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Lo sport che amo: lo scozzese che divento' britannico

Creato il 24 aprile 2013 da Bagaidecomm @BagaideComm
LO SPORT CHE AMO: LO SCOZZESE CHE DIVENTO' BRITANNICOLo sport è fatto di ere, e se capiti nell’era sbagliata non c’è niente da fare. Pensate al povero (si fa per dire) Cristiano Ronaldo: è senza dubbio il più forte tra gli umani, ma poi c’è quell’extra-terrestre di Messi che si porta sempre a casa capra e cavoli. Situazione analoga, o forse peggiore, è quella di Andy Murray, che non solo si è trovato davanti varie volte il tennista più forte di tutti i tempi (superfluo dire che si sta parlando di Roger Federer), ma anche quell’altro fenomeno di Rafa Nadal e, ultimamente, persino Novak Djokovic. Una frase, più di altre, fa capire quale sia la situazione di Murray: “quando perde è scozzese, quando vince è britannico.” Dopo una serie di sconfitte nelle finali dei Tornei del Grand Slam, il 2012 sembra poter essere l’anno buono per il colpo grosso (ma lo sembravano anche il 2011 o il 2010 se è per quello). 2012 che risulta essere ancor più ricco degli anni precedenti per via del Torneo Olimpico. In Australia il suo cammino si ferma alle semifinali contro Djokovic, al Rolan Garros cade ai quarti per mano di Ferrer e a Wimbledon viene sconfitto dal vero padrone di casa (nonostante il passaporto dica Svizzera) Roger FedererSi arriva al mese di agosto e la pressione sulle spalle del ragazzo di Glasgow è davvero tanta. Andy si rende conto di avere a disposizione la chance di una vita: un’Olimpiade in casa (almeno se vince, altrimenti casa sua torna ad essere la Scozia). Murray raggiunge la finale, ma si trova di fronte un Federer ancor più affamato del solito perché a caccia dell’unico titolo che manca alla sua bacheca: l’Oro Olimpico. Secondo molti l’epilogo è già scritto, ma il 2012 è l’anno della Gran Bretagna e quindi accade ciò che solo nello sport può accadere: il brutto anatroccolo diventa cigno. Murray, dopo un match di due ore, si porta a casa il trofeo più importante potendo finalmente cantare a testa “God Save the Queen”. A dimostrazione del fatto che nello sport ciò che conta veramente sia la convinzione di potercela fare, un mese dopo il tennista britannico (è proprio il caso di dirlo) trionfa anche agli US Open. Si può attribuire qualsiasi etichetta ad Andy Murray, ma da quel magico 5 agosto 2012 quella di “perdente di successo” è stata stracciata per sempre. 
Carlo Battistessa

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