Come gustare appieno la lettura de Lo sguardo e il gusto di Patrizia Traverso
“Il pensiero gastronomico di poeti, romanzieri, umoristi e filosofi ha sollecitato le mie fantasie fotografico-culinarie che a loro volta hanno trovato una sponda nelle citazioni scovate in un capolavoro della letteratura italiana di ogni tempo, la Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi. […] Così il piacere della tavola, quello della lettura e della fotografia si sono alimentati a vicenda.” (dalla Nota dell’Autrice)
Patrizia Traverso è un’autrice di “fotoparole”, collages concettuali di scatti fotografici e citazioni che si integrano gli uni con le altre. Una donna energica e sorridente, protagonista della tappa milanese di Per tutti i gusti dedicata alla terra in cui vive e lavora, la Liguria. L’ho conosciuta in occasione della presentazione alla Feltrinelli di Corso Buenos Aires del suo volume Lo sguardo e il gusto, edito da Tea. Ha partecipato all’evento Barbara Sgarzi, giornalista, blogger e esperta di social-media. Ma soprattutto ligure dop!
Volume ricco di belle immagini pulite e sincere come gli occhi di Patrizia. Ho riso molto leggendo le citazioni e misurandomi con l’italiano desueto dell’Artusi (non solo padre della cucina ma anche sommo diffusore della lingua italiana). Condividete con noi la sorpresa per un Joseph Conrdad insospettabile cultore di letteratura gastronomica capace di affermare che “L’obiettivo di un libro di cucina è uno e inequivocabile. […] accrescere la felicità degli esseri umani”.
Patrizia ci racconta anche che all’ultima edizione del Campionato Mondiale di Pesto alla Genovese al Mortaio, di cui vi abbiamo già parlato, una volta che la sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale si è svuotata lei è rimasta a fotografare i cento mortai dei cento finalisti, non trovando due pesti dello stesso verde, tanto è interpretativa la ricetta, o meglio la tecnica, del pesto.
Mi ha fatto molto piacere ascoltare Barbara, donna acuta e ironica, che iniziando da una citazione del mio adorato Calvino ha descritto efficacemente la dualità del rapporto dei liguri con la loro terra -ci sono quelli che rimangono attaccati al loro scoglio come le telline e quelli che girano ogni angolo del mondo portando con loro la nostalgia per la loro terra-. Ha poi affermato che la cucina ligure è fatta di pochi e semplici ingredienti, aggiungendo con un sorriso che tutti erano liberi di ironizzare sul fatto che questo fosse sintomo dell’intrinseca tirchieria dei suoi conterranei.
Pubblico in sala molto partecipe con domande sui piatti liguri tra cui la cima alla genovese per cui chiudo il post sulle note de A Çimma capolavoro in lingua genovese di Fabrizio De André e Ivano Fossati, in cui si racconta in versi della preparazione di un celebre piatto, “battezàlu ‘ntou prebuggiun” (battezzata nelle erbe aromatiche). Perché citando solo me stessa “Il cibo è poesia allo stato puro”.