Natalia Aspesi, ospite della puntata di Rai3: Le Storie – Diario Italiano parla dei suoi cinquantanni passati a commentare il costume degli italiani. Argomento vasto e continuamente alimentato dall’attualità. Parlarne è utile per migliorarlo, spiegarlo e esorcizzarlo.
Aspetto ovviamente secondario, una strumentalizzazione tardiva che si commenta da sola, come evidenziato dalle parole della Aspesi:” La vita privata di un uomo è affar suo, noi tutti ricorderemo le sue belle canzoni, non ci importa della sua vita sessuale, ancora più spregevole è l’attacco degli stessi gay che lo hanno accusato di non essersi dichiarato pubblicamente, sono questioni inutili”. Ha ragione la scrittrice ma, se nel caso di Dalla si sta andando ad interferire e sfrucugliare la vita personale e privata di chi non ha mai voluto esternare le sue cose intime è perché viviamo ancora in un paese che non riesce a diventare grande e questa polemica resta una macchia sul momento dell’ultimo saluto a Dalla. Del resto non possiamo negare che in passato non esisteva la copertura dei media e questi fatti potevano scomparire nel nulla senza che qualcuno si prendesse la briga di andarli a cercare per un confronto che sfoci in un’auspicabile crescita collettiva.
E che dire di un ex ministro della Repubblica italiana e leader del Carroccio che ne se esce con la frase : “Monti rischia la vita e il Nord lo farà fuori. Prima ci porta via i soldi e poi ci riempie di mafiosi in soggiorno obbligato. Prima o dopo qualcuno si decide a impiccarli in pubblica piazza”. Un rappresentante politico che svolge funzioni pubbliche dovrebbe fare un uso più saggio del linguaggio. Istigare a comportamenti eversivi con le parole è da irresponsabili, perché rischiano di accendere gli animi in un momento in cui il Paese ha bisogno di trovare compattezza e unità. Del mio stesso parere Natalia: “Sono per il ridimensionamento della notizia, andrebbe arrestato è una minaccia, sono cose negative e orribili”. Le parole del leader della Lega Nord suscitano l’indignazione, l’allarme e l’ironia di noi cittadini che in un medesimo contesto verremmo denunciati, mentre il suo uso di un linguaggio violento e intollerante continua a essere considerato folklore. Citando un passo del Wilhelm Meister di Goethe, Gramsci annotava: «Sono veramente pochi coloro che riflettono e sono nello stesso tempo capaci di agire”.Questi sono solo esempi che servono a interrogarci sull’assenza, in Italia, di indignazione contro un malcostume e l’illegalità diffusi. Come gli altri Paesi dell’Occidente anche la nazione italiana è priva d’ogni fondamento di morale e d’ogni vero vincolo e principio conservatore della società? Si tratta di una desertificazione dell’esistenza che è il prodotto di una solitudine collettiva? Gli Italiani sono arrivati al capolinea e ciascuno fa come meglio crede?
Non possiamo non constatare che viviamo in un contesto storico dove manca ogni sorta di attività che comporti la ricerca di un obiettivo, viviamo in un epoca priva di illusioni e di aspettative, senza occupazione, senza scopo, e ristretta al solo presente ma, credo sia semplicistico affermare che il mondo va per conto suo. Dire, reagire e manifestare ha ancora importanza, alla fine i concetti sedimentano e qualche cosa piano piano si costruisce.
Dobbiamo coltivare le speranze nell’avvenire. Dobbiamo ritrovare la voglia di affermare la propria dignità, la legittimità dei propri desideri, delle proprie aspirazioni, dei propri sforzi, dobbiamo ritrovarci come collettività impegnata con forza a farsi strada all’interno di molti dei processi di lotta o di resistenza che dovranno animare la nosta futura scena sociale.