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Era bella quella mattina mentre passeggiava per la strada affollata con un libro aperto tra le mani. Camminava e leggeva, capisce?
Deve essere un gran bel libro, mi sono detto.
Deve essere una ragazza in gamba, mi sono detto.
La voglio, mi sono detto.
Aveva una gonna leggera color burro che le scopriva le ginocchia scurite dal sole di Luglio. Quella gonna le ballava sui fianchi.
Le corsi dietro perché nel momento stesso in cui la vidi brillare tra gli altri la mia volontà si fece schiava di quelle gambe. Sono sempre stato bravo in queste cose, mi deve credere, la sorpassai con spavalda noncuranza e vidi con la coda dell'occhio il suo sguardo fermo su di me. Stupito. Colpito. Mi amava. Dio, quanto mi amava. Si fermò all'improvviso sotto la fermata di un autobus. Stava retta come un fusto, la gonna le carezzava le cosce aggraziate, i capelli scomposti litigavano sulla fronte alta. Ecco il segnale, mi sono detto. Voleva che tornassi indietro a prenderla, per accompagnarla in qualche idillio carnale. Era evidente come il sole alto a mezzodì.
Cominciavo ad immaginare. Avevo caldo. Faceva caldo. Me la immaginavo vergine. Sarebbe stato come se fossimo vergini entrambi.
Salimmo su un autobus stracolmo di sudici vecchi accaldati, lei si guardò brevemente attorno ed incontrò il mio volto. Posso giurarle che sorrise mentre posava in basso lo sguardo imbarazzato. Aveva dei bellissimi denti, un po' ingialliti dalla nicotina immaginai. Mi voleva. Mi feci spazio tra la gente e mi sistemai discreto al suo fianco. Non aveva un buon odore. Le sue ascelle emanavano un acido puzzo di sudore. Ero eccitato. Si accarezzò il collo con la mano che poi lenta scese su due piccoli seni. Non era abbastanza chiaro? Ad un certo punto avvicinò la testa verso la mia, le sue labbra cominciarono a muoversi eleganti e come musica udii "Scende?". Scendo. Vengo. Ti prendo. Ti amo. Mordimi. Uccidimi. Lo vede? Lei voleva che scendessi, lei si offriva di ospitarmi tra le sue gambe.
Scende lei.
Scendo io.
La strada era deserta, davanti a noi solo un sottopassaggio. Sembrava eccitata. Accelerò il passo, era evidente non vedesse l'ora. Posò il libro nella borsetta e si guardò indietro. Vide me che guardavo lei. Accelerai l'andatura anche io. Volevo rassicurarla che sarebbe stata bellissima la nostra vita insieme. La raggiunsi e l'afferrai per le spalle, la girai con decisione verso di me e la baciai. Si muoveva arrabbiata sotto la mia lingua. Già urlava di piacere e non l'avevo nemmeno toccata. Glielo avevo detto che in queste cose sono bravo, no?
Ci accucciammo teneri per terra, era una furia. Si dimenava, voleva che la picchiassi, le piaceva forte e cattivo. Facemmo l'amore sotto la luce al neon della galleria. Lo facemmo tanto. E' morta di felicità, non lo trovate romantico?
Credo che durante la mia ultima spinta lei fosse già esanime, con le unghie conficcate nelle mie braccia".
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