E' passata una bella manciata di mesi da quando ho dato il via alle recensioni dei telefilm, iniziando proprio con Lost, quella che fino ad ora, nella mia breve carriera di spettatore seriale, è stata l'esperienza più devastante e piena che mi sia mai capitata. Tutto questo a prescindere di quello che è diventato il finale, ma non posso dire che questo sia il punto in cui le cose peggiorano drasticamente. Comunque, tutto questo giro di parole per dire che la mia personale iniziativa sembra aver avuto un discreto successo fra queste pagine, cosa che mi rende davvero felice di aver leggermente sconvolto il format di questo [insulso] blog facendo partire questa bella iniziativa. Anche perché guardare cose e poi non scriverle per me è una sorta di controsenso, e sentivo proprio la necessitò fisica di dover appuntare quelle che sono anche le mie visioni extra-cinematografiche. Che poi mentre scrivevo mi sono fatto prendere dai ricordi, finendo per pensare a tutte le cose che sono cambiate su questo blog... prima era nero a scritte bianche, ora invece bianco a scritte nere. Prima le locandine erano piccole, ed ora abbiamo la gigantografia. Senza contare che prima la gallery di sei immagini non c'era, mentre adesos è immancabile. Tutto il tempo speso a sistemare i vari restyling ed a fare in modo che tutto avesse una sua coerenza mi ha fatto capire quanto ci tenga a questo spazio, che forse, fra la quotidianità, è una cosa che sento mia al cento per cento e che per questo amo farla. Certo, ci capissi almeno qualcosa...
Finalmente la botola è stata aperta, con tutto quello che può comportare. Questo porterà fra i naufraghi un nuovo membro, Desmond, mentre nuove forze, tanto per cambiare, si mettono in marcia, e la stazione Dharma non è più solo un nome vuoto...
Posso solo immaginare che stress sia stato per coloro che hanno seguito Lost in televisione ai tempi il sapere cosa si nascondesse dentro quella stramaledettissima cupola. Perché persino per me, che ho avuto la fortuna che il fidanzato dell'amica tettona di turno mi passasse tutti gli episodi, è stata una lenta e inesorabile marcia. E se io, che mi sono fatto la maratona completa, ho provato una vera e propria ansia - anche perché le prime due stagioni sono da ventiquattro episodi l'una - non riesco lontanamente a immaginare quei poveracci che si sono sorbiti un episodio a settimana. Due anni per fare quello che io ho realizzato in un mesetto scarso, con tanto di ansia e voglia di sapere cosa succedesse mano a mano che si andava avanti, perché la creatura di Abrams e Lindelof, i due nuovi gotha di Hollywood, crea una vera e propria dipendenza. E lo fa mantenendo inalterato il proprio format, lasciando quindi che la storia principale sia frammentata dai flashback che racchiude la spiegazione sul passato del protagonista di turno, facendo vedere come tutti i loro destini si erano incrociati e come ogni vita sia collegata con quella dei propri simili. Ma lo fa inseminando nuovi interrogativi che vanno ad arricchire una trama già ricca di proprio, sia di misteri che di contenuti esistenzialisti e filosofici che non lasciano del tutto indifferenti, facendo capire quindi che quello con cui si ha a che fare è davvero un intrattenimento intelligente. Infatti non ricordo una puntata che sia una nella quale la mia mente se ne sia stata spenta - o almeno, che lo sia stata troppo a lungo. Questo è il genere di spettacoli che piace a me, queste sono le storie che vale la pena seguire, perché dimostra che quello al quale stiamo assistendo non è un semplice sensazionalismo di colpi di scena gettati ad cazzum. C'è davvero un'insolita intelligenza dietro queste storie e questo concatenarsi di eventi, c'è davvero anima dietro questi personaggi così imperfetti e fallibili. La stagione con cui abbiamo a che fare però segna un sensibile calo, che però non intacca uno spettacolo davvero godibile e ben scritto. Il problema è che siamo nella sostanziale via di mezzo, i personaggi sono stati presentati tutti e si conosce quasi ogni cosa circa il loro passato, nonostante veniamo a conoscenza di nuovi particolari ogni volta. Quindi qui ci si dedica unicamente ad accrescere il mistero che si aggira intorno all'Isola e all'organizzazione che opera su di essa, tralasciando tutti i quesiti esistenzialisti portati avanti prima e incentrandosi unicamente sull'entertainment. Che non c'è nulla di male, sia chiaro, però io continuo a preferire quell'introspezione psicologica fatta nelle prime due stagioni, che diventano dei veri e propri manuali di scrittura, una visione che ogni scrittore dovrebbe fare per capire come imbastire bene un personaggio in una storia. Ma a questo giro è normale, bisogna stabilizzare tutto quello che si è detto finora, cercare di dare una specifica circonferenza all'ambiente e stare dentro i confini stabiliti. E finché lo si fa così bene, con tale arguzia e via dicendo, la cosa può proseguire con altre mille stagione. Infatti questa terza non è altro che una seria di assestamento, una sorta di riunione di condominio dove si decide come spendere i soldi e si tracciano delle nuove basi per poter far proseguire il tutto in una nuova maniera. E lo si fa con grinta, entusiasmo e passione... peccato che tutto non sia finito qui, però, sarebbe stati meglio un po' per tutti.Dopo questa inizierà un lento e costante degrado, che andrà a rovinare una storia iniziata così bene e con così tanti buoni propositi.Voto: ★★★½