Il giornalista Fabrizio Peronaci, autore insieme a Pietro Orlandi -fratello di Emanuela, la ragazzina vaticana “rapita” nel 1983- dell’interessante libro “Mia sorella Emanuela” (Edizioni Anordest 2012), ha tirato fuori su “Il Corriere della Sera” una storia strana, poco comprensibile, collegando la sparizione di Emanuela con i preti pedofili americani e l’associazione pedofila “Nambla” (“North American Man Boy Lover Association”).
Sinceramente non si è capito molto bene il collegamento, rimane il dubbio se sia una pista davvero avanzata dalla magistratura o la solita invenzione giornalistica per tenere alta l’attenzione su questo misterioso e drammatico caso (di cui ci vorremmo occupare a breve con un apposito dossier). Dalla descrizione di Peronaci, il tutto ruoterebbe attorno all’ex arcivescovo di Boston, Bernard Francis Law, accusato di aver coperto per molti anni dei sacerdoti pedofili e quindi dimessosi nel 2002, ma incredibilmente chiamato a Roma da Stanislaw Dziwisz nel 2004 come arciprete della Basilica Papale. Benedetto XVI, divenuto Pontefice nel 2005, lo obbligherà a dimettersi e ritirarsi. Durante la deposizione di Law alla Corte di Suffolk del 7 giugno 2002, egli si scusò per aver controllato poco i suoi «collaboratori», e il rappresentante dell’accusa affermò: «È emerso in una precedente deposizione che 32 uomini e due ragazzi hanno formato il gruppo Nambla. Per contattarlo si può scrivere presso il Fag Rag, Box 331, Kenmore Station, Boston… Cardinale Law, ha inteso?». L’arcivescovo a quel punto rispose: «si, ho inteso». Guarda caso, scrive il giornalista del “Corsera”, Kenmore Station è la stazione postale da cui partì anche una lettera dei presunti rapitori di Emanuela Orlandi e “Fag Rag” -questo lui non lo dice, ma lo abbiamo scoperto noi- era la sede a Boston di una rivista per gay, che mise le basi per la fondazione di NAMBLA. Non si capisce però cosa c’entrino i preti pedofili con questo, anche perché NAMBLA è stato fondato nel 1977/78 (dunque si poteva contattarla direttamente senza passare per la rivista gay) ed Emanuela Orlandi è scomparsa nel 1983. Forse ci saranno degli sviluppi chiarificatori.
Il collegamento tra la rivista gay e NAMBLA non è invece casuale, il movimento LGBT americano infatti non solo fondò l’associazione di pedofili ma la sostenne fino a quando poté. Ad ispirare la fondazione di NAMBLA fu in particolare la storica rivista canadese per omosessuali, “The Body Politic”, con la pubblicazione dell’articolo “Uomini che amano ragazzi che amano uomini” dell’omosessuale Gerald Hannon (subendo subito dopo un’irruzione della polizia in redazione). Nel dicembre del 1977, la polizia arrestò a Boston 24 uomini omosessuali per stupro di bambini e, in seguito all’indignazione popolare, venne costituito dall’omosessuale Tom Reeves il “Boston-Boise Committee”, ovvero un’organizzazione per i diritti gay per promuovere “la solidarietà tra gay” e l’amore tra uomini e bambini. Vi parteciparono 150 persone, 30 delle quali (come detto sopra) formarono poi la North American Man/Boy Love Association (NAMBLA) con lo scopo primario di ribaltare le leggi sullo stupro ed abbassare l’età del consenso per permettere rapporti sessuali tra bambini e adulti.
Il fondatore è stato David Thorstad, ateo, omosessuale ed ex presidente della “New York’s Gay Activists Alliance”, l’attivista gay Reeves divenne invece portavoce nazionale il 13 ottobre 1982, mentre i membri più attivi furono l’ateo e omosessuale Harry Hay, tra i primi attivisti per la difesa dei diritti della comunità gay negli Stati Uniti, il quale protestò fortemente contro l’iniziale esclusione della NAMBLA agli eventi LGBT, ma che divenne presto una delle associazioni organizzatrici dalla prima Marcia gay su Washington nel 1979. Hay affermò: «il rapporto con un uomo più anziano è proprio quello che a tredici, quattordici anni, i bambini hanno bisogno più di ogni altra cosa al mondo». Un altro sostenitore fu Patrick Califia, lesbica e transessuale, secondo cui «i pedofili sono preti, insegnanti, terapisti, poliziotti e genitori che costringono la loro morale stantia sui giovani sotto la loro custodia. invece di condannare i pedofili per il loro coinvolgimento con giovani lesbiche e gay, dovremmo essere loro di supporto». Un altro storico militante è stato il poeta omosessuale Allen Ginsberg, noto sostenitore dei diritti omosessuali. La più antica associazione americana di omosessuali, “The International Gay & Lesbian Archives”, attraverso il suo fondatore Jim Kepner, sostenne a sua volta l’operato di NAMBLA affermando: «Se noi respingiamo i boylovers (“gli amanti dei bambini”) in mezzo a noi oggi, allora faremmo meglio a smettere di sventolare la bandiera dei Greci antichi, di Michelangelo, di Leonardo da Vinci, di Oscar Wilde e Walt Whitman. Faremmo meglio a smettere di rivendicarli come parte del nostro patrimonio, a meno di non ampliare il nostro concetto di ciò che significa essere gay oggi». Un altro dei sostenitori fu l’omosessuale Samuel R. Delany, il quale allegò il bollettino NAMBLA ad alcune riviste per gay e lo diffuse nelle librerie gay e lesbiche degli Stati Uniti e poi d’Europa. Lo si può leggere ancora oggi sul sito web (ancora attivo?) dell’associazione pedofila, con tanto di sue citazioni. Kevin Bishop fu promotore di NAMBLA in Sud Africa, omosessuale e militante per i diritti gay, in un’intervista a ”Electronic Mail & Guardian” del 30/6/1997 disse una cosa davvero terribile: «Gratta sotto un omosessuale e troverai sempre un pedofilo».
NAMBLA, oltre al Bollettino, pubblicava anche “Gayme Magazine”, rivista rivolta al mondo omosessuale, il cui direttore -responsabile anche del Bollettino- è stato Bill Andriette, noto attivista gay, ancora oggi portavoce dell’Associazione di pedofili. Anche lui ha affermato una cosa spaventosa: «la tradizione principale dell’omosessualità è coerente con il supporto dell’abolizione delle leggi che vietano stupro». Fino al 1994 NAMBLA ha fatto ufficialmente parte della “International Lesbian and Gay Association”, fino a che quest’ultima è stata sospesa dalle Nazioni Unite (riammessa solo nel 2006) venendo così obbligata a sganciarsi dall’associazione pedofila, la quale tuttavia continuò a partecipare agli eventi promossi dalla comunità LGBT, come dimostra ad esempio questo video. I sostegni della Lobby gay a NAMBLA vennero a mancare nel tempo proporzionalmente all’indignazione della società verso tale associazione (oggi è definita “la più odiata d’America”).
Oltretutto, nel 2004, Nambla è stata difesa in una delle numerose cause civili dall’American Civil Liberties Union (ACLU), un’associazione ateo-comunista americana in lotta per l’abolizione della preghiera e il riconoscimento di Dio dalle istituzioni pubbliche. Cosa potrà mai c’entrare NAMBLA con Emanuela Orlandi e il card. Law?