Donna investita e uccisa, preso il centauro pirata – La Nazione – Pistoia. Chi cliccherà sul link qui accanto vedrà la foto di chi ha ucciso Carla Pierinelli, la maestra elementare in pensione investita sulla Porrettana all’uscita di un pranzo di nozze. Due vigili urbani (pomposamente “Gli Agenti della Polizia Municipale”) si mettono quasi in posa. Il ragazzo albanese diciannovenne senza patente e senza assicurazione è stato arrestato, ma non ha le manette. Lo sguardo è quello di un bambino in ansia, ma non particolarmente preoccupato. Solo un bambino si metterebbe una maglietta con l’immagine della Banda Bassotti. Ma questo “bambino” era affamato di velocità a ogni costo. Tanto funziona tutto come nei videogiochi. Ognuno ha tante vite a disposizione prima del game over. Sia il “first time shooter” che la sua vittima.
No. Fuori dalle sale giochi, è tutta un’altra cosa.
L’assassino è albanese per caso, potrebbe benissimo essere un qualunque diciannovenne “dei nostri”, immaturi a vita che possono, in qualunque secondo, stuprare la prima donna che incontrano per strada o vedere alla televisione la replica di un fumetto manga.
Non conta andare bene a scuola o essere “scarsi”. Non conta essere albanesi o pariolini/sanbabilini. Non conta nemmeno avere coscienza del bene o del male. Conta soltanto essere una generazione che ha passato nei primi anni più tempo con la playstation (vera o taroccata) che con un’appartenente al sesso femminile (mamma, tata, sorella maggiore, zia, nonna) che ti educa alla dolcezza.
Io lo so. Lo so perché quando i giochi elettronici erano assolutamente primitivi mi appassionai soprattutto a quelli che simulavano la guida di un’auto di formula uno. E la prima volta che detti l’esame di pratica per la patente naturalmente rimbalzai. Era giusto che fosse così.
Il cervello è un meccanismo molto complicato. Ma è facilmente condizionabile. Dagli altri (per i fini più diversi), ma soprattutto da se stessi. Ventisette anni dopo l’esito favorevole del secondo tentativo, mi è rimasta la velocità di reazione al verde del semaforo. E va bene così. Ma in autostrada non supero mai i 130.
Omicidio colposo e omissione di soccorso (poi anche guida senza patente e senza assicurazione). Il ragazzo albanese avrà qualche fastidio, ma gli orizzonti della sua esistenza potrebbero comunque non avere delle nuvole. Non resterà molto tempo in galera.
E il senso in tutta questa storia dov’è? Ci sono dei momenti che vorrei mettere indietro la lancetta dell’orologio. Basta Blog, basta Facebook e Twitter, basta Internet, basta telefono cellulare…
Mi pare che qualcuno abbia detto, tempo fa, questa frase: “La vita è una malattia necessaria”. Un po’ come quelle infettive che, quando le hai fatte tutte, significa che l’infanzia è finita.
Bisognerebbe essere convinti, al di là di ogni ragionevole dubbio, che dopo la madre di tutte le malattie ci possa essere la figlia di tutte le guarigioni.
Ma un senso non c’è.