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Titolo originale: Live! Durata: 96 minuti Genere: Drammatico Nazionalità: America Regista: Bill Guttentag Anno: 2007 Attori principali: Eva Mendes, David Krumholtz, Eric Lively, Katie Cassidy, Jeffrey Dean Morgan, Rob Brown, Jay Hernandez, Monet Mazur, André Braugher, Paul Michael Glaser
Trama I reality, il futuro della televisione. Fin dove è lecito spingersi. Fino a che punto è legittimo superare i limiti ed entrare nel mondo del discutibile. Una storia che solo all'apparenza è semplice, ma che racchiude una verità enorme: siamo pedine, solo oggetti utilizzati allo scopo di fare audience. Almeno fino a quando non diventerà insostenibile…
Impressioni Da tempo volevo guardare questo film, ma poi per via di impegni, dimenticanze e tanti altri piccoli fattori, era scivolato nell'oblio e me n'ero completamente dimenticato. Ebbene, ora ho colmato la lacuna e devo ammettere che, alla fine, ho trovato proprio quello mi ero immaginato.
Live! È un film duro, cinico, quasi satirico per certi versi, che fa dell'ironia un'arma tagliente e letale. Una pellicola in grado di mostrare il lato peggiore della televisione, di come questa non si faccia scrupoli a far uso di qualsiasi mezzo pur di ottenere ascolti. Tutto in virtù dello share, di quella maledetta percentuale che significa, metaforicamente parlando, di vita o morte. E tutto il film è giocato su questa metafora, sul connubio fra fallire o vincere, fra vivere o morire. E a farne le spese non sono solo i partecipanti...
Vedere Katy, la protagonista, battersi, mordere come un lupo, e farsi strada a suon di colpi sempre più diretti, tutto per ottenere l'approvazione di un qualcosa che, a primo acchito, suona distorto è indimenticabile. E fa malissimo.
Perché non si può prendere sei persone e farli giocare alla roulette russa… Perché non puoi mostrare in Tv la morte di una persona… Perché non è giusto… Ma siamo proprio sicuri?
Non credo…
Durante la visione si passa da due distinti stati d'animo. Così come l'opinione pubblica comincia a comprendere il concetto che sta alla base del reality, anche noi scopriamo che l'indicibile diventa possibile e che la prospettiva di assistere ad un suicidio in diretta non è poi tutto questo dramma. In fondo, in Tv, si vede ben di peggio. Basta guardare il telegiornale… Oppure un qualsiasi talk show… Ormai nulla fa più impressione e l'unica cosa in grado di scuotere l'animo della gente è sempre e solo quello, il dolore altrui.
Quindi, perché non sfruttarlo? Perché non farne un format e sbatterlo in prima serata, magari vendendo spazi pubblicitari o colpendo dove fa più male, al cuore della gente? È logico e la diretta conseguenza del nostro animo, l'erede delle nostre aspettative in ordine di successione. E quando inizia il reality, quando ci si appresta a vederne i risultati, non ci fa più effetto quello a cui potremo assistere. Ce ne siamo fatti una ragione, lo abbiamo assimilato e senza che ci crei alcun dilemma etico, lo accettiamo.
Quello che sto dicendo può suonare storto e probabilmente voi sarete i primi a dirmi che non è così, che mi sbaglio. E lo accetto. Perché lo capisco. Anche se non lo condivido…
Perché alla fine, a voler essere onesti, non esistono differenze fra una persona che per soldi si getta da 30000 metri di altezza (anche se non ammetterà mai che i soldi hanno una profonda influenza sulla scelta di rischiare) o chi si punta una pistola alla testa con la prospettiva di tornarsene a casa con cinque milioni di dollari. In ogni caso si rischia la vita… Comunque si ottiene la gloria… Si diventa leggende, che si viva o si muoia. E questo è quello che conta, quello che soddisfa il nostro ego.
E come dice un personaggio del film, poco prima di premere il grilletto, "E dopo questa baby, sulle onde per sempre".
Come dargli torto?
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