rispetto del concetto cristiano di uguaglianza tra gli uomini: “Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Gesù Cristo, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più né Giudeo né Greco, né schiavo né libero, né uomo né donna, perché voi tutti siete un essere solo in Cristo Gesù” (Galati III, 26-29).
LIBERTA’ NELL’ESSERE UMANO. Oltre alla imprescindibile connessione tra libertà e uguaglianza, l’altro aspetto della libertà sancita dal cristianesimo è la libertà della volontà e le conseguenze ad essa. Se siamo liberi di agire (libero arbitrio) e non soltanto schiavi dei nostri antecedenti biologici, come i materialisti sostengono, dobbiamo accettare il fatto di essere responsabili delle nostre scelte e delle loro conseguenze. Al contrario la visione fortemente ateista di riduzionismo e materialismo pretende -per restare coerente con sé stessa- di negare all’uomo la facoltà del libero arbitrio, è un’illusione ci dicono, siamo tutti schiavi dei nostri istinti biologicamente determinati. Ancora una volta la negazione di Dio porta alla negazione della libertà. Perché, infatti, dovrebbero difendere qualcosa che non credono esista?
Per concludere, abbiamo osservato che il concetto di libertà dell’essere umano e libertà nell’essere umano (libero arbitrio) provengono entrambi dal cristianesimo e sono da esso sostenuti e difesi ancora oggi. Tacciare il cristianesimo di non lasciare la libertà all’individuo è dunque antistorico e contrario alla stessa natura della religione cristiana. Se poi alcuni uomini “cristiani” hanno fatto e faranno atti riprovevoli contro la libertà, e la storia ce li mostra, questo non toglie che tali azioni vennero compiute innanzitutto contro la loro stessa fede e il loro Dio. Una frase di G. K. Chesterton si adatta perfettamente alla situazione: ”Il mondo moderno … ha usato e usa tuttora le verità che gli arrivano dall’antico tesoro della Cristianità; che includono certamente verità conosciute dall’antichità pagana, ma cristallizzate dal cristianesimo”.