Looper aveva buone possibilità di aggiornare, per quanto possibile, il tema dei viaggi del tempo. Questo perché l'argomento è stato sviscerato e sfruttato in ogni modo e ben poco si poteva aggiungere all'argomento. Eppure il regista Johnson ci ha provato.Da una parte si è avvalso di un attore ricercato da Hollywood come Joseph Gordon-Levitt e dall'altra di un veterano come Bruce Willis, che con il pregevolissimo L'esercito delle dodici scimmie, remake de La jetée di Chris Marker, come viaggiatore del tempo ne avrebbe di cose da insegnare e non a caso viene chiamato a ricoprire un ruolo fondamentale all'interno della storia.Johnson tenta di proporre una via d'uscita alle visioni pessimistiche sulla circolarità del tempo dei due titoli sopra citati, (ma anche altri se ne potrebbero menzionare), sull'autogenerazione del futuro dal proprio passato, tanto da costituire paradossi senza via d'uscita, intrappolati in un nastro di Möbius.Appunto, Johnson tenta di realizzare tutto questo, ma pare non riuscirvi completamente, scrivendo e mettendo in scena una storia potenzialmente affascinante, che ricalca fedelmente teorie e principi sul tempo e sulla sua modificabilità ponendo e riproponendo domande, che lo spettatore amante del genere conosce e continua a porsi consapevolmente, lasciandosi cullare da esse, ma stavolta la magia non scatta, il film rallenta, arranca, sembra non riuscire a decollare mai abbastanza, rimanendo come trattenuto dalla sua stessa fascinosa tematica, riducendola a un concetto banale.Anche quando si inserisce l'elemento misterioso, il fattore che dovrebbe darti il LA per andare avanti nel seguire questa vicenda, che ti dovrebbe avvincere, ti ritrovi disinteressato all'esito finale del protagonista duplicato, rimanendo inerte e quasi indifferente, pensando a come le aspirazioni d'autore abbiano finito con l'appiattire il senso e il fascino di questa avventura fantascientifica attraverso il tempo e noi stessi.
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Looper aveva buone possibilità di aggiornare, per quanto possibile, il tema dei viaggi del tempo. Questo perché l'argomento è stato sviscerato e sfruttato in ogni modo e ben poco si poteva aggiungere all'argomento. Eppure il regista Johnson ci ha provato.Da una parte si è avvalso di un attore ricercato da Hollywood come Joseph Gordon-Levitt e dall'altra di un veterano come Bruce Willis, che con il pregevolissimo L'esercito delle dodici scimmie, remake de La jetée di Chris Marker, come viaggiatore del tempo ne avrebbe di cose da insegnare e non a caso viene chiamato a ricoprire un ruolo fondamentale all'interno della storia.Johnson tenta di proporre una via d'uscita alle visioni pessimistiche sulla circolarità del tempo dei due titoli sopra citati, (ma anche altri se ne potrebbero menzionare), sull'autogenerazione del futuro dal proprio passato, tanto da costituire paradossi senza via d'uscita, intrappolati in un nastro di Möbius.Appunto, Johnson tenta di realizzare tutto questo, ma pare non riuscirvi completamente, scrivendo e mettendo in scena una storia potenzialmente affascinante, che ricalca fedelmente teorie e principi sul tempo e sulla sua modificabilità ponendo e riproponendo domande, che lo spettatore amante del genere conosce e continua a porsi consapevolmente, lasciandosi cullare da esse, ma stavolta la magia non scatta, il film rallenta, arranca, sembra non riuscire a decollare mai abbastanza, rimanendo come trattenuto dalla sua stessa fascinosa tematica, riducendola a un concetto banale.Anche quando si inserisce l'elemento misterioso, il fattore che dovrebbe darti il LA per andare avanti nel seguire questa vicenda, che ti dovrebbe avvincere, ti ritrovi disinteressato all'esito finale del protagonista duplicato, rimanendo inerte e quasi indifferente, pensando a come le aspirazioni d'autore abbiano finito con l'appiattire il senso e il fascino di questa avventura fantascientifica attraverso il tempo e noi stessi.
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