Sto leggendo qualche articolo sulla promozione dell’attività professionale da parte dei colleghi psicologi su siti di vendita di coupon come Groupon.
Per lavoro mi capita di fare diverse giornate di formazione alle imprese sulle tecniche e opportunità di marketing online. Parlo anche dei siti di offerte, di cui Groupon è uno dei migliori rappresentanti, e metto sempre in guardia gli imprenditori: con Groupon non guadagnerete nulla o quasi per il vostro servizio/prodotto, al massimo potete usarlo come un’occasione per farvi conoscere da un pubblico più ampio.
Ma attenzione, non è detto che le persone che comprano il vostro servizio/prodotto scontato, saranno disposte a tornare e a pagarlo a prezzo pieno.
Di solito le persone che “vanno in cerca di sconti”, passano da un’offerta all’altra, assaggiando un po’ di tutto, e godendosi anche il piacere della novità.
E questo va benissimo nel caso in cui lo sconto sia su una cena al ristorante, una notte in un B&B, un taglio di capelli.
Va bene anche nei casi in cui lo sconto sia su uno screening medico altrimenti costoso (anche se lo studio che effettua la prestazione non percepirà quasi nessun compenso).
Il discorso per le prestazioni mediche e psicologiche è una faccenda del tutto diversa (imho).
In generale, “al di là dell’impatto di proposte obiettivamente convenienti, la sensazione che queste offerte determinano nel pubblico è che gli onorari comunemente richiesti per le medesime prestazioni siano sproporzionati ed ampiamente ingiustificati a fronte di qualcosa che in realtà è possibile offrire per molto meno.
Ne deriva così una ulteriore sfiducia nei confronti della classe medica, la cui popolarità viaggia già ai minimi storici per le note e martellanti campagne mediatiche sulla cosiddetta <malasanità>” (cito il dott. Piscitelli che ha espresso quest’opinione in modo ineccepibile).
In particolare, per la professione di psicologo, il rischio è quello sia di screditare la professione (la cura dell’anima non è una passeggiata e non si fa in un paio di sedute), sia di avere scarsi risultati, con la conseguenza di ottenere pazienti insoddisfatti e terapeuti frustrati.
Concordo con i colleghi che hanno già scritto sul tema mettendo in luce due problemi particolari:
- la difficoltà ad instaurare una relazione terapeutica quando lo psicologo viene scelto sulla base del prezzo e non sulla sua professionalità (non dico che uno psicologo in sconto non sia professionale, ma la percezione del paziente può essere svalutante)
- la difficoltà nel lavorare con un paziente con una blanda motivazione al cambiamento(se voglio davvero cambiare non aspetto l’offerta ma mi muovo per cercare un terapeuta con le spalle larghe). Sappiamo bene come già il processo di cercare il terapeuta, chiamarlo e attivarsi per una visita sia un primo passo di cambiamento di per sé. E’ diverso se tutta questa catena viene saltata grazie ad un’offerta che arriva direttamente nella casella di posta e richiede di cliccare un tasto per aderire all’offerta.
Per approfondire vi invito alla lettura degli articoli già apparsi sul tema:
- http://www.medicitalia.it/luciopiscitelli/news/1603/Prestazioni-sanitarie-su-Groupon-Vera-convenienza-o-specchietto-per-le-allodole
- http://enricomariasecci.blog.tiscali.it/2012/09/09/psico-groupon-il-web-souk-nelle-professioni-sanitarie/?doing_wp_cron
- http://psicologoinfamiglia.myblog.it/2013/01/21/psicologi-in-saldo-su-groupon/