Ho cominciato il 2012 con un proposito ben preciso pubblicato in uno dei miei articoli: lavorare di più e meglio, non soltanto per me stesso, ma per il paese, inteso nel senso più ampio del termine, di cui faccio parte. Mi dissi che se ognuno avesse fatto di più e meglio avrebbe contribuito al miglioramento della condizione propria e di tutto il paese e io ho voluto fare la mia parte con impegno e dedizione. Penso di aver tenuto abbastanza fede al proposito, anche se c’è sempre molto da migliorare, in ogni campo e in ogni settore. Ma la situazione non è migliorata, anzi. Non avevo la pretesa che il mio lavoro potesse migliorare la situazione economica di un paese intero, figuriamoci, ma ho imparato, in questo 2012, che non tutto ciò che mi riguarda dipende da me. Sono un idealista e ho sempre pensato che il mio destino dipendesse soltanto da me, ma oggi non vedo più questo concetto con questa semplicità. Il nostro destino dipende molto anche da ciò che ci circonda. Per qualcuno forse è ovvio, ma questa frase merita una riflessione. La crisi ha condotto il nostro paese in una depressione evidente e le prospettive non sono rosee. Quanta e quale colpa ho, io, a 29 anni, in tutto questo? Sarebbe troppo facile dire che non ho colpe, che vivo in una situazione ereditata da decenni di inefficienza, serietà da commedia dialettale, utilizzo scriteriato delle risorse di ogni genere. E’ vero, questa è una situazione ereditata e quando vedo cinquantenni, sessantenni che si lamentano di come vanno le cose e non hanno mai fatto nulla per fare in modo che le cose cambiassero mi viene spontaneo pensare che la colpa, in fondo, è anche un pò loro. Non voglio che i giovani di domani mi guardino e pensino la stessa cosa. Martin Luther King disse che seppur non colpevole della situazione attuale, chi non fa nulla per cambiarla diventa a sua volta colpevole.
Gli artefici del nostro destino rimaniamo sempre e comunque noi, ma bisogna che ci sia spazio abbastanza per inseguire i nostri sogni. E oggi questo spazio non c’è. Chi ha la volontà per lavorare, per mettere in piedi un progetto, per dare lavoro e far crescere se stesso insieme al proprio paese è nella quasi impossibilità di farlo, perché lo spazio necessario a questo sogno è invaso da un sistema prepotente, arrogante e parassitario che toglie il respiro e le risorse e azzera le idee. Io qualcosa per cambiare una simile situazione la voglio fare e oltre ad aderire ad un movimento che ritengo serio invito tutti quanti leggeranno questo articolo, non a fare lo stesso, perché non sono in cerca di voti, ma a riflettere sulla possibilità di farlo. “Fermare il declino” è un movimento che nasce per la completa incapacità di tutto il panorama politico italiano a far rientrare lo stato nel proprio ambito, a impedirgli di invadere quello spazio che dovrebbe essere riservato alle idee, come detto sopra. Tutti hanno fallito, anche l’ultimo governo “tecnico”, che non ha saputo sradicare il cespuglio di rovi che sta soffocando tutti noi. Seguite questo movimento, leggete il manifesto, leggete e partecipate alle discussioni e alle prossime elezioni, magari, non penserete che “non c’è alternativa a questo sistema”.
Ecco il link al sito internet: http://www.fermareildeclino.it/