
prologo:
in uno dei suoi scritti, Agostino da Ippona- ovvero sant’Agostino- ebbe ad affermare, riguardo alla fondamentale funzione del Governo, come “in sua assenza, le persone si opprimerebbero a vicenda e si divorerebbero l’un l’altro, proprio come un pesce più grande ne divora uno più piccolo, e poi viene a sua volta divorato da uno più grande di lui.”.I. il giardino dell’Eden (la Caduta)la storia del pensiero occidentale è percorsa da un fil rouge che arriva fino ad oggi: la sfiducia nelle capacità dell’Uomo. a dimostrazione, possiamo tirare in ballo il Peccato originale che fece della stirpe di Adamo- e quindi, stando a quelle storie, di tutti noi- dei piccoli concentrati di malvagità; ma anche i grandi pensatori greci: Aristotele in primis, che sì, avrà pure definito l’uomo come un animale sociale (ma non socievole), stemperando un po’ la gravità della questione, ma ha comunque ribadito quanta parte dell’azione umana è direttamente prodotta dai suoi appetiti più bassi. gli esempi si sprecano, proprio perché non c’è mai stata disquisizione (da Tucidide ai moderni rivalutatori del darwinismo sociale) con risultato diverso dalla massima, poi hobbesiana, dell’homo homini lupus.
II. Hobbes, Adams (le relazioni inter-personali)
conseguenza naturale dell’inaffidabilità (secondo certi scienziati, geneticamente) insita nell’uomo, è la necessità del Leviatano: una grande testa pensante che metta la museruola ai nostri istinti, un re- non a caso riflesso terreno dell’autorità celeste- che ci dica cosa fare e cosa non fare, cosa è giusto e cosa no. ci sono voluti secoli, lotte, rivoluzioni, massacri e quant’altro affinché la monarchia, da assoluta, diventasse costituzionale, per poi lasciare spazio addirittura al modello repubblicano, ma la faccenda rimane sempre la stessa: l’uomo continua a essere governato da un autorità, e sempre per via di questa sua famigerata incapacità di auto-regolamentarsi, si legifera su qualsiasi aspetto dell’esistenza, nulla più viene lasciato all’autonomia di giudizio (o pensiero), col risultato che siamo diventati dei piccoli automi alienati l’uno dall’altro.
III. Adam Smith e lo spirito del capitalismo
a livello sociale (e, quindi, economico) il riflesso più immediato dell’intera questione si è avuto con la formalizzazione del sistema capitalista, forte dell’iper-giustificazione- etica, psicologica, culturale in senso lato- agostiniana del pesce grande che mangia il pesce piccolo. in pratica, ha dato il via a una gara di spietatezza, in cui raggiungeva il primo premio chi riusciva, nella maniera più subdola e sottile, ad abbindolare l’altro e a depredarlo. ricorrendo ad esempi più attuali, possiamo far riferimento al rampantismo d’accatto che regna nella grande industria e nella burocrazia, arrivando finanche a pervadere la fisionomia stessa dei rapporti fra individui.
IV. illusioni
e se invece la valutazione negativa della natura dell’essere umano fosse solo uno sbaglio?se le migliaia di nefandezze di cui l’uomo si è reso autore non fossero dei lampanti esempi della sua abiezione, bensì risultato ultimo e perverso di anni di oppressione, repressione, sfruttamento e autoritarismo?




