I giorni di festa si sono snocciolati così come previsto. La ‘povna (dopo essere andata in piscina) ha accolto in viale dei Ciliegi Mr. e Mrs. Mifflin, insieme ai quali ha prima confezionato, e poi mangiato con soddisfazione e brindisi, un ottimo, ancorché calibrato, pranzo di vigilia. Poi, dopo il caffè e l’amaro con una Viola di passaggio (e uno scambio di libri e doni, che è sempre piacevole), hanno rassettato la casa e si sono messi in viaggio. Nella città della stazione nota, dopo la sosta da nonna ‘povna e zia Fanatica, il 25 ha festeggiato l’arrivo di Thelma. E qui un nuovo pranzo, libri, doni pensati con impegno, ha accolto le due cugine prima del treno che le portava al nord. Una dormita, sonora e piacevolissima, ha tenuto loro compagnia mentre Trenitalia sfrecciava nel buio di pianura e montagne. La loro destinazione si è rivelata inaspettatamente piovosa rispetto ai climi che avevano vissuto in precedenza, ma è stato l’unico inconveniente di tre giorni che sono solo belli, se si prendono con il giusto spirito.
La zia-mamma aveva preparato una cena adatta a chiudere il cerchio, e che riecheggiava assaggi già condotti come a dire ‘implicite tradizioni di famiglia’. Niente di pesante, pacchianamente all’eccesso: un po’ di Franciacorta, il Monte Bianco, e due crostini di fois gras. Così, dopo saluti, brindisi e pacchetti, la ‘povna e Thelma sono infine planate a casa di Ginger, per la festa di loro tutti insieme.
Lì, piano piano, sono arrivati tutti (chi in pigiama, risvegliato dal sonno post-prandiale delle feste, chi in scioltezza, chi arrancando sopra i gomiti). E tutti sono stati travolti dall’atmosfera di sorpresa e di annuncio. In breve la festa si è trasformata in altri brindisi, e attese, e congratulazioni; e non era soltanto questione di natale. L’asse delle attese si proietta di già, splendidamente, verso il 2014, quando i primi sei mesi saranno scanditi dall’avvento di quello che si annuncia la cerimonia dell’anno (e non solo per loro, comunità).
All’alba delle 2 di notte la Chiquitita accompagna infine a casa la ‘povna insieme a Thelma. Semolino è sveglio, a pancia all’aria, a pretendere carezze. Loro due attendono, di buon grado, al duro compito. E, mentre si infilano sotto il piumone e le coperte, la ‘povna si conferma in quello che, in questi giorni, ha detto più o meno a tutti: il natale è dei bambini, questo è certo. Però nello stesso tempo a lei, passata una certa età (quella della contestazione, per intendersi, del passaggio da giovinezza a età adulta, da soggetto passivo a attivo e orgoglioso pagatore delle tasse), nella quale interrogarsi sul valore delle feste diventa rito di passaggio, esibire un atteggiamento Scrooge, di prassi (l’eccezione, per definizione, non fa testo), sembra davvero posa, e poco altro.
Perché è possibile, senza eccessi (di cibo, di doni, di tutto), prendersi un paio di giorni per concedersi qualche piccolo lusso: una delicatessen, la visita a qualcuno che non si vede da tempo, un consiglio di lettura inaspettato e perfetto, il gusto di un’ora piccola da accogliere, il giorno dopo, senza sveglia. La ‘povna lo ha imparato (pure tardi) qualche anno fa, e se lo è tenuto per detto. E, da allora, ha smesso ogni velleità intellettualistica (“ah, il natale, l’ipocrisia, il consumismo”); e si gode, felice e ben contenta (un pensiero dispiaciuto a chi, di default, mantiene il broncio), la sua personale, e soddisfatta, versione del natale.
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