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London calling - II

Da Hermes
Oggi dovrete perdonare lo stile delirante della mia scrittura. Almeno oggi. L'altro ieri sera, appena finita la cerimonia di apertura  delle olimpiadi, ho schiacciato un geco. Non l'ho fatto apposta, la luce era spenta, ho fatto un passo e ho sentito "crac". Pensavo fosse una nocciolina, invece era il povero animaletto. È stato proprio brutto e sono ancora abbastanza traumatizzato. Da segnalare la reazione della mia cameriera. Quando le ho raccontato il mio trauma mi mi ha risposto (notare l'uso creativo dell'articolo) : "Tanto a che servono. sono brutti i gechi. Ci si fanno borse? No, sono troppo piccoli, si vedrebbero zampette sulle borse". Ragionamento impeccabile, ma non consolatorio.
Comunque, vorrei fare qualche commento di stile sulle olimpiadi e sulla cerimonia di apertura. Prevedibile. Un po' meno prevedibili i miei cattivissimi e maligni giudizi: preparatevi al peggio con i miei "sì" e i miei "no":
Sì 
1) la regina che arriva in elicottero. geniale e tremendamente british. Tralaltro, la controfigura che si lanciava dall'elicottero era identica a lei. E aveva dei grandi mutandoni (o sbaglio?).
London calling - II
2) il mammonismo italiano: a cominciare dall'atleta che, durante la cerimonia di apertura, ha sfilato con il seguente cartello: " Mamma sono qui". Oggi la Vezzali, dopo aver conquistato (arduamente)  il terzo posto è andato ad abbracciare la madre, stile Balotelli agli Europei. Con dietro una signora dello staff che tentava disperatamente di staccare i vari fili collegati al corpetto, Valentina correva dalla mamma.
London calling - II
3) Immagino tutta la cerimonia d'apertura nella parte che non ho seguito (mi ero addormentato!!), ma anche dopo, con la bandiera olimpica, Mohammed Alì e il divertentissimo Ban Ki Moon. E la rivoluzione industriale, e il braciere, e... oh, basta, ho già detto troppo.
4) Londra. Londra è già una città attiva e bellissima di suo, i giochi sono la ciliegina sulla torta (a riguardo, un articolo di Severgnini).
5) Le divise ispirate ai costumi locali. Tutte belle. Promosse anche quelle olandesi: trench arancione, colore nazionale, pantaloni blu e maglioncino cricket.
No
1) Allora non sono matto io, visto che protesta anche il CONI: non è mai stato inquadrato Giorgino! ma come, lui, l'uomo che piu si prodiga per gli atleti nostrani, il primo tifoso? Accantonando (momentaneamente) la vicenda della trattativa stato-mafia, ci lamentiamo che non si sia visto Napisan. La regina temeva King George?
2) Le divise. Grandi fallimenti in primis con gli stilisti, che decisamente non sorprendono, se non in negativo. Così l'Italia di Armani, ad esempio, è decisamente troppo low-profile e "bancaria". Sarà l'influenza di Monti che ha ispirato la nuova Italia in grisaglia?
Stessa cosa per il Lussemburgo, su cui però in fatto di stile non abbiamo grandi pretese.
Non di meglio Ralph Lauren per gli Stati Uniti: oltre alle svariate polemiche sul Made in China, la portabandiera sembrava uscita da un certo quadro di Lacroix. Più in generale, la gonna a infermiera ha inevitabilmente devastato le silhouettes di metà della squadra d'oltreoceano.
Ferragamo vestiva San Marino: elegante, ma il tutto troppo poco olimpico (le donne addirittura con tacchi e BORSE!!)  e abbastanza anonimo, così come Scervino per l'Azerbaigian. Si sono fatti notare, invece, ma in negativo, i tedeschi, azzurri e rosa sparati. Problemi col bucato?
Anche la Spagna non va meglio, e Stella McCartney precorre un po' troppo la moda metallizzata della prossima SS, dorando senza criterio le uniformi degli atleti di casa. Uno dei quali ha commentato che la ragazza non doveva essere di ottimo umore quando ha disegnato le divise. Del resto i Britannici hanno il tanto amato Union Jack con i suoi tre colori: non si potevano usare quelli al posto dell'oro?
Ma il peggio lo vince la Repubblica Ceca: c'era proprio bisogno di bermuda, galosce blu brillanti e, udite udite (spero tanto di aver visto male) stemma nazionale sul braccio fatto con gli strass!? No.
Ma il mio appello lo voglio lanciare comunque: la prossima volta, le divise fatele disegnare a Brunello Cucinelli. O tuttalpiù, se volete qualcosa di modaiolo e più conosciuto, affidatevi a Miuccia Prada. Ma non si metta in ballo la Linea Rossa, mi raccomando.
London calling - II Sparatemi. 

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