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Lo scenario del dopo Monti.

Creato il 11 dicembre 2012 da Cristiana

Lo scenario del dopo Monti.

Tutto secondo copione.

Berlusconi ha atteso l’esito delle primarie del centro sinistra per decidere cosa fare e la questione era molto semplice: se avesse vinto Renzi si sarebbe determinata a sinistra una leadership attraente in modo vasto e di forte rinnovamento e quindi, una candidatura Berlusconi, sarebbe sembrata insensata e le primarie del PDL sarebbero state obbligate. Scriveva Alfano su twitter il 22 novembre (ormai un secolo fa): “Faremo le #primariepdl il 16 dicembre. Saranno 23 giorni entusiasmanti. In bocca al lupo a tutti.”

Fino a qualche mese fa Monti era il premier preferito dagli italiani. A seguire c’era Renzi che forse le primarie le avrebbe perse lo stesso, ma se avessero potuto votare tutti (come a Milano, Cagliari e Firenze) nel giorno del voto forse il risultato sarebbe stato diverso.

Le primarie del centro sinistra le ha vinte Bersani forte del sostegno di Vendola. In sostanza ha vinto la vecchia “gioiosa macchina da guerra”, quella che da venti anni si batte con Berlusconi, perdendo o non riuscendo a stare insieme quando vince.

E Berlusconi ha il suo copione ben noto da interpretare: agitare il pericolo comunista e raccogliere tutta quella voglia di rivalsa verso la sinistra arcaica che ancora percorre molte anime del Paese, dire al Paese che quella compagine non è mai riuscita a stare insieme per più di un paio di anni. E ancora: può incarnare la pancia della gente come nessuno meglio di lui sa fare. Oggi ha detto: “chi se ne frega dello spread”. Alzi la mano chi non ha sentito dire questa frase nelle fabbriche, in fila alla Posta, nella sala d’attesa del medico, dal fruttivendolo. Alzi la mano. A questo tipo di populismo bisogna opporre una forza d’urto talmente innovativa, da sradicarlo dalle pareti di quelle pance.

Ci sono due variabili aggiuntive rispetto al 1994: Grillo e Montezemolo. Il primo, venendo meno l’ipotesi Renzi, sarà l’unico a poter indossare lo scettro del rottamatore della casta di cui questa volta fa parte anche Berlusconi (e ce ne è voluto per infilarcelo, lui riesce sempre ad incarnare l’imprenditore che si sacrifica, che non ha bisogno, contro i politici di professione, burocrati, parcheggiati nelle stanze delle istituzioni e inadatti a qualsiasi altro mestiere).

Montezemolo può interpretare, invece, quello che scende in campo per salvare l’Italia dalla classe politica inetta, cioè, da vergine, il ruolo che del 1994 era di Berlusconi, ma senza l’aspetto populistico, quindi facendo leva sulla responsabilità. Non avrà molto consenso ma forse quanto basta per essere determinante al Senato con chi vince alla Camera. Una cosa è certa: Montezemolo e Casini tenteranno di ereditare il consenso del governo Monti. Faranno una battaglia di posizionamento che possa bastare per entrare in parlamento ed essere determinanti per il prossimo governo.

Bersani e compagnia dovranno barcamenarsi  in una posizione più ambigua dal punto di vista della comunicazione: non potranno prendere le distanze nette da Monti, ma un po’ sì. (il rischio è che la coalizione si presenti allo sbaraglio con un Vendola anti Monti e un Enrico Letta montiano doc senza trovare una sintesi chiara che determini una linea definita). Non potranno rinnovare tutti gli eletti, ma un po’ sì.

Grillo potrà dire che fanno tutti schifo e capitalizzare gli incazzati di ogni tipo: con Monti, con Berlusconi, con una sinistra che non riesce a rinnovarsi.

Con questa legge elettorale il rischio di instabilità è enorme. Non solo al Senato. Ed era il motivo per cui Napolitano voleva a tutti costi cambiarla per non correre mai il rischio che alla camera Grillo potesse prendere il premio di maggioranza.

Due scenari.

Uno. Il PD e SeL dilapidano il patrimonio raggiunto con le primarie (se non fanno le primarie per i parlamentari e magari mettono in lista i soliti noti o troppi di loro) e Grillo prende il premio di maggioranza alla Camera ma non al Senato. Si torna a votare.

Due. PD e SeL prendono il premio di maggioranza alla Camera, ma al Senato non ce la fanno ed hanno bisogno del terzo polo. Monti Bis o similare oppure se Vendola si impunta (come auspico) si torna a votare.

Rispetto profondamente il risultato delle primarie del centro sinistra, anche se le regole restrittive – mai usate prima e che non saranno usate per le altre primarie in corso – hanno certamente influito sul risultato. Eppure non riesco a non pensare al fatto che il centro sinistra aveva la carta da giocare per vincere in modo netto e per determinare un nuovo corso, lungo e stabile. Le primarie hanno deciso altrimenti, pazienza.

Ora l’unica possibilità di Bersani, secondo me, è andare a prelevare Renzi da Firenze e chiedergli di fare campagna insieme e dare un segnale forte di rinnovamento vero: ma dovrebbe essere una cosa davvero rivoluzionaria.

Che non accadrà.

Troppo complicato scaricare alcuni e soprattutto fare la sintesi tra i suoi sostenitori che sono spesso in antitesi: penso ad Enrico Letta e Fioroni o Vendola che sono tra loro agli antipodi. E’ un po’ come mettere insieme Casini e Vendola. Uguale. Eppure gli elettori gli hanno dato mandato chiaro di trovarla, quella sintesi.

Dal canto mio penso che Renzi farà bene a restare a fare il sindaco e a capitalizzare quella parte di credibilità che, ho come l’impressione, gli servirà molto presto.


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