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Luca Bianchini è lieto di invitarvi al matrimonio dell’anno. Intervista all’autore di “Io che amo solo te”.
Creato il 17 maggio 2013 da Angelo Napolillo-Modaholic @modaholicDa dove nasce l'idea di raccontare un matrimonio del sud? Immergersi in tutto ciò che comporta la sua “maestosa” organizzazione?
- Una sera ero a Polignano - reduce dalla presentazione del mio precedente romanzo in una libreria - a cena con dei nuovi amici. Tra una portata e l’altra incominciano a discutere di matrimoni, questo perché da lì a poco si sarebbe sposata una loro cugina. Era un discorso fatto di dettagli, alcuni dei quali a me sconosciuti, come ad esempio "il pre-film". Poi le bomboniere, la scollatura di quel vestito della sposa che non andava tanto a genio alla suocera, l'ardua scelta del menù… Tutto era fondamentale. Rimasi in silenzio ad ascoltare, affascinato ed incuriosito. Mi appassionai così tanto all'argomento che chiesi istintivamente di essere invitato anch'io alle nozze pur non conoscendo nessuno degli invitati, tanto meno gli sposi. E' come se a livello inconscio avessi avuto il bisogno di partecipare ad una festa. Di conoscere gente nuova con storie interessanti da raccontare per lasciarmi ispirare. Forse perché reduce dal precedente romanzo, ambientato a Venezia tra la nebbia di Novembre, decisamente più cupo e malinconico.
Quest'ultimo è anche un piccolo omaggio alla Puglia e le sue tradizioni, e dunque alla piccola cittadina di Polignano che nel tuo libro descrivi poeticamente. Certo. Polignano è una città bellissima. La Puglia, in generale, mi ha sempre accolto a braccia aperte, con affetto ed ospitalità. Ricordo che una sera a Bari ero a presentare il mio precedente romanzo "Siamo solo Amici". Con mio immenso stupore trovai la Feltrinelli affollata, nonostante fosse un mercoledì, conoscessi poche persone della zona e non ci fu una buona promozione di quell'incontro. Fu comunque un successo. La stessa cosa avvenne qualche giorno dopo in un'altra libreria a Polignano, dove poi ho deciso di ambientare "Io che amo solo te”.
"Io che amo solo te" è il tuo quinto romanzo. Dal 2003 (anno di pubblicazione del tuo fortunato romanzo d'esordio "Istant Love") ad oggi, cosa è cambiato? Sono più felice, e non è cosa da poco. In più continuo a sorprendermi. Ho la fortuna di avere un'esistenza felice ed agiata... Con questo non intendo certo dire di essermi arricchito economicamente. Vivo anch'io momenti di alti e bassi.
Perché? Se ti fossi economicamente arricchito credi che le cose sarebbero andate diversamente? Forse sarei stato meno umile e riconoscente, avrei apprezzato meno le piccole cose della vita. Magari non avrei accettato neppure l'invito a trascorrere le vacanze a casa di parenti-di-amici e di gente sconosciuta a Polignano, dove mi sono rifugiato per scrivere. Ragion per cui non avrei potuto partorire questo romanzo.
Te lo aspettavi questo successo? Sei sesto nella classifica generale di vendite. Non me l'aspettavo o comunque non ci pensavo. Sono conscio del fatto che viviamo in un'epoca fredda in cui consumiamo tutto con molta rapidità. E che da un momento all'altro le cose possono cambiare o non andare sempre per il verso giusto. A maggior ragione, se consideriamo che l'editoria è in un periodo di fortissima crisi, sono felice di poter continuare a raccogliere i frutti di un lavoro fatto con passione, grazie all’aiuto di quei lettori al quale sono molto riconoscente.
Com'è l'ambiente degli scrittori , oggi, in Italia? E' un ambiente pieno d'invidia e competitività, privo di solidarietà. Nessun autore italiano consiglia di leggere libri scritti da colleghi italiani e coloro che recensiscono, dedicano spazio sempre e solo ad opere di autori stranieri.
