Ridurre di un anno la durata della scuola superiore: sembra proprio questo l’obiettivo del Ministero dell’Istruzione che ha deciso di estendere la sperimentazione del percorso di studi di 4 anni, anziché 5, ad altri cinque istituti, e ben tre sono del Sud Italia. L’esperimento è partito già l’anno scorso negli istituti paritari Olga Fiorini» di Busto Arsizio, «San Carlo» di Milano e «Guido Carli» di Brescia. Via libera, per l’anno scolastico 2014/2015, anche per gli istituti statali “Garibaldi” di Napoli, “Orazio” di Bari, “Telesi” di Telese Terme (in provincia di Benevento) e per gli istituti paritari «Esedra» di Lucca e «Visconti» di Roma. Molti si chiedono se la riduzione della scuola superiore sarà un bene per gli studenti o peggiorerà una situazione già disastrata di per sé, visto che da parecchi anni occupiamo stabilmente gli ultimi posti delle classifiche OCSE come livello di istruzione. In realtà, sono molti i paesi stranieri che adottano questo sistema e lo ritengono ideale per far affacciare subito i giovani nel mondo del lavoro.
L’Italia sembra quindi volersi “accodare” alle altre nazioni ma c’è chi ha già espresso un parere critico nei confronti del nuovo sistema: “Temiamo – commenta l’Anief, Associazione professionale sindacale – che si voglia allargare la sperimentazione della didattica con i tempi di apprendimento compressi a tutte le scuole superiori italiane: già il Governo Monti aveva quantificato un risparmio nazionale, attraverso la sparizione di 40 mila docenti oggi impegnati nelle classi quinte di tutte le superiori d’Italia, pari a un miliardo e 380 milioni di euro. Secondo noi, questo progetto di riduzione delle superiori porterà ad un peggioramento del problema degli abbandoni scolastici, soprattutto al Sud, dove in alcune regioni come Sicilia, Campania, Calabria e Puglia vi sono tuttora aree dove il 45% degli studenti non arrivano al diploma. Il tutto in Italia è aggravato dall’alta presenza di neet, che nel 2012, come ha rilevato il Cnel, sono arrivati a 2 milioni 250 mila, praticamente un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni”.
Qual’è quindi la soluzione per migliorare la scuola italiana? “Estendere l’istruzione a 13 anni – continua ancora l’Aief – allargare l’obbligo scolastico dagli attuali 16 fino ai 18 anni di età, in modo da coprire tutti i cicli scolastici, sino al conseguimento del diploma di maturità. Ma bisogna anche aprire all’alternanza scuola-lavoro in modo organico, per coinvolgere tutti gli studenti impegnati nel triennio finale delle superiori. E, infine, anticipare l’inizio della scuola a 5 anzichè 6 anni”.