E’ ormai uscita da più di un anno, eppure il successo di Lost in Google non accenna a placarsi. La serie, ideata dai The Jackal, ha davvero conquistato il web a suon di colpi geniali e noi di Oggi al cinema non potevamo non parlarne, nonostante sia passato un po’ di tempo dal debutto. Lost in Google è un viaggio paradossale e cibernetico all’interno di Google, visto non più come un motore di ricerca ma piuttosto come una realtà parallela simile a quella di Matrix. La trama ruota infatti attorno alla web star Simone Ruzzo (Simone Russo) che, mentre è in compagnia della sua collega Proxy (Roberta Riccio), decide di cercare per gioco la parola “Google” sul noto motore di ricerca. Il gesto intrappolerà il ragazzo in una realtà nuova interattiva e strabiliante. Simone avrà a che fare con moltissimi elementi della rete. L’unica soluzione per uscire da quel mondo è di diventare uno degli argomenti più cercati e cliccati della rete. Simone, infatti, avrà a che fare con i più popolari elementi che spingono tantissime persone ad usare Google, da Berlusconi a Belen, dai gattini al porno, ai meme e tantissimi altri. Elementi che ben presto diventeranno un incubo per Simone.
Ma perché Lost in Google è riuscito ad essere apprezzato dal web? La serie mostra un’ottima sceneggiatura, divertente, interessante e innovativa, ed un montaggio e una regia esemplare. Lo show è composto da 6 episodi dalla durata che varia dai 2’ 46’’ minimi ai 22’ 56’’ massimi. Inoltre, grazie a questa serie, il pubblico si sente parte integrante del prodotto, dal momento che alcuni commenti sono stati utilizzati e pubblicati durante la serie.
L’intervista ai The Jackal
Ma chi meglio dei Jackal potrebbero presentare al meglio Lost in Google e introdurci in questo immenso mondo? Oggi al cinema li ha intervistati in esclusiva.
E’ più da un anno che Lost in Google è online eppure è rimasto nella storia del web. Secondo voi perché in un certo senso il vostro prodotto ha “reinventato” le web series? Cosa è piaciuto alla gente di Lost in Google?
Un anno? Sembra ieri che Simone si è perso in Google! Non so se si può dire che Lost in Google abbia reinventato il genere, sicuramente è la prima serie realizzata davvero dagli utenti. Lost In Google ha proposto un nuovo modello di interazione tra il pubblico e la serie. Il commento al video è passato da semplice cornice a elemento diegetico, permettendo all’utente di partecipare attivamente alla realizzazione delle puntate.
Come è nata l’idea di creare questa web serie? Avete mai pensato a una seconda stagione? Ci sono speranze di poterla vedere?
Lost in Google è nato per scherzo. Una volta Youtube ci ha invitato alla sede italiana di Google: “Vi immaginate che all’appuntamento conosciamo il sig. Google in persona?”. Lo spunto ci ha intrigato e abbiamo cominciato a svilupparlo tutti insieme. Prima quando ci chiedevano “ci sarà una seconda serie?” di solito rispondevamo “Devono deciderlo gli utenti!”, adesso dopo un anno è abbastanza chiaro come la pensano. Insomma, stiamo pensando seriamente a un seguito della serie o perlomeno a uno spin-off sul N.E.R.D.
Oltre a Lost in Google, avete realizzato una nuova web serie, Gay ingenui. Presentateci un po’ questo progetto e cosa vuole rappresentare.
Anche Gay Ingenui ha avuto una genesi del tutto casuale. Eravamo a Milano per un lavoro. A fine giornata, sfiniti, praticamente è nata la prima puntata. “Devo farmi la doccia”. “Anche io”. “Be’. Allora facciamola insieme, così almeno facciamo prima”. La serie è diventata virale perché tutti i ragazzi hanno un amico con cui, almeno una volta nella vita, si sono ritrovati in situazione talmente intime da poter essere fraintese o sembrare ambigue.
Siete arrivati in finale al Roma Web Fest con entrambi i prodotti. Cosa vi aspettate da questo festival?
Che diventi un punto di riferimento per tutte le web serie italiane. E’ bello che esistano dei festival dedicati a questo genere, perché incitano la realizzazione di nuove idee e stimolano un mercato che a tutt’oggi in Italia è pressoché inesistente e ancora molto sottovalutato.
Come reputate il web? Un trampolino di lancio, un punto di partenza o qualcosa di più?
Un punto di partenza per noi e, probabilmente, il punto d’arrivo per molti media, cinema compreso. È questione di tempo prima che l’intrattenimento si sposti totalmente sul web.
La Rai ultimamente sta sperimentando delle fiction prima sul web e poi le ha trasmesse in tv, come Una mamma imperfetta e il prequel di Una grande famiglia. Siete favorevoli o contrari a questo uso del web? Perché?
Apprezziamo l’iniziativa, però la RAI e le altre reti televisive dovrebbero fare qualcosa di più che ispirarsi alle web serie. Questi format hanno solo preso alcuni elementi formali del web, ad esempio il vlog, e li hanno inseriti in una serie a tutti gli effetti ancorata allo stile classico della serie tv. Diciamo che ci sembra che la tv si stia facendo lentamente contaminare dal web, per ora solo adottandone stilemi strutturali e ritmo veloce, in quello che sembra piuttosto un goffo tentativo di non restare indietro. Speriamo invece che presto questa contaminazione ne influenzi anche i contenuti, e la libertà di contenuti che è propria del web.
Di Francesco Sciortino per oggialcinema.net