Il mistero inquieta, eppure talvolta è inevitabile. Non si può cioè chiedere alla ragione di spingersi sempre oltre, perché arriva un punto superato il quale è la ragione stessa ad arrestarsi e a chiederci – se intendiamo proseguire nella ricerca – di riconoscere che un mistero, in effetti, esiste. Così accade per le apparizioni di Lourdes: possiamo liquidare aprioristicamente quegli eventi come impossibili, oppure lasciarci guidare dalla ragione – che è cosa diversa dal dogma laicista secondo cui o i fatti rientrano in determinati schemi oppure tanto peggio per i fatti – fino a dove può condurci salvo poi avere l’onestà di ammettere, una volta esplorate tutte le alternative possibili, che forse sì, un mistero esiste. Partiamo quindi dal dato indispensabile a qualsivoglia valutazione ragionata: i fatti.
Tutto ebbe inizio l’11 febbraio 1858 – era un giovedì ed erano le 11 del mattino – quando a casa Soubirous, presso Lourdes, dipartimento francese degli Alti Pirenei, si accorsero che mancava legna. Di qui l’esigenza di procacciarsene che spinse la piccola Bernadette (1844-1879), allora quattordicenne, ad uscire di casa in compagnia della sorella e di un’amica. E fu allora, in quella improvvisata ma convinta ricerca, mentre si sfilava le calze apprestandosi ad attraversare un torrente, che la piccola Soubirous, rimasta leggermente attardata rispetto alle altre due fanciulle partite con lei, udì qualcosa di strano ed indefinito: «Cominciai col togliermi le calze. Mi ero appena tolta le prima quando sentii un rumore, come se fosse stato un colpo di vento», raccontò.
Convinta d’essersi sbagliata, la giovane prosegue togliendosi la seconda calza prima di sentire un secondo rumore dietro di sé. Stavolta è sicura, perciò si ferma nuovamente, si gira e vede una meravigliosa fanciulla, sorridente e a braccia aperte, come ad invitarla. Persuasa nuovamente di una suggestione – come narra René Laurentin, che a quei fatti ha dedicato anni di ricerca fino a produrre Lourdes. Documents authentiques, sei impressionanti volumi dove tutto è ricostruito, istante per istante – «si strofina gli occhi più volte con energia. La frizione delle palme cancella il paesaggio e la piomba nella notte. I globi compressi, ridotti alla loro consistenza materiale, le procurano un’innegabile sensazione di realtà. Apre di nuovo le palpebre. La fanciulla è sempre là, col suo sorriso» [1].
Inizia dunque così, in quel modo e quel giovedì mattina, uno dei misteri più grandi di tutti i tempi. Un mistero su cui è lecito interrogarsi ancora oggi, anche se più di qualcuno – più per sbrigatività giornalistica che forte di riscontri storici – seguita a ritenere Lourdes nient’altro che «un monumento alla suggestione» [2], continuando così la tradizione di quel «fanatico negazionismo che animava promotori e attivisti – in testa un certo Émile Zola (1840-1902) - di una campagna contro Lourdes, culminata in una mozione di chiusura del santuario rivolta al primo ministro Combés nel 1900» [3]. Il tutto per negare – rigorosamente a priori, conformemente al dogma laicista ricordato poc’anzi – la possibilità che la Madonna possa essere realmente apparsa, per giunta ben 18 volte, ad una fanciulla spiantata ed analfabeta quale, in effetti, era Bernadette.
La realtà, come ha ricordato recentemente lo scrittore Vittorio Messori, è che non è così facile negare la “verità cattolica” di Lourdes. Cosa che, a onor del vero, tentarono per primi di fare proprio loro, i cattolici del tempo: Don Peyramale, il parroco di Lourdes, in un primo momento ritenne infatti che «la piccola Soubirous» fosse «probabilmente una mitomane» ed anche «tutti i funzionari dello Stato che, a livello locale, ebbero a che fare con Bernadette erano, almeno formalmente, cattolici, eppure la trattarono come un’alienata perché trovavano inconcepibile che, se la Signore del Cielo voleva manifestarsi, si servisse di uno strumento umano così miserabile» [4]. Il punto è che, per quanto ignorante – anche a livello religioso – Bernadette non si smentì mai, neppure una volta.
Non solo: seppe persino smascherare, lei che era così giovane e sprovveduta, i vari tranelli preparati per far sì che smentisse quanto aveva già dichiarato. Al punto che quando un agente le lesse una deposizione leggermente manipolata per estorcerle un assenso l’avrebbe fatta cadere in contraddizione, la posata Bernadette non esitò – tanto erano nitidi e certi i suoi ricordi – ad intervenire: «Lei ha stravolto tutto!» [5]. Nessuno di quelli che incontrarono la giovane, dunque, intravide in lei la possibilità che mentisse. Tanto che, per spiegare le apparizioni, si giunse a considerare ipotesi presto scartate perché inverosimili o assurde, come per esempio quella secondo cui ad “apparire” alla giovane sarebbe stata Marie-Roselle-Pailhasson, la moglie del farmacista di Lourdes, che avrebbe orchestrato il mistico raggiro per occultare le proprie scappatelle all’aria aperta.
