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Liliana Pizzo, l'allenatrice senza tempo. Dalla prima Coppa Italia nel 1979 alla serie D di oggi
Creato il 12 aprile 2011 da MariellacarusoNon è proprio il ritorno sul luogo del delitto. Ma poco ci manca. Forse non tutti sanno che… la finale della prima edizione della Coppa Italia femminile si giocò a Ragusa. A vincerla fu la Torre Tabita Catania che inaugurò l’albo d’oro della manifestazione. Allenatrice di quella squadra era Liliana Pizzo che, un anno dopo, vinse lo scudetto con lo stesso gruppo di ragazze tra le quali le sue due figlie Tiziana e Donatella. Nello stesso periodo la professoressa Pizzo, così conosciuta anche se a pensarci bene Pizzo era il cognome del marito con il quale fondò la società etnea, allenava anche la Nazionale juniores femminile con la quale conquistò un più che onorevole sesto posto ai Campionati Europei di Madrid nel 1979.
Sabato e domenica la Coppa Italia torna a Catania. Per esservi ospitata. Tra le ospiti d’onore ci saranno alcune delle ragazze che alzarono quella prima Coppa insieme con Liliana Pizzo, oggi 77enne. Chi però si aspettasse di trovarsi davanti a una signora che passa il suo tempo con i passatempi tipici dell’età dovrà ricredersi. Liliana Pizzo non ha ancora abbandonato la panchina e con orgoglio rivendica la prima posizione in classifica della sua ASD Acireale nel girone D della serie D siciliana “a 8 punti dalla seconda e 9 dalla terza”.
“A 40 anni dicevo che avrei smesso di allenare a 50. A 50 che lo avrei fatto a 60. A 60 mi sono ripromessa di dire basta a 70. Adesso che sono arrivata a 77 penso di arrivare a 80. In palestra mi diverto, per me non è mai stato un sacrificio”, spiega Liliana Pizzo al termine dell’allenamento. Nel gruppo dell’Asd Acireale ce ne sono alcune quasi alla soglia dei trent’anni e altre più giovani. Ma tra lei e le ragazzine del Cas nate nel 2001 che avvia alla pallavolo, sempre ad Acireale, ci sono almeno tre generazioni.
“L’atleta più ‘anziana’ che ho allenato è nata nel 1946, adesso ci sono le bambine”, continua con un sorriso ricordando il passato. Passato che l’ha vista campionessa italiana U14 di nuoto, campionessa juniores di lancio del disco e nelle prime dieci nel lancio del peso e pallavolista nel 1949. “Avessi cominciato con la pallavolo un anno prima – afferma ridendo - mi sarebbe toccato indossare la gonnellona per giocare. Invece la scampai”.
Di quella prima Coppa Italia ricorda la rosa delle titolari: “Tiziana e Donatella Pizzo, Billotta, Ferlito, Privitera, Lenzi – recita -. Fu un exploit al punto che la Lenzi, l’unica ‘straniera’ nel gruppo delle catanesi decise di rimandare il matrimonio di qualche giorno e sposarsi dopo la finale che giocammo con Cecina e Bergamo perché la formazione di Reggio Emilia si rifiutò di venire a giocare in Sicilia”.
Da allora ad oggi sono cambiati ruoli e metodologia, sistemi di punteggio e molto altro. Ma la pallavolo di Liliana Pizzo non è cambiata. “Io la interpreto a modo mio. Ho passato anni a studiare traducendo i libri bulgari e russi quando quei paesi facevano scuola. Poi a osservarne i cambiamenti. Sono convinta che esistano due modi per guardare la pallavolo: uno esteriore che è simile per tutti e uno interno alla squadra – continua -. A me piace adeguare la pallavolo alle possibilità di ognuna delle mie ragazze. E’ inutile che chieda di murare a una che non esce dalla rete. Io insegno loro a pensare con la propria testa e a capire che lo sport deve essere un divertimento. Almeno quando l’obiettivo è la promozione in C e non uno scudetto o una Coppa Italia”.
E questa Coppa Italia chi la vincerà? “La finale più accreditata è Villa Cortese-Bergamo ma in gare secche può accadere di tutto”.
Nelle foto: Liliana Pizzo oggi, la Torre Tabita che vinse la prima Coppa Italia, la nazionale juniores del 1979, Liliana e Donatella Pizzo oggi
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