di Stefano Biavaschi*
*teologo
Che un uomo, ordinatosi sacerdote, possa gettare la tonaca alle ortiche solo un anno dopo, sono fatti suoi (per modo di dire, perché ogni fatto è di tutti, specie se sei un uomo di chiesa). Ma che poi lo stesso uomo pretenda di dare lezioni al Papa, appare un po’ eccessivo. Eppure è quello che Vito Mancuso fa tutti i giorni con i suoi scritti.
E, si sa, appena qualche teologo eterodosso attacca il Papa o il Magistero, c’è sempre qualcuno pronto a fargli fare carriera, come fa (naturalmente) il quotidiano La Repubblica che dal 2009 gli concede una rubrica fissa (cosa che non avverrebbe mai per un teologo in linea con l’insegnamento della Chiesa). E quando Mancuso scrive, subito la grancassa mediatica fa riecheggiare i suoi articoli un po’ dappertutto.
Qua e là sta ancora comparendo, per esempio, il suo articolo del 21 novembre 2012 in cui contesta le affermazioni del Papa sul Natale, che nel suo ultimo libro L’Infanzia di Gesù aveva dimostrato la storicità dei racconti riguardanti la Natività. Ed ecco la replica sconclusionata di Vito Mancuso in quell’articolo: «Prima della nascita di Gesù, Maria e Giuseppe o risiedevano a Nazareth (Luca) o risiedevano a Betlemme (Matteo); il loro viaggio da Nazareth a Betlemme o ci fu (Lc) o non ci fu (Mt); Gesù nacque o in casa dei genitori (Mt) o in una mangiatoia (Lc); la strage dei bambini di Betlemme o accadde (Mt) o non accadde (Lc); i genitori o fuggirono in Egitto per salvare il bambino dai soldati di Erode (Mt) o andarono al tempio di Gerusalemme per la circoncisione senza che i soldati di Erode si curassero del bambino (Lc); la famiglia da Betlemme o tornò subito a casa a Nazareth di Galilea (Lc), oppure si recò a Nazaret solo dopo essere stata in Egitto e per la prima volta (Mt)… I dati stanno o come li presenta Matteo, o come li presenta Luca, oppure né in un modo né nell’altro, in ogni caso non sono armonizzabili. Quindi se fosse vero, come scrive Ratzinger, che Matteo e Luca “volevano scrivere storia, storia reale, avvenuta” (p. 26), ci troveremmo davvero in un bel guaio, perché uno dei due evangelisti sicuramente sarebbe in errore».
In sostanza, scrive Mancuso, gli evangelisti sono in errore, il Papa è in errore, mentre lui non sbaglia mai. Eppure prendendo in mano i passi citati, non si trova alcuna contraddizione tra i due evangelisti, come scrive Mancuso, né sono confermate le sue affermazioni azzardate. Vediamo perché:
1) Prima della nascita di Gesù, Maria e Giuseppe risiedevano a Nazareth, e non c’è nessun passo in Matteo che sostenga il contrario.
2) Il viaggio da Nazareth a Betlemme raccontato da Luca non è affatto negato da Matteo: semplicemente non viene da lui narrato.
3) Matteo non scrive affatto che Gesù nasce “in casa dei genitori”, come scrive Mancuso, anzi in Mt 2,1 l’evangelista dice chiaramente che “Gesù nacque in Betlemme di Giudea”, ove certamente non vivevano i genitori, che erano dimorati a Nazareth.
4) La strage dei bambini di Betlemme non è affatto negata da Luca: semplicemente non viene da lui riportata. Mancuso insiste con il pensare che se una notizia non è riportata da tutti allora non è autentica. Come se un fatto di oggi possa non essere veritiero se solo qualcuno non lo racconta. Anzi, potrebbe essere vero il contrario: che dei fatti non vengano raccontati in quanto già raccontati da altri.
5) Secondo Mancuso la circoncisione di Gesù al tempio, narrata da Luca, escluderebbe la fuga in Egitto narrata da Matteo. E perché mai? Sappiamo bene che la circoncisione narrata in Luca avvenne nell’ottavo giorno dalla nascita, ma Matteo, invece, non riporta affatto la data esatta in cui si sarebbe manifestato il pericolo dei soldati di Erode, che poteva benissimo essersi
manifestato dopo la circoncisione stessa.
6) Lo stesso ragionamento vale per l’apparente contrasto tra la fuga in Egitto ed il ritorno a Nazaret: di entrambi i fatti gli evangelisti non riportano le date, per cui i due fatti possono benissimo essere letti in successione. Del resto, al termine della fuga in Egitto, Matteo scrive che Giuseppe, preso con sé il bambino e la madre, “andò ad abitare in una città chiamata Nazareth” (Mt 2,23), ricongiungendosi col racconto di Luca che scrive “fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth” (Lc 2,39).
In conclusione non è affatto vero che i racconti dei due evangelisti non siano armonizzabili tra loro, come scrive Mancuso; e del resto un teologo dovrebbe sapere che il compito degli evangelisti, pur raccontando fatti veri, non era quello di tracciare biografie nella concezione moderna del termine. Ci rimane dunque l’amara impressione che si voglia generare confusione tra i credenti. Anche perché questo non è l’unico caso, né l’unico autore, in cui ci s’imbatte nella tesi delle finte contraddizioni. Tesi che però inganna molti, perché poi sono pochi quelli che vanno a verificare davvero le fonti.
La lettura dei Vangeli non è certo facile, e spesso occorre una valida esegesi, fondata sulla testimonianza dei Padri e sulla Tradizione, illuminata all’insegnamento del Magistero; ma ci sembra che l’andare a costruirsi delle difficoltà inesistenti (magari solo per fare notizia) faccia il gioco di quei demolitori della verità sempre pronti a dare spazio a chi suona la loro stessa musica.