Dove credete che siano andati gli unicorni, gli ippogrifi dagli occhi dolci e mansueti, le sirene gentili e aggraziate? In nessun posto sono sempre qui. E’ solo che non li vediamo.
E. Bencivenga, La filosofia in trentadue favole
Mi chiedo qual’è il momento in cui smettiamo di vedere gli unicorni, gli ippogrifi e le sirene.. quel giorno in cui beviamo tutto d’un fiato la bottiglietta Drink me come l’Alice di Carroll e diventiamo improvvisamente grandi.. quel momento per me non è ancora arrivato.
Almeno, finchè continuo a parlare con gli animali e le piante, lo considero un buon segno.
Fantasticare è uno dei miei passatempi preferiti, da sempre. Da sola, ma anche in compagnia. Gli anziani per esempio sono come una macchina del tempo in carne e ossa, capace di catapultarti in altre epoche in pochi istanti. Inizia il racconto eee… viaaaaa!! Quando ero piccola per esempio, mia nonna cuciva con la sua vecchia singer accompagnata dall’ago che bucava la stoffa come una mitraglietta e mi raccontava della sua infanzia. In quei pomeriggi invernali, in cui me ne stavo a giocare con la sua scatola dei bottoni o i rocchetti di filo, mangiando il pane con la marmellata di ribes, mi perdevo a viaggiare insieme a lei, nei suoi ricordi.. vedevo lei bambina sull’altalena costruita con un’asse di legno appesa a due corde sul ramo del caco, i bei grappoli di uva fragola abbarbicati sul pergolato, la bici da corsa bianchi appoggiata al muro del fienile, l’accetta conficcata in un ceppo di legno pronto da essere messo via per la stufa, perchè allora mica c’era il riscaldamento.. e.. potrei andare avanti all’infinito, ma non è il caso, sono qui per condividere una ricetta, mica per scrivere una biografia su mia nonna!
Ritorno un attimo con i piedi per terra, giusto il tempo di immaginare la ricetta di oggi, tipo Peter Pan quando è a tavola e davanti al piatto bianco ‘vede’ le portate già pronte, ne sente il profumo, ci si sporca le mani.. poi a un certo punto..
Cos’è questo odore?!
Uh. Ho bruciato la pentolaaa!!! Nuuuoooo!!
***
Come avrete capito dalla foto, sono tornata a proporvi un dolce. Una versione crudista dei linzer, biscottoni doppio strato ripieni di marmellata. Io ne vado pazza. Mi vengono gli occhi a cuore solo a vederli. Non vi dico quando li mangio.
INGREDIENTI
(per l’impasto di 4 biscottoni)
125 gr mandorle;
1 limone biologico;
50 gr uvetta;
2 cucchiai di cocco secco grattugiato;
1 stecca di vaniglia;
(per la raw-marmellata)
50 gr albicocche secche (o altra frutta secca a vostro piacere tipo fichi, prugne, mirtilli..)
acqua;
Ho messo ammollo le mandorle con acqua per 2 ore, per ammorbidirle.
Le ho frullate con pochissima acqua insieme all’uva sultanina, alla scorza grattugiata di un limone bio, aggiungendo un po’ di vaniglia bourbon (mezza bacca).
Ho formato una palla che ho lasciato riposare mezz’ora per dare tempo ai sapori di fare amicizia.
Nel frattempo ho preparato la marmellata raw frullando le albicocche secche con un po’ d’acqua.
Ho steso l’impasto col mattarello (se risulta un po’ appiccicoso potete mettere un foglio di carta forno tra il mattarello e l’impasto, così non si attacca) e tagliato con la formina.
Sul primo strato di biscotto ho steso un cucchiaio di marmellata e sopra ho messo un secondo strato di bioscotto, che ho poi spolverato con un po’ di cocco grattugiato.
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