Sono stata una bambina come Luna, la deliziosa protagonista dell’albo “Luna e la camera blu” di Magdalena Guirao Jullien e Christine Davenier, edito da Bablibri.
Come Luna ero timida, riflessiva e creativa, amavo perdermi nei mie mondi incantati. Con una matita in mano, meglio se colorata, mi sentivo felice. I disegni erano per me regni che possedevano ben quattro dimensioni: le prime due formavano il piano accogliente su cui muovermi, la terza era per sprofondarci dentro, la quarta per accendere il gioco e la fantasia.
A differenza di Luna, la mia era una solitudine più tormentata, meno serena e pacata. Ma come Luna, conoscevo poco la noia, pur nel chiuso e limitato della mia stanza gli spunti erano tanti per passare ore e ore assorta e indaffarata.
Ritrovare tratti della mia infanzia in queste pagine morbidamente acquerellate è stato emozionante. Ho colto vivissimamente l’anima di una bambina che viaggia sotto la spinta potente e propulsiva dell’immaginazione e ho gratificato i miei vecchi ricordi con l’acquisita consapevolezza di quanto sia prezioso avere – o avere avuto – tale capacità.
Mi sono trovata spesso su queste pagine a tessere odi al tempo libero o liberato dei piccoli e sempre credo che una delle responsabilità del deficit di creatività che sovente denunciamo nei bambini contemporanei sia da attribuire all’ansia degli adulti di riempire tutti gli spazi, di non accettare, e di conseguenza non facilitare, il contatto ripetuto e profondo tra l’infanzia e il suo mondo interiore, fantastico o emotivo che sia.
Ne vanno a soffrire, quindi, sia quei bambini che non hanno la possibilità e lo spazio per sviluppare risorse immaginifiche e ludiche, sia quelli, come Luna, che di indole tendono al sogno e alla riflessione, a mescolarsi meno con la folla dei coetanei, a non amare le attività prevalentemente fisiche. Piccoli che non hanno desiderio di primeggiare, di mostrarsi, di alzare la voce, di fare gruppo a tutti i costi.
Bambini e bambine differenti dai più, vittime della mania attuale di patologizzare tutto, in virtù della quale vengono facilmente etichettati ma che invece – esattamente come per fortuna accade a Luna quando è con la nonna – avrebbero bisogno di essere ascoltati e compresi, valorizzati e accompagnati.
La prima caratteristica che mi ha colpito molto positivamente nell’albo, ancora prima di restare affascinata dall’eloquenza dell’invenzione narrativa e iconica, è stata infatti la confortante sensazione di leggere di un’infanzia felice. Tutto sorride tra le pagine e lo sguardo dolce delle autrici accompagna l’avventura della bambina mostrando, senza alcun intento didascalico né pedanteria, come dovrebbe essere trattata l’infanzia: con rispetto e accoglienza, con incanto e calore.
Luna ci viene presentata con naturalezza: che sia riservata, che prediliga la tranquillità, che da sola non si annoi, perfino che, durante la ricreazione, ami più osservare i suoi compagni che giocano anziché unirsi a loro.
E’ l’occhio indagatore degli adulti, delle insegnanti nello specifico, che introduce il sospetto di un problema, il timore che possa esserci qualche anomalia dietro la scelta di restare in disparte.
Chi legge prova a questo punto un moto di fastidio: ad essere sbagliata non è certo la piccola protagonista, che possiede invece un’aura serena e un mondo interiore luminoso. Entrambi traspaiono da un volto e una figura calmi e rilassati, così speciali da attrarre perfino un simpatico cagnolino rosso, più volte incontrato dalla bimba per la via.
Fortunatamente c’è la nonna a fugare le nuvole di preoccupazione: presso la sua abitazione Luna gode di uno spazio privilegiato di accettazione spontanea e affettuosa e di pace.
Le tavole che mostrano le attività che nonna e nipote svolgono insieme non sono accompagnate da parole perché è proprio la quiete che domina questi momenti. Chi legge immagina un tempo lento, azioni insegnate e imparate con tranquillità, molta armonia, lietezza e tanto amore.
Ma è quando le due salgono in camera e l’anziana si addormenta placida su una poltrona che, per la bambina, si spalancano le porte della fantasia. La stanza da letto della nonna è infatti tappezzata da una ricca carta da parati la quale, tracciate finemente in un azzurro netto e intenso, riporta scene antiche di piccoli porti, velieri, pescatori, torri a picco sul mare e mercanti intenti nei loro affari.
Una composizione affascinante per una bimba che è capace di indugiare nell’osservazione con scrupolo ed attenzione. Se si è dotate poi di un’immaginazione viva e potente, per cadere nel blu basta un attimo.
Ed ecco, per la gioia degli occhi e del cuore del lettore, una Luna piccina con una matita rossa in mano muoversi tra le miniature della tappezzeria.
Il primo a prendere vita, nello spazio del sogno ad occhi aperti, è un simpatico cane rosso, così simile a quello che le mostrava affinità. Con lui può divertirsi ad esplorare, saltando qua e là tra i dipinti d’altri tempi.
Ma non basta muoversi tra le scene, la fantasia della bambina è un potere creatore. Ed è così che con il pastello in mano può tracciare percorsi, arricchire gli ambienti coi suoi personaggi, tirare un filo tra un albero e una colonna al quale appendersi mentre un elefante vi passeggia su, guadare canali su ponticelli disegnati, far fiorire i prati, trasformarsi in pirata, in maga, in principessa, mutare perfino dimensioni o approfittare per scherzi e sberleffi a quei seriosi personaggi blu.
Come Harold di “Harold e la matita viola” (Johnson Crockett) o come la bambina protagonista del silent book “Viaggio” di Aaron Becker, anche per Luna tracciare linee, con allegria e sicurezza, con spontaneità e chiarezza, equivale a creare, a modificare la realtà a proprio piacimento.
Scrive Ilaria Tontardini a proposito di Harold: “Lo spazio bianco di carta è l’universo del possibile e Harold traccia il possibile a misura di sé”. Anche qui ci troviamo di fronte alla medesima volontà e allo stesso risultato, e notiamo come, a differenza di ciò che avviene nella sua vita reale, nel mondo della carta da parati Luna si trasforma, gioca, salta, scherza, apprezza la compagnia di un amico, appare sbarazzina, un poco monella, sicuramente vivace e persino un poco scapestrata.
Non credo ciò debba essere letto in chiave di un disagio, piuttosto secondo un codice di libertà: l’immaginazione della piccola protagonista è una facoltà che plasma universi a propria misura, nei quali essere completamente e totalmente sé.
D’altra parte, la fantasia dei bambini dà vita a realtà concrete, materiche, vive, che pur non obbedendo alle leggi della fisica parimenti permettono esperienza e suscitano emozioni (mi viene in mente Camillo, indimenticabile personaggio di Ole Könnecke, quando bisticcia con il compagno di giochi in “Camillo è il più forte di tutti”)
Anche la scelta dei colori è felice ed efficace: l’azzurro è una tinta fredda, rimanda a sensazioni di distanza e immobilità ma anche di calma, lentezza e armonia. Il rosso invece è caldo, vivo, restituisce idea di mutamento, vivacità, animazione.
Alla fine dell’avventura, come è giusto che sia, Luna si addormenta. E’ la figura della nonna a ricondurla con dolcezza alla realtà, ma con discrezione: il gioco, il viaggio incredibile che ha compiuto sono stati momenti solo suoi, da non raccontare, da non condividere nemmeno con un adulto accogliente.
Ma l’empatia ha tante strade per manifestarsi e così, trovando figure nelle nuvole, la nonna pare leggere nel cuore e nell’animo della nipotina.
La conclusione dell’albo è come una carezza che garbatamente evidenzia una modalità di vicinanza e accoglienza sensibile, ma mai invadente, alla quale ogni infanzia avrebbe diritto.
Incantevoli infine le illustrazioni, con le larghe e liquide pennellate a riempire contorni rapidi, imprecisi e mossi. Uno stile scanzonato, lieto, brioso che si concretizza ancor più come tale nel contrasto tra i segni rossi e la figura agile di Luna con le raffinate scene della tappezzeria, realizzate con un tratto sottilissimo e preciso.
L’albo ha recentemente vinto il Premio Orbil, riconoscimento importante perché istituito e assegnato dall’Associazione Librerie Indipendenti Per Ragazzi, organismo estremamente competente nel valutare, e quindi promuovere, libri per l’infanzia di qualità.
(età consigliata: dai 4 anni)
Se il libro ti piace, puoi comprarlo qui: Luna e la camera blu