Mi stai dicendo che non hai un ottimo rapporto con i tuoi colleghi scrittori? Non intendo dire questo. Con alcuni di loro ho un buon rapporto. Ad esempio Paolo Giordano e Alessandro Piperno. Mi è molto simpatico Fabio Genovesi… Giancarlo De Cataldo che stimo, ad esempio lui è sempre molto gentile con me. Ma è vero però che è difficile riuscire ad instaurare un rapporto più profondo. Questo perché il nostro è un lavoro talmente individuale che ci porta ad estraniarci, a vivere in un mondo a sé.
L'affetto da parte dei tuoi lettori, quello, è invece sempre vivo. In rete (e non solo) è pieno di gente che ti apprezza e non perde mai occasione di dimostrartelo. - L'affetto da parte loro credo di essermelo conquistato con l'umiltà e la riconoscenza. Continuo a seminare calore e il pubblico questo lo avverte. Sono sempre molto affettuosi nei miei confronti. E' soprattutto grazie a loro se ancora oggi scrivo e sono arrivato a pubblicare il mio quinto romanzo.
Calore ed affetto che - ad esempio - hai ricevuto dalla popolazione della tua città natale, Torino, dove per la presentazione del libro (ospite d'eccezione Luciana Littizetto) c'è stato il cosiddetto pienone. - E' vero. Dalla mia città ho sempre ricevuto molte attenzioni e non è un affetto di facciata. Cosa che ad esempio non è avvenuta in Toscana. Lì è nato mio padre ed ho trascorso lunghi periodi della mia vita. A quei luoghi dedicai anche un mio precedente romanzo, ma mi hanno filato poco. Pazienza.
Alla fine del libro ben due pagine di ringraziamenti. Molti dei quali sono volti noti che hanno preso parte anche al simpatico video book trailer (guardalo online, clicca qui!). A chi invece non dedicheresti mai un tuo libro? - Non lo dedicherei alle persone snob. A quelle persone che ti giudicano senza neanche avere il coraggio di criticarti apertamente. Ma io sono abbastanza sensibile da capire comunque cosa pensano di me. Potrei farti dei nomi ma non è il caso.
Ninella ha cinquant'anni e un grande amore, don Mimì, con cui non si è potuta sposare. Ma il destino le fa un regalo inaspettato: sua figlia si fidanza proprio con il figlio dell'uomo che ha sempre sognato, e i due ragazzi decidono di convolare a nozze. Il matrimonio di Chiara e Damiano si trasforma così in un vero e proprio evento per Polignano a Mare, paese bianco e arroccato in uno degli angoli più magici della Puglia.
Gli occhi dei 287 invitati non saranno però puntati sugli sposi, ma sui loro genitori. Ninella è la sarta più bella del paese, e da quando è rimasta vedova sta sempre in casa a cucire, cucinare e guardare il mare. In realtà è un vulcano solo temporaneamente spento. Don Mimì, dietro i baffi e i silenzi, nasconde l'inquieto desiderio di riavere quella donna solo per sé. A sorvegliare la situazione c'è sua moglie, la futura suocera di Chiara, che a Polignano chiamano la "First Lady". È lei a controllare e a gestire una festa di matrimonio preparata da mesi e che tutti vogliono indimenticabile: dal bouquet "semicascante" della sposa al gran buffet di antipasti, dall'assegnazione dei posti alle bomboniere - passando per l'Ave Maria -, nulla è lasciato al caso. Ma è un attimo e la situazione può precipitare nel caos, grazie a un susseguirsi di colpi di scena e a una serie di personaggi esilaranti: una diciassettenne che deve perdere cinque chili e la verginità; un testimone gay che si presenta con una finta fidanzata; una zia che da quando si è trasferita in Veneto dice "voi meridionali" e un truccatore che obbliga la sposa a non commuoversi per non rovinare il make-up.
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