In un primo momento fu quindi fatto il possibile per impedire che la notizia degli incontri fra la Madonna e Bernadette – la quale sin dal subito, attenzione, non dichiarò mai d’aver incontrato la Madonna, bensì una piccola fanciulla, anzi Aquerò («Quella là», in dialetto) – circolasse, ed infatti di quei miracolosi eventi, all’estero, non si parlò affatto. E’ lo stesso Messori a rammentarlo in un altro testo: «Aprite, ad esempio, la grande Cronologia Universale edita dalla Utet. Per il 1858 vi troverete due ampie pagine fitte di avvenimenti, anche minuti e curiosi, svoltosi in quell’anno. Ma non vi troverete alcuna traccia di Bernadette e di Lourdes» [6].
All’inizio, sugli incontri della giovane Soubirous, sembrava dunque destinato a calare il silenzio e tutta la vicenda della grotta di Massabielle appariva destinata all’oblio. E invece siamo ancora qui, credenti e non, fedeli e scettici, di fronte al “caso Bernadette”: una fanciulla allegra ma non leggera, spensierata ma mai distratta, che visse l’incontro più straordinario che una persona possa vivere. E le sue non furono certo, come taluni insinuano, sintomi di disturbi mentali o visioni, parola dello stimato dottor Robert de Saint-Cyr che – a differenza dei tanti scettici di allora, che però non incontrarono mai la donna, neppure quando invitati farlo (quando si conoscono già gli “schemi”, cosa contano i fatti?) – visitò davvero la piccola Soubirous, descrivendola come «ben lungi dall’essere alienata».
Questo perché, continua il medico, la sua natura tranquilla, semplice e amabile non la disponeva «per niente a scivolare in patologie nervose» [7]. Ma se Bernadette era sana di mente, com’è possibile che abbia avuto per addirittura 18 volte – rammentando parola per parola quei i suoi colloqui con Aquerò – “solo” delle allucinazioni? Qui lo scettico irriducibile, pur di non ammettersi in difficoltà, potrebbe ribattere ammettendo che alla piccola abbia incontrato effettivamente una donna senza che questo, tuttavia, implichi che la signora fosse la Madonna; dopotutto all’inizio la stessa Bernadette - lo ricordavamo poco fa – si rifiutò di dichiarare di aver incontrato la Vergine Maria.
Anche considerando questa ipotesi, tuttavia, rimane in piedi un problema non da poco, che è il seguente: «Yo soy la Inmaculada Concepción», io sono l’Immacolata Concezione. Fu dunque la stessa Aquerò, dopo i primi incontri, a presentarsi come la Madonna. Si tratta pur sempre – ribatterà ancora, stremato, lo scettico di professione – di sole parole che in quanto tali non certificano affatto la soprannaturalità del fenomeno. Peccato che la misteriosa Signora sia apparsa a Bernadette anche quando quest’ultima era seguita da svariate decine di curiosi desiderosi di potersi unire a lei in quegli incontri speciali ma che, puntualmente, non vi riuscirono.
Come si può vedere, da qualunque ragionevole prospettiva si parta e a prescindere da quale strada si scelga di imboccare per provare a spiegare Lourdes, alla fine tocca fare sempre i conti col mistero. Un mistero che qui ci mette davanti a due possibilità: quella di tornare indietro e cercare per l’ennesima volta spiegazioni alternative (e, possibilmente, prove che le supportino), oppure quella di riconoscerlo. Tenendo presente un fatto, e cioè che le parole ricordate poc’anzi – «Yo soy la Inmaculada Concepción» – vanno a confermare il dogma dell’Immacolata proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854, appena quattro anni prima quei fatti.
Quindi se le cose stanno così, se Lourdes è vera, allora è vera la Chiesa come tali, per forza di cose, sono i suoi insegnamenti, la sua tradizione, le sue remote origini presentate dai Vangeli. Se cioè quel mistero pirenaico è realmente tale, non sono solo le parole di Bernadette ad essere vere: è vero tutto. La giovane Soubirous somiglia così ad una minutissima chiave che però potrebbe spalancarci lo scrigno più prezioso in assoluto. A noi, allora, la facoltà di scegliere liberamente, di proseguire come se nulla fosse oppure di fermarci a riflettere su quello che, centocinquantasei anni dopo quella prima apparizione, Bernadette può ancora dirci.
Note: [1] Laurentin R. Lourdes. Cronaca di un mistero, Mondadori, Milano 1996, p. 27; [2] Pievani T., E’ un monumento alla suggestione (e i mercanti ne approfittano),“Lettura”, 5/2/2012, p. 30; [3] Matteucci R. Quanto amore per Dio nelle bestemmie di Zola,“Il Giornale”, 13/3/2010, p. 34; [4] Messori V.Bernadette non ci ha ingannati. Un’indagine storica sulla verità di Lourdes, Mondadori, Milano 2012, p. 12; [5] Soubirous B. cit. in Bucca N. Tutto su Lourdes, Città Nuova 2007, p. 19; [6] Messori V. Pensare la storia, Sugarco, Milano 2006, p. 97; [7] Messori V. Bernadette non ci ha ingannati, p. 202.