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Ma i partiti sono morti?

Creato il 24 novembre 2012 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Ma i partiti sono morti?Corrado Augias, nel  suo appuntamento quotidiano Le Storie, diario italiano in onda su Rai3,  mette il dito nella piaga della nostra attuale situazione sociale, cercando di lanciare un piccolo segnale che serva a capire il momento che stiamo vivendo. In studio il prof. Guido Crainz docente di Storia contemporanea nella Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università di Teramo, autore del libro: Il paese reale – daMa i partiti sono morti?ll’assassinio di Moro all’Italia di oggi. Il regno di Berlusconi ha lanciato in Italia una lunga stagione di irresponsabilità e il Cavaliere non è stato solo il protagonista, ma anche, l’interprete di un periodo di una insana e catastrofica mentalità. Un argomento grave. L’Italia di oggi è segnata dal de profundis delle regole che ha soffocato il senso di giustizia, etica e morale comuni. Il funerale dell Repubblica italiana affonda le radici nella crisi degli annni ’70, che segnò lo spartiacque tra il terrorismo sconfitto e quello che non venne sconfitto: la cultura della corruzione.

Il legame sinistro dell”altra Italia si affacciava negli anni ’80. Un’Italia facile da bere, del Made in Italy senza rivali, dell’apparente successo, un ‘euforia che ci ha presi tutti, trascinando il sociale nell’individuale. Una nave che andava, ma che inesorabilmnete, affossava il futuro dei giovani.  Gli anni del miracolo economico hanno segnato il trionfo delle tendenze esasperate all’affermazione individuale,  quell’atteggiamento predatorio nei confronti del bene pubblico.

Ma i partiti sono morti?
L’ascesa finanziaria di Berlusconi, partendo dai suoi primi affari e dalle relative indagini della finanza per arrivare alle sue svariate interferenze nel sistema giudiziario in seguito alla sua rielezione del 2001, hanno esasperato il debito pubblico che si è gonfiato enormemente con un aumento della prcentuale di Pil dal ’75 al ’95 del trecento%.  Un aumento della spesa pubblica che grava sui nostri conti, addebitata ai nostri giovani. I partiti politici, allora non fecero nulla, anzi, dimenticarono il bene comune, portandoci al punto estremo di crisi di un sistema dei partiti sempre più spinto a esaudire gli egoismi di ceto, pur di ottenere il consenso. Una coraggiosa visione ci avrebbe consegnati alle richieste europee  in modo adeguato mentre la non consapevolezza della gravità delle cose ci  consegna oggi, il dilatarsi del debito pubblico fino a livelli intollerabili. Un macigno con conseguenze civili e non solo economiche che implica una ricaduta nei comportamenti delle persone. Una stagione politica che ha lasciato tracce pesanti nel nostro vivere comune. Stupisce che l’assuefazione sia così pressante ma,  il fatto di far prevalere gli interessi privati ha originato il dilagare della corruzione politica.  Gli attuali scandali sono l’apologia di quella corruzione, si è arrivati al punto che il furto del denaro pubblico è un merito e non  una colpa. Una trasformazione della politica in una partitocrazia decadente, inefficiente e corrotta. In questi anni si sono moltiplicati i fatti corruttivi a vari livelli di governo  locale, regionale e nazionale che hanno visto coinvolti politici e amministratori pubblici di ogni livello e colore.

Addio alla militanza impeganta e al leader come espressione della vita sociale. Il carisma diviene un surrogato del passato. Il leader  oggi, è personalizzazione e grandi eventi, mentre il partito di massa diventa un partito mediatico. Con Berlsuconi lo spettacolo entra nella politica tendendo a fondersi in  un intreccio che legge la realtà su strati sovrapposti. Il protagonismo simbolico che incarna sè stesso. Due mondi

Ma i partiti sono morti?
diversi che non combaciano e che da tempo ci  impediscono di coniugare sacrifici e futuro.  Eroe della corruzione, re di fango, a dimostrazione del legame empirico tra virtù e corruzione. Questa non è l’Italia, siamo diventati così. La debacle dell’Italia nella classifica mondiale inizia con l’avvento del governo Berlusconi.  Ma, come siamo caduti in basso , possiamo anche ricucire i tanti strappi e far risorgere la Bella Italia e  tornare a essere gli italiani che occupano il suolo dell’arte, della cultura, dello stile  e della  vita.


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