8 maggio 2014 • Recensioni Film, Vetrina Cinema
Arriva finalmente anche nelle sale italiane, seppur con grande ritardo, Lovelace, il biopic low-budget sulla star di Gola Profonda, presentato lo scorso anno al Sundance Film Festival. Linda Lovelace (interpretata da una sorprendente Amanda Seyfried), nata Linda Susan Boreman, divenne un’icona del cinema pornografico dopo lo straordinario successo di Gola Profonda nel 1972, il primo film a luci rosse legale della storia.
Nel 1980, al termine della sua fulminea carriera, la Lovelace pubblicò un libro autobiografico Ordeal in cui denunciò pubblicamente le violenze subite dal co-produttore di Gola Profonda, Chuck Traynor (Peter Sarsgaard), all’epoca suo marito. A detta dell’attrice, quest’ultimo non faceva che picchiarla, sfruttarla economicamente e non esitò a puntarle addosso una pistola pur di costringerla a lavorare in altri film pornografici. Solamente Gola Profonda incassò 600 milioni di dollari, di cui solamente 1250 finirono nelle tasche della protagonista. La Lovelace rinnegò dunque il genere schierandosi al fianco delle femministe americane contro l’industria dell’hard.
Il film, che ripercorre la vita di Linda fin dai suoi 21 anni, è quasi interamente basato sul libro e per questo non si intravede il carattere controverso della protagonista che viene presentata come una vittima fin dall’inizio. Ci furono due momenti chiave nella vita della Lovelace – le violenze subite dal marito inizialmente e la sua emancipazione in quanto donna – ma purtroppo nessuno dei due punti di svolta viene approfondito. Lo sceneggiatore si è inoltre guardato bene dal menzionare il ruolo di Linda nel movimento femminista ed evita di fare riferimento esplicito al coinvolgimento della mafia nella distribuzione del film, recentemente rivelato nel documentario Inside Gola Profonda (2005).
Diretto da due grandi documentaristi come Rob Epstein e Jeffrey Friedman (Lo schermo velato, Urlo), Lovelace prende molto in prestito da Boogie Nights – L’Altra Hollywood (1997) di Paul Thomas Anderson, inclusa la ricreazione delle ambientazioni e dei costumi degli anni ’70, ma ne capovolge la prospettiva fornendo un punto di vista femminile sull’industria pornografica, qui innegabilmente legata alla violenza domestica. La pellicola, nonostante pecchi di originalità e spesso non sembri molto convincente, è carica della giusta dose di vitalità senza eccedere nella drammatizzazione.
E’ senza dubbio la miglior interpretazione di sempre di Amanda Seyfried, la rivelazione del film, che sorprende in un ruolo non facile per la sua naturalezza e allo stesso tempo per la sua esplosività. La giovane attrice, che ha ottenuto il ruolo grazie alle rinunce di Kate Hudson e Olivia Wilde, è nota per aver interpretato il ruolo di Cossette ne I Miserabili. Attualmente è impegnata sul set del nuovo film del nostro Gabriele Muccino al fianco della gettonatissima star di Breaking Bad, Aaron Paul. Tornando a Lovelace, non si tratta di un film legato esclusivamente al porno, ma dice la sua sul mondo nascosto dietro il successo, le luci e le copertine sui giornali e soprattutto su un’epoca, gli anni Settanta, indubbiamente ricchi di contraddizioni. A questo proposito vale la pena ricordare la miniserie televisiva The Girl che mostrava la campagna intimidatoria mossa da Alfred Hitchcock contro Tippi Hedren. Come non citare inoltre la povera Marilyn Monroe e gli abusi che subì da parte dal marito Joe DiMaggio ansioso, tanto quanto Traynor, di sfruttare il successo della moglie. Non è certamente il film più originale che abbiate mai visto ma Lovelace non cede mai ai sentimentalismi ed offre il suo personale contributo al dibattito sulla violenza, l’intimidazione e l’omertà nello showbiz.
Lovelace uscirà nelle sale italiane a partire dall’8 Maggio 2014, distribuito da Barter Media, e sarà vietato ai minori di 18 anni per la presenza di forte contenuto sessuale, nudità e violenza domestica.
di Rosa Maiuccaro per Oggialcinema.net
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