Non ricordo chi disse che l'essere umano ha bisogno delle illusioni quanto della realtà, ma deve essere vero, poiché da sempre favole e leggende nutrono la nostra immaginazione da piccoli e poi da grandi, trasformandosi in luoghi comuni proverbi e pregiudizi basati su una qualche saggezza antica, continuano a influenzare le nostre scelte, gusti, e norme sociali.
In genere, le illusioni e la realtà, appartengono allo stesso mondo, quello della “percezione”, nonostante si dica che la differenza tra loro sia data dalla spiegazione razionale, che non trova applicazione pratica nelle illusioni. Ma più continuo a vivere più ne dubito, probabilmente a causa di ciò che credo reale, o di ciò che mi illudo debba esserlo. Una delle mie preferite illusioni è la famiglia, ed è anche la prima in cui l'ingresso della realtà ne ha ridefinito il concetto di “possibile applicazione pratica”.L'illusione di essere al sicuro, mi fu prima instillata con il racconto “reale” del come ero diventato figlio non biologico di un genitore, dopodiché l'illusione che non facesse differenza fu presto accolta a causa del reciproco bisogno di accudimento. Prima di divagare con inutili vicende personali, di cui nulla salverei se non la velocità del tempo con cui sono già “passato”, voglio però chiarire, che dovetti vivere “realmente” in modo da “illudere” me stesso di essere finalmente salvo, per tanti di quegli anni, che cominciai a valutare inutile la fatica di distinguere l'una dall'altra. Ragion di più che entrambe le percezioni provocavano reazioni identiche, e cioè “cambiamenti”. Ma questo, è ancora frutto dell'illusione di aver capito. La seconda illusione che adoro e di cui ho realmente bisogno, è l'amicizia. Quel sentimento di solidarietà con un essere umano “scelto” che si sviluppa attraverso un percorso ad ostacoli chiamato conoscenza, non privo di cadute ed errori anche grossolani, ma con momenti di assoluta ammissione di colpa e concessione di perdono, e che si consolida tramite la tenera accettazione che in fondo i difetti dell'amico siano ciò che lo rende tanto caro, ma i cui valori lo rendono affidabile a tal punto da considerare che nulla sia insuperabile tra noi. In questa mini collana intitolata -lussi estremi- intendo indagare su alcune distorsioni di quelli che erano valori fondanti delle relazioni umane, distorsioni insediatesi tramite l'uso, e l'abuso di social network. Devo però anche chiarire che non considero la tecnologia responsabile della distorsione in atto, ma quantomeno fornitore di valori surrogati che sono stati accolti talmente bene da aver modificato radicalmente la visione di ciò che realmente è il socializzare, e imposto perciò nuovi codici di percezione e azione che illudono i soggetti di poter gestire un sentimento in modo più pratico”. Mentre una volta, la mamma di una mia cara amica, era solita dire: prendi l'amico tuo col difetto suo, intendendo con questo che una parte di “disfunzionalità” doveva essere considerata sopportabile in un amico, oggi , che gli amici si trovano e si frequentano on line, questa disfunzione non è più consentita. Sms e messaggerie, così come i profili facebook e twitter, consentono di analizzare il prodotto “amico”, tramite il genere di bisogno per il quale si intende averne l'amicizia. Ora mi direte che non è vero, che le scelte non sono così opportunistiche, che è una ovvietà cinica dovuta al mio percorso personale. Ma provate a chiedervi quand'è l'ultima volta in cui avete potuto scrivere sotto il post di una vostra amica che ciò che scriveva era una stronzata, senza vedervi arrivare un messaggio di posta privata in cui vi fa un mazzo di dimensioni atomiche? O ancora meglio, quante volte avreste voluto dirglielo ma qualcosa vi ha fermato? Infatti, si scontrano sullo stesso presupposto di libertà due correnti diverse: quella di chi posta e quella di chi commenta. L'uno ritiene di condividere un pensiero, l'altro di poterlo sindacare o ampliare o comunque discutere. Illusione o realtà? Anche qui entrambe, poiché se è vero che chi posta un commento specie se personale( per quanto mi faccia ridere considerare un post in rete “personale”),realmente vuole provocare consensi, chi lo commenta può illudersi di negargli tale aspettativa come parte di un processo più creativo. Allora di cosa si tratta? Di Utopie, cioè di concetti che non si possono ridurre a pratiche esecuzioni. Ricordo a tal proposito quella volta in cui, pubblicai una frase qualsiasi, e due dei miei “utomici”(amici utopici), cominciarono a scambiarsi commenti sempre più spinti, peraltro divagando assai dall'argomento(illusione di gestione). Dopo averli pregati di moderarsi o di considerare l'ipotesi di usare le proprie bacheche per farlo senza freni, fui tacciato di negargli la libertà d'espressione(diritto reale inalienabile, quanto utopico), fino a quando cercai di fargli notare che nemmeno loro in occasioni simili avevano gradito questa libertà da parte di altri. Bene, per farla breve, la risposta di uno di questi fu: “io, quando qualcuno esagera lo elimino”.Mi dissi che l'idea era ottima e cominciai da lui stesso, non senza aver prima tentato una telefonata che rimase senza risposta. Non avete idea della valanga di insulti da cui fui inondato, con mio immenso stupore. Ma come? Me lo aveva suggerito lui stesso, e nemmeno mi aveva risposto al telefono, eppure non riteneva che io avessi il diritto di farlo proprio a lui. Ecco come scoprii che molte delle persone che si “accettano” come amici nei social network in realtà non lo fanno affatto! L'Utopicizia è ciò che li lega davvero, cioè la utopica percezione di una amicizia sempre funzionale e compiacente, che mai gli rispedirà un feedback negativo sulle sue azioni.L'utopicizia, è una reale percezione dell'antico valore dell'amicizia privato del suo naturale confronto, ormai nemmeno più buono per i detersivi. Ognuno crea la sua lista di “utomici”, che possono solo compiacere di “mi piace” ogni suo gesto, ma è nelle bacheche degli altri che invece va a perorare il diritto di fare e dire ciò che meglio gli viene. Un po' come i surfisti australiani che vanno ad insozzare le spiagge di Bali, poiché nelle proprie ci tengono a mantenere una certa immagine!Se prima con una amica, si discuteva fino a chiarimento, o frattura, adesso è sufficiente “bloccarla” e questa non solo non avrà una spiegazione, ma ci eviterà di dargliela! L'ostracismo virtuale di cui la renderemo oggetto potrà poi essere revocato, e tutto ricomincerà come se non fosse mai accaduto nulla. Non è fantastico? Basta con le discussioni sincere, con i confronti fuori dai denti, con le inutili pretese di scuse, tutte illusioni costosissime che nessuno ha più tempo e voglia di affrontare realmente.Sempre più spesso sento dirmi, a fronte di un qualche scontro, questa frase: non mi è mai successo con nessuno. Una frase che di per sé mi fa venire il dubbio di essere proprio uno stronzo, ma poi ci penso e capisco che è possibile!E' possibile che io sia stronzo, come che lo sia tu qualche volta, ma ciò che davvero non è possibile, è che non accada mai di litigare tra amici, a meno che non si coltivino Utopicizie!Così, in un mondo di illusioni e realtà Amicizia incontrò Utopia in rete, si scambiarono un click, qualche post e fu subito scintilla. Glielo aveva detto Realtà, di stare attenti , che il loro amore virtuale era solo un illusione...ma non vollero ascoltarla. Trovarono un buon server e un piano tariffario per cominciare la loro vita insieme, e dopo nove megabyte misero al modo la giovane Utopicizia!Guardandola nella sua culla di megapixel, Amicizia e Utopia, il cui amore a prima vista, fu considerato sconveniente, pensarono la stessa cosa: Questa creatura farà molta strada tra gli uomini!Magazine Famiglia
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