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A differenza di quanto accade per tutti gli ambiti della vita, per descrivere lo #streaming di ieri bastano poi tre tweets. Purtroppo ho un blog e non posso esimermi dal partecipare al virtual-debate numero uno di queste ore: altrimenti farei come quelli che hanno FB «però, guarda, non ci vado mai e metto solo le foto che contano, per me». Se uno sceglie un mezzo (UN BLOG, FB), deve accettarne i fini (SCRIVERE, FARSI SPIARE). E varrebbe anche per Grillo: dal momento che ha scelto come arena per le sue battaglie il Parlamento (il mezzo), dovrebbe accettarne il fine (il compromesso, che usando una parola più nobile, nonché decisamente più #social, è la democrazia).
Che fare dunque, su questo blog?
Scrivere sulla non democraticità dell'uomo politico Grillo è come scrivere sul populismo dei suoi argomenti. È inutile, perché il tragicomico ha inventato una tautologia pirandelliana a difesa di questa critica: te lo dice prima lui, che è populista; te lo dice prima lui, che non è democratico. TOP.
Potrei allora scrivere sulla non trasparenza della trasparenza streaming (su cui, per altro, già mi dilungai in occasione del Bersani-Crimi). In generale, non esiste nulla di più opaco di due politici davanti alla telecamera (di fronte agli elettori). Persino Renzi, è ovvio, è un mentitore di professione (usando una parola più nobile, nonché decisamente più #social, è un politico). L'avete sentita, la sua vocina finto-commossa, quando, temendo di avere perso il confronto (perché da show-man a show-man l'ha perso, e di brutto) si è detto dispiaciuto per gli elettori del M5S? E quando ha tirato in ballo «il dolore vero delle persone»? «Il dolore vero delle persone» di Renzi è come «il pane» di Di Battista, è come tutte le emozioni di fronte a una telecamera, è la De Filippi. Ma questo gli italiani, figli di Taricone e nipoti dei buchi della serratura, non lo capiranno mai. A noi sbirciare ci piace troppo, anche a costo di rinunciare alla realtà. Siamo fatti così. TOP.
Che dire, dunque, di questa inquitante vicenda? Al di là di tutto (della bruttezza, della tristezza, dell'irresponsabilità di questo vecchio istrione che tiene al suo fianco, blandendoli con parole ideologiche, questa corte di giovani volonterosi e limitati), al di là anche dell'anomalia politica italiana che ha raggiunto livelli parossistici che nemmeno durante il ventennio berlusconiano, un fatto politico è stato finalmente chiarito una volta per tutte. Non esiste faglia tra leader e Movimento, con buona pace delle 4.000 o più anime che si erano espresse per il confronto, con buona pace dei parlamentari (la minoranza, ma ci sono) che iniziano a stare a disagio. Non esiste questa duplicità di livelli. Grillo o governa solo o non governa: e nessuno può uscire da questa linea, se non a costo dell'espulsione. Sia chiaro, nessuno si aspettava nulla dall'incontro con Renzi. Ma la volgarità della violenza di questo vecchio dalla dubbia sanità mentale è un messaggio politico inequivocabile alla base e agli elettori: o solo io o niente. L'unico modo che Renzi avrebbe avuto per spiazzare questo terrorista sarebbe stato quello di presentarsi senza pantaloni e mutande, o, che so, spalmarsi la faccia di merda. Perchè non vi è istituzione, convenzione o forma di rispetto afferente al comune dialogo (politico, ma anche non) tra due persone che Grillo intenda rispettare. Mi obbietterete che già si sapeva, beh, io sono lento e l'ho capito definitivamente solo ieri; anche perché, la sera prima, avevo assistito con grande piacere, su LA 7, a uno splendido, civilissimo, politicissimo faccia a faccia tra Giachetti e Di Maio. Se non ci fosse Grillo, senza la neo-ideologia di Casaleggio, due persone così governerebbero insieme il paese.
Il Movimento 5 Stelle non è un movimento rivoluzionario, Grillo è un rivoluzionario, perché si pone al di fuori di qualsiasi logica politico-istituzionale vigente. C'è a chi piace, c'è chi è caduto in amore esattamente con questo fatto. Benissimo, ogni epoca si sceglie le sue eversioni anti-sistema. Abbiamo passato più di un secolo dietro a Marx, mezzo secolo dietro Mao Zedong, possiamo anche fare un giretto di 10 anni con Grillo. A tutti coloro che hanno creduto o sono affascinati da questa forma di coerenza rivoluzionaria io dico: state attenti. Perché è una falsa coerenza (se stabiliamo che la parola di Grillo è "la coerenza", tutto ciò che dice è coerente) e perché quel tipo di rivoluzione messianica è un revival per nulla nuovo (appare nuovo solo a noi giovani post-ideologici). Chi ha creduto in Grillo, tutti quelli che lo hanno votato (e se lo avete fatto, ricordatevelo, non fate come i berlusconiani che se ne dimenticano), sono oggi davanti a un bivio:
1) Convincersi che Grillo abbia ragione e gli altri abbiano torto, essere certi di essere dalla parte giusta, sicuri che tutto ciò che esce dalla propria opinione sia semplicemente da distruggere, al fine di instaurare un ordine giusto e definitivo, definitivamente giusto. Se credete questo, scegliete, così come fecero i marxisti-leninisti degli anni Settanta, di avere fede (in qualcosa di terreno). Scegliete una Parola rivelata da un singolo, scegliete una religione (senza Dio).
2) Convincersi che non è così, perché la storia dell'uomo e tutte le filosofie del mondo diversamente insegnano che la ragione non è mai appannaggio degli individui (granelli di sabbia di fronte al cosmo), che "IL VERO" non è mai definitivo, e che, proprio in virtù della sua inafferrabilità, siamo costantemente spinti a ricercarlo, nella riflessione e nel dialogo - azioni, queste, giammai individuali. In questo secondo caso, vi assalirà il dubbio che Grillo rappresenti un pericolo per la democrazia esistente, la quale non è perfetta, non è la migliore, non è immodificabile, ma è comunque saggia custode della filosofia della sfumatura, senza la quale non solo non esiste l'uomo libero in società, ma non esistono nemmeno la speranza e la felicità. Perché la ragione non appartiene mai a un sol uomo.
Buon pensiero a tutti. Cercate di non pensare soli (per chi ha visto HER: di fronte al computer, quand'anche chattante, significa soli).
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