Se esiste un sinonimo italiano, perché mai utilizzare l’equivalente inglese?
Perlopiù un termine attinente al gergo politico quando viene tradotto in un’altra lingua determina incomprensioni di varia natura.
Qualcuno ricorderà i tempi passati, le parole sprecate, le alzate di scudi della Lega e i fiumi di inchiostro versati sulla “devolution”. Più recentemente, in tempi di crisi, le pillole vengono indorate mediante l’uso di eufemismi in lingua inglese come: “spending review” (revisione – completa – della spesa pubblica), “fiscal compact” (patto di stabilità vigente tra i paesi europei), “fiscal drag” (suona molto meglio se chiamato drenaggio fiscale).
L’ultima settimana è stata caratterizzata dall’abuso di una nuova parola, ripetuta senza sosta da Deputati e Senatori del M5S: Impeachment.
In realtà, il M5S non si è limitato a pronunciare la parola, ha agito, proponendo ad entrambe le Camere una denuncia per attivare il procedimento.
Il termine italiano è traducibile solo con una pluralità di parole, quasi una perifrasi: messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica per alto tradimento o attentato alla Costituzione.
Descrivendo la procedura per sommi capi potremmo dire che si tratti di un vero e proprio processo al Presidente ma limitato a questi due, gravissimi, capi d’accusa.
Prima di sottoporre la questione all’aula (che eccezionalmente vede riuniti in un solo luogo Senatori e Deputati) è necessario che le Giunte per le autorizzazioni analizzino la questione e decidano se proporre la votazione o archiviare.
Per la messa in stato d’accusa servono 477 voti favorevoli ( maggioranza assoluta ). A questo punto il tutto si evolve sullo schema di un processo penale. Il ruolo di giudice verrebbe ricoperto dalla Corte Costituzionale ( integrata da altri 16 membri tratti a sorte) e i Parlamentari scelgono chi debba svolgere il ruolo dell’accusa, come fa un PM.
Bisogna ora dimostrare che il Presidente si è macchiato di alto tradimento o di attentato alla Costituzione, solo questi sono i reati che possono attivare l’ impeachment.
A questo scopo i Deputati del M5S hanno consegnato una denuncia basata su sei punti. Questi sei punti che dimostrerebbero la colpevolezza del Presidente della Repubblica sono consultabili sul blog di Beppe Grillo.
Il primo punto – espropriazione della funzione legislativa del Parlamento e abuso della decretazione d’urgenza – prevede una violazione degli articoli 70 e 77 della Costituzione. Il Movimento critica Napolitano per avere concesso troppo generosamente l’uso del Decreto Legge ( in termini quantitativi ) e dal punto di vista qualitativo di aver permesso la reiterazione attraverso decreto legge di norme contenute in altro decreto legge. Ogni decreto legge essendo atto urgente del Governo deve essere convertito in Legge entro 60 giorni.
Nel secondo punto – riforma della Costituzione e del sistema elettorale – il Movimento sostiene che il Capo dello Stato abbia spinto il Governo ad adottare un apposito disegno di legge (10 di Giugno 2013) per modificare l’assetto “rigido” della nostra costituzione. Napolitano avrebbe cercato di modificare l’ultimo articolo del testo costituzionale (il 138) che dispone che la Costituzione possa essere modificata solo tramite leggi costituzionali (che prevedono una procedura più complessa rispetto alle leggi ordinarie).
Il sistema cosiddetto flessibile, che il Movimento accusa di voler reintrodurre, era in vigore al tempo dello Statuto Albertino. All’ epoca il Re poteva facilmente cambiare il testo costituzionale dato che lo considerava una semplice concessione ai suoi sudditi.
C’è poi il mancato esercizio del potere di rinvio. Questo punto è facilmente liquidabile comparando il “potere” col “dovere” e mettendone in risalto le differenze. Là dove ci sia un potere, non necessariamente vi è un obbligo, quindi un dovere.
“Seconda elezione del Presidente“: l’articolo 85 della Costituzione recita «Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni». Secondo i Grillini, non è espressamente permesso al Presidente di essere rieletto per un secondo mandato. Anche in questo caso l’accusa è facilmente liquidabile, dato che laddove ci sia una lacuna – qualcosa di non detto – è implicito che ciò che non è vietato sia permesso. D’altronde se fosse vietato, la Costituzione lo vieterebbe!
“ Improprio esercizio del potere di grazia“: Il M5S accusa Napolitano di avere usato gli strumenti della grazia e della commutazione di pena a fini politici e non umanitari. I casi presi in considerazione sono: la commutazione accordata al giornalista Sallusti, la grazia concessa per motivi di relazioni internazionali al Colonnello Joseph L. Romano e la nota del 13 Agosto con la quale il Presidente ha indicato le modalità di esercizio del potere di grazia in riferimento a Silvio Berlusconi.
Ultimo punto, non per importanza: aver influenzato la Magistratura in occasione del processo Stato – Mafia.
Grillo dal suo blog fa riferimento a tre situazioni patologiche: aver inviato ad Aprile 2012 una lettera al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione informandosi sulla configurabilità penale della condotta di alcuni deputati, aver sollevato conflitto di attribuzioni per intercettazioni che lo riguardavano, l’ essersi sottratto alla prova testimoniale davanti ai giudici di Palermo.
Tra oggi e l’inizio della prossima settimana sarà analizzata la questione dalla Giunta, il cui Presidente è Ignazio La Russa.