Magazine Diario personale
Lui nasconde velocemente il diario " Signore tua madre mi manda a cercarti..chiede di te." Gurdando nel vuoto fa un piccolo cenno di commiato con la mano. Nella sua testa un turbinio di immagini lo stordiscono. Ha appena capito di non essere il figlio del conte! "Un bastardo figlio di una bestia e di una serva, ecco cosa sono! Sono figlio del diavolo."
Qualcosa dentro lui si rompe irrimediabilmente. Donna Leo, seppur debole, aveva capito che il figlio aveva letto il diario. Immaginava e comunque avvertiva tutte le emozioni che stava provando il figlio. Lo fa chiamare per tranquillizzarlo, per dargli amore, per rassicurarlo. Ma ormai il danno è fatto e lui sconvolto fa cattivi pensieri. Si alza dal letto e sente un desiderio incontrollato di bere...bere .."Devo stordirmi, non voglio pensare!"
Raggiunto il mobile dei liquori, prende una bottiglia di acquavite e se la porta alla bocca. Sente il liquido infuocato che scende nella sua gola e lo immagina come un acido che cancella ogni traccia di sporco. Lavare...lavare..lavare via quella bestia che sente dentro ogni volta che guarda una donna. Lui ha sempre combattuto quell'impulso di violenza che gli fa desiderare di penetrare una donna con la forza e poi distruggerla con le mani. Quella "bestia" la controllava, solo quando aveva bevuto si manifestava e lui la sentiva una parte nera che avrebbe prima o poi eliminato. Ma ora aveva capito che faceva parte di sé, era nel suo sangue nella sua carne, era come lui..il padre.
Beve con tutta la rabbia che ha, appoggia la bottiglia sulla sua scrivania e corre dalla madre. Bussa e lei, la ragazza inglese, gli appare davanti. La guarda fisso negli occhi e per un lungo attimo il suo cuore si ferma, una tristezza mista a disperazione gli sale dall'anima e una lacrima spunta nei suoi occhi. Lei lo saluta chinando appena il capo e uscendo, si chiude la porta alle spalle. Con passo incerto raggiunge la madre e si abbracciano con intenso amore. " Anima mia! Tu sei l'Angelo più bello e più puro che Dio abbia mai potuto dare ad una donna! L'ho pregato tanto che dentro al mio grembo ci fosse un Angelo! So che Dio mi ha accontentata. Tu non hai nulla di quell'orco malvagio, tu sei mio solo mio e io ti darò tutta l'energia che ti serve per sentirti solo mio!"
Piange, piange calde lacrime sul grembo della madre che lo accarezza con tutto il suo essere, ma lui sa di essere un bastardo. Bacia la madre in fronte. accennando un tiepido sorriso la tranquillizza e si ritira in camera sua. La bottiglia "Dove ho messo la bottiglia?" Torna nella sala grande e vede l'altra con la bottiglia in mano mentre la ripone nel mobile. Con rabbia la spinge a terra e le sferra un calcio, rimproverandola per aver portato via la bottiglia, gliela strappa dalle mani e ficcandosela in gola , la vuota. L'arsura non passa e la gola è in fiamme " Dammene un'altra - le urla- portamela in camera"
La schiava obbedisce ed entra nella stanza con in mano una bottiglia di Whisky. Lui, ormai preda dell'alcool, esprime bestialmente il suo istinto. Afferra la ragazza che ormai ha capito ciò che sta per accadere e soccombe inerme all'irruenza di lui accogliendo passivamente la sua violenza. Gli strappa il Sari scoprendo i seni, bacia con foga quei seni sodi e ben disegnati con capezzoli neri e turgidi che addenta strappando un grido alla ragazza. Per quanto violento fosse, a lei sembrava un Angelo e le forze le mancavano all'eccitazione di lui che premeva al suo ventre mentre le mordeva i seni.
Continuò a srotolare il sari facendola girare su se stessa sul pavimento. Lui vide la scena rallentata dall'alcool e mentre srotolava la lunga striscia di stoffa, vedeva la schiena nuda, poi i seni, poi il fondo schiena e poi il suo fiore, orchidea nera e rara, dove affondò il naso per odorare quel fiore che aveva già colto, frettolosamente una sola volta. I gemiti della ragazza arrivavano ovattati all'orecchio di lui che ormai preda dell'erotismo la penetrò con esuberante forza " Sei mia!- le urlò all'orecchio- Sei mia e non sarai di nessun altro" Con colpi secchi alle reni, la possedeva con rabbia e le stringeva le mani al collo. "Godi schiava fammi sentire il tuo liquido..- le urlava mentre il suo uragano scoppiava dentro di lei- prendi questa bestia che mi divora la carne!"
Si lasciò andare sul suo corpo nudo mente il sudore rigava di rivoli la sua pelle ambrata, che incanalato dai solchi dei suoi muscoli, gocciolava sulla pelle di lei, che avvertiva con un tremulo brivido di piacere. Lei tenne sopra di se il suo Re, fiera di averlo soddisfatto. Lo accarezzava mentre lui esausto dormiva ubriaco ancora sopra di lei. Si risvegliò all'alba, mentre lui dormiva profondamente, si riavvolse il sari sulla pelle segnata dal suo Re e sgusciò fuori dalla stanza in punta di piedi per rendersi invisibile ad occhi indiscreti. L'orologio a pendola del salone grande suonò il rintocco .....
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