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“Lux in arcana”

Creato il 02 marzo 2012 da Malvino
Una batteria di cento storici impiegherebbe almeno due o tre secoli per passare al setaccio gli ottantacinque chilometri lineari di scaffali che compongono l’Archivum Secretum Vaticanum e naturalmente non vi troverebbe i documenti che furono distrutti nel corso dei dodici secoli che copre la raccolta perché ritenuti compromettenti per il buon nome della Ditta. Naturalmente non troverebbero neppure i documenti che per lo stesso motivo non furono mai archiviati o che addirittura non furono mai redatti a registrare i capitoli più infami di quella che Karlheinz Deschner ha definito storia criminale del cristianesimo. Probabilmente, invece, troverebbero qualche copia di quelle opere che la Ditta si premurò di distruggere ritenendole pericolose per la fede e che oggi riteniamo andate irrimediabilmente perse o delle quali neppure c’è giunta notizia. Anche solo per questo motivo sarebbe impresa meritevole, ma portarla a compimento avrebbe un costo immenso.C’è poi una difficoltà insormontabile: l’archivio è formalmente “aperto” dal 1881, ma le procedure per accedervi sono estenuanti e la libertà di ricerca nella sterminata mole di codici e faldoni è estremamente limitata. Comprensibilmente limitata, direi, perché molti dei cunicoli che attraversano la storia della Chiesa di Roma sono ignoti anche ai chierici e lasciarvi entrare un laico, col rischio che ne esca con qualcosa di imbarazzante, sarebbe pericoloso. Accedere all’Archivum Secretum Vaticanum, dunque, è possibile. Pressoché impossibile, invece, pensare di potervi trovare documenti imbarazzanti per la Chiesa di Roma, se non per un fortuito caso che le rigide regole poste all’accesso e alla ricerca mirano efficacemente a scongiurare. Tutto questo è ampiamente noto ed è per questo che solo pochi fessi inoltrano domanda per accedere ai documenti dell’archivio, al punto che è la stessa Ditta a doverli invogliare.Questo parrebbe il senso della mostra che nei giorni scorsi ha visto esposti al Museo Capitolino cento documenti tratti dall’Archivio Segreto Vaticano dopo attenta selezione: a sfogliare il catalogo si ha già la sensazione della presa per il culo, ma il tocco di stile – lo stile tipico della Ditta – sta nel titolo della mostra, che è “Lux in arcana”. Un fiammifero acceso allo sbocco di una immensa cloaca sotterranea e hanno l’impudenza di chiamarla luce.